La Juve a caccia della 2a carta Covisoc di marzo 2021, la FIGC la blinda

Ieri sera è stata consegnata ai legali per mail alle 20.00 la carta che la FIGC si era sempre rifiutata di consegnare. L’ordine del TAR è stato perentorio e lil Consiglio di Stato ha negato la sospensiva alla FIGC. Se ne riparlerà il 23 marzo in udienza (a sezioni unite del CDS) ma la carta è stata svelata.

Bizzarro (per non dire una vera presa in giro per tifosi e indagati) che parecchie ore prima sia finita in mano alle redazioni online dei soliti noti.

L’aspetto curioso è che quella carta contiene una risposta del Procuratore Chiné alla COVISOC ed è datata 21 aprile 2021. Non si fa alcuna menzione alla Juventus anche se c’è un passaggio che potrebbe comprovare che l’indagine sia partita prima.

Chiné, nella carta, ammette che ci sono “elementi sufficienti a corroborare la necessità di indagare”. E’ tutto aperto alle interpretazioni ma diventa fondamentale conoscere il contenuto della lettera della COVISOC alla quale risponde il procuratore..

Infatti la risposta di Chiné è a una lettera della Covisoc datata 31 marzo 2021 che non è stata messa a disposizione della Juventus e delle difese degli imputati che chiederanno un altro accesso agli atti.

Il giallo sull’atteggiamento contraddittorio della FIGC

In tutti i casi, in molti si sono domandati perché la FIGC non si è costituita al Coni per difendere la sentenza della Corte federale d’appello (una questione importante). Non si è costituita per una questione quasi vitale con la conseguenza che la pubblica accusa – nel processo sportivo – sarà sostenuta dalla Procura del Coni. Dopo pochi giorni però si ostina a difendere una lettera, apparsa secondaria (forse?). Un mistero?

C’è chi ipotizza che le decisioni sono diverse e incoerenti perché prese da due persone differenti. E qui è meglio fermarsi.

Quel ricorso al Consiglio di Stato (rivelatosi del tutto inutile) denota che ci sia da parte del Procuratore la volontà di nascondere qualcosa nelle comunicazioni con la Covisoc. Magari sono comunicazioni del tutto prive di significato, ma è un atteggiamento quasi incomprensibile. La mancanza di trasparenza della FIGC dà adito a sospetti e ipotesi di complotti nonché rischi legali enormi (tipo il riconoscimento di non aver riconosciuto il principio del giusto processo e di difesa degli inputati). Perché?

Obiettivo ottenere la seconda carta: la comunicazione COVISOC

Si vuole occultare qualche documento hot? I legali non si fidano ovviamente. Non a caso, scirve Tuttosport, ora l’obiettivo è ottenere questa seconda carta (la lettera Covisoc indirizzata a Chiné) per capire meglio. I contenuti possono dimostrare che l’azione della Procura fosse decaduta, fuori dai termini, ma potrebbe anche mostrare il nulla cosmico.

Il problema, come al solito, è l’atteggiamento ostativo e ostruzionistico delle istituzioni della FIGC che non permettono alle difese di poter accedere agli atti e difendersi in modo efficace. Questo atteggiamento non contribuisce a costituire un clima sereno, tutt’altro. Si ha come l’impressione che siano state forzate molte cose.

Giudice Santoro: “sentenza scritta con i piedi”

Ma c’è di più. Ieri il Giudice Sergio Santoro (ex presidente Consiglio di stato e della CAF FIGC) ha detto cose molto interessanti e gravi sull’operato della CAF presieduta dal Giudice Torsello: “e’ una sentenza scritta con i piedi” ha affermato l’ex presidente della Corte di Appello Federale.

Ha sollegato un polverone il Giudice Santoro affermando che: “ho letto tutta la documentazione e c‘è un passaggio che è la stessa Corte Federale D’appello che solleva il dubbio che quella carta possa essere la prova dell’inizio delle indagini ma poi la corte classifica lo stesso documento come inutile senza argomentare. E’ una sentenza scritta male” ha affermato al canale Juventibus condotto da Massimo Zampini e con la presenza anche dell’Avvocato Spallone che non è stato molto tenero con la sentenza e l’atteggiamento della FIGC. E’ possibile rivedere la puntata su Twitch.

In ogni caso la battaglia non è finita, si attende un secondo braccio di ferro per l’altro documento che la COVISOC custodisce gelosamente (perché?), ma l’aspetto molto positivo è che nel primo round, Tar Lazio e Consiglio di Stato hanno inferto due belle mazzate alla Procura federale e alla FIGC. La giustizia sportiva non può essere gestita come un circolo privato o una bocciofila.

L’accesso agli atti amministrativi è un principio difeso dalla Legge 241 del 1990 ed è oramai riconosciuto come un diritto di ogni cittadino protetto anche dalla Costituzione. Che Chiné e la FIGC se ne facciano una ragione.

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