Il giorno dopo la sentenza “ponzio-pilatesca” del Collegio di Garanzia del Coni che ha – di fatto – messo in stallo l’intero campionato di Serie A (la lotta per la Champions League diventa indecifrabile e lo sarà temo fino al termine del mese di giugno), è arrivata la reazione veemente del Ministro dello Sport Andrea Abodi.
Dalla discussa e discutibile sentenza della Corte d’Appello Federale (dove il diritto di difesa è stato di fatto negato alla Juventus e ai suoi dirigenti) della FIGC e dalla non decisione del Collegio presieduto dalla Dottoressa Sandulli, i limiti strutturali della giustizia sportiva iniziano a essere evidenti.
“Farò la mia parte, di concerto eventualmente con i miei colleghi di governo e ascoltate le parti, affinché ci sia una riforma della giustizia sportiva”
“Non entrerò mai nel merito della sentenza, ma questa precarietà non aiuta: dove c’è competizione, la certezza della pena va composta con gli interessi generali. Qualcosa bisogna modificare perché le decisioni siano comprensibili e la tempistica rispettosa della reputazione della competizione”.
Meno male che il giudice Torsello, presidente della CFA (o CAF) della FIGC si vantava che la giustizia sportiva aveva la caratteristica di essere celere, a costo anche di lasciare qualcosa per strada… (tipo il diritto di difesa?). In realtà qualcosa per strada ha lasciato (ma i nodi verranno al pettine al Tar del Lazio) e per avere la certezza della penalizzazione e una classifica ufficiale ci vorranno ancora mesi. Una vergogna.
Parole durissime del Ministro dello Sport Andrea Abodi: oramai è evidente che la giustizia sportiva italiana sia incapace di gestirre un’industria che fattura decine di miliardi l’anno. I danni per la Juventus saranno incalcolabili a seguito di processi a dir poco discutibili senza alcun rispetto del diritto della difesa.
Nella foto Pavel Nedved durante il match con il Villareal a Torino (foto diritti acquisiti da DepositPhotos)
