Giuntoli Calvo palestra

Il codice Giuntoli e la cultura del lavoro

Il villaggio Vacanze Juventus chiude, Giuntoli impone disciplina a tutti, calciatori in primis. L’assenza di cultura del lavoro degli ultimi anni, i ricordi legati a Lippi, Ventrone e Conte. Perché Allegri deve osare di più. L’intensità è un problema. Il nuovo centrocampo e la strada per tornare a vincere. E’ tutto molto semplice, è tutto mostrosamente complicato, basta con le c….e del manager all’inglese.

7 Agosto 2022, la Continassa è incandescente (in tutti i sensi) e l’Atletico Madrid passeggia sui resti della Juventus: 0-4 e tripletta dell’ex Alvaro Morata. Come premio, i bianconeri vanno in vacanza (già programmata da tempo) per due giorni, allenatore compreso. Tutti al mare, palle al sole. Con simili presupposti e mentalità come poteva proseguire la stagione?

Non esiste più cultura del lavoro!

Nella nostra Fanpage proprio in quel giorno avevamo denunciato: “non esiste più cultura del lavoro alla Juventus” e i fatti, gli infortunati, i ritmi blandi imbarazzanti per gran parte dell’annata, pensiamo solo in Champions presi a pallonate da PSG, Benfica (eliminato poi dall’Inter senza grossi patemi) e Maccabi… (Maccaaabi!!!).

Poteva un uomo di campo come Giuntoli fare finta di nulla di fronte a una gestione del gruppo simile? Perdi un’amichevole 4-0 in casa tua (nel vero senso della parola) e allenatore e giocatori vanno in vacanza?

Andrea Agnelli, Federico Cherubini, Maurizio Arrivabene dov’erano? Solo il Presidente si è svegliato con qualche mese (decisivo) di ritardo per minacciare tutti all’aeroporto di Haifa e sul campo di allenamento del giorno dopo. Una sfuriata che è valso un filotto di 8 vittorie consecutive in campionato. Con quella mossa ha salvato l’amico Max.

A me non piace allenarmi tutta la settimana, sì è bello ma poi bisogna giocare”.

Massimiliano Allegri

Allegri manager all’inglese

Più di una voce parla di un Allegri che si sentiva sempre più manager all’inglese e che preferiva la scrivania al campo d’allenamento, lasciando molte deleghe ai propri collaboratori sul campo. Del resto è un luogo che non ha mai amato:

“Io non vedevo l’ora di iniziare a giocare, più partite ci sono e meglio è. Viviamo per la partita, non per allenarci. Crea adrenalina, suscita curiosità, per me ora inizia il bello perché è divertente. A me non piace allenarmi tutta la settimana, sì è bello ma poi bisogna giocare. Sento dire che il bello del calcio è dal lunedì al calcio, no per me è dal sabato alla domenica perché si gioca”.

La cultura del lavoro e le radici del calcio toscano

Questa è la sua filosofia, di un toscano atipico. In realtà, nel calcio toscano che conosce bene Cristiano Giuntoli, vige sempre e solo una regola: la cultura del lavoro. A iniziare dal basso, dai dilettanti.

Chiedetelo a Paolo Indiani che portò con un rivoluzionario 3-5-2 la Massese dall’ Eccellenza alla C1 dominando 3 campionati in 3 anni. Chiedetelo a Corrado Orrico che a fine anni ’70 inizio anni ’80 importò i concetti del calcio totale olandese in C2 con la sua Carrarese (anche Sacchi visionava i suoi allenamenti e VHS). Nel club metto un altro allenatore che del gioco e della preparazione atletica ha fatto i suoi punti di forza: Luciano Spalletti. Vi ricorda qualcosa o qualuno?

Lo stesso Orrico, ex allenatore anche di Inter, Udinese e Lucchese, mi raccontava nella sua fresca residenza di Volpara, nelle irridenti Alpi Apuane: “se in allenamento non fai le cose a mille allora, in partita non riuscirai a farle a 100 all’ora”. I suoi ex giocatori mi hanno sempre detto: “per noi la domenica, il giorno della partita, era la vacanza, il divertimento, l’incubo iniziava con gli allenamenti del martedì, a volte del lunedì”.

“Se in allenamento non ti alleni a mille all’ora, in partita non andrai a 100 all’ora”

Corrado Orrico


Non a caso lo Zio Bergomi e Riccardino Ferri al buon Corrado misero il bastone tra le ruote. Lo stesso fece l’allegriano doc Chiellini a Sarri.

Senza cultura del lavoro e intensità non si va da nessuna parte, ma costano fatica. I Sarri, gli Orrico chiedono sempre la squadra corta, difesa alta. Devi difendere a 50 metri dalla porta (come avrebbe voluto fare De Ligt alla Juve) e aggredire l’uomo a centrocampo (cosa che Bremer fa alla grande).

Concetti ribaditi in confidenza da Marco Baroni, Maurizio Sarri, tutti cresciuti dal basso del calcio toscano e arrivati, per meriti propri, in vetta.

Quando Allegri osava

Lo stesso Max Allegri è partito dalla C2, da quell’ Agliana tanto cara a Giuntoli. Era un Max motivato, brillante che applicava un calcio pratico ma anche – a tratti – spumeggiante, con un 4-3-3 verticale, con un pizzico di imprevedibilità (e verticalità) del Pescara di Galeone e un po’ del suo. A Sassuolo e Cagliari se lo ricordano bene, con due ali brillanti e offensive ma anche funzionali all’equilibrio. La sua più felice intuizione è stato però il 4-2-3-1 alla Juventus quando convinse i magnifici 4 a sacrificarsi. Quelle poche volte che Allegri ha osato ha raccolto i frutti fino a Cardiff. Da quel momento ha avuto paura anche della sua ombra.

Anche in Premier non esistono più i manager all’inglese

Deve trovare di nuovo quella strada audace e mettere da parte le cazzate illusorie del manager all’inglese. Non ne ha la stoffa e il calcio italiano vive su equilibri diversi. Ma il football è talmente cambiato che neanche in Premier un uomo non può far tutto. Deve avere dirigenti che alle spalle fanno da filtro tra lui e i calciatori e la proprietà.

Senza cultura del lavoro non vai da nessuna parte nel calcio di oggi. Un calcio che per intensità va davvero a 1.000 all’ora, non a caso in Premier League comprano giocatori prima di tutto dotati fisicamente e poi dai piedi buoni. Tutto il resto lo costruiscono, con una metodologia di lavoro scientifica. Il calcio è una cosa semplice, è uno slogan superficiale e semplicistico che ci ha affondato.

La cultura del lavoro a Torino non esiste dall’addio di Antonio Conte.
Il suo mentore è stato il viareggino Marcello Lippi, altro toscano che con il suo sigaro è succeduto proprio alle gestioni di Corrado Orrico nelle serie minori sia alla Carrarese (dove ha scoperto la gabbia da non confondersi con i gabbioni livornesi che riguardano un’altra metodologia di lavoro) che alla Lucchese. Lippi e il povero Ventrone hanno rivoluzionato l’approccio all’allenamento alla Juventus. Con loro si è passati dalla corsetta e dagli esercizi aerobici a un vero lavoro in palestra massacrante basato sulla forza, quello che oggi va tanto in voga in Premier League e nei top club europei.

Conte ha iniziato il suo percorso da allenatore proprio con Ventrone, guarda caso. Dopo di lui, alla Juventus, c’è stata un’abile gestione dei campioni sia da parte di Allegri (ben motivato) che della società. Scomparsi i campioni, senza intensità e senza organizzazione sul campo, è finito il ciclo.

Senza un’organizzazione di gioco e una preparazione atletica adeguata non vai da nessuna parte.

Il Carpi delle meraviglie e la disciplina di Giuntoli

Cristiano Giuntoli è un toscano doc e conosce benissimo queste dinamiche. A fare la differenza nel suo Carpi delle magie, c’era un sergente di ferro come Castori che della cultura del lavoro ha fatto il suo mantra.

Cultura del lavoro e disciplina. Per questa ragione Giuntoli ha già preteso alla Juve un cambio di passo e l’introduzione nello spogliatoio di un codice di comportamento molto rigido. Non tutto all’acqua di rose come l’anno scorso. Pensiamo alla gestione Pogba, verrebbe da strapparsi i capelli, con il francese che ha fatto quello che ha voluto, anche rifiutare un’operazione che era inevitabile e che ne ha compromesso la stagione, al costo di 12/13 milioni lordi per la società.

Giuntoli a Napoli si distinse solo dopo pochi mesi per aver trattato con estrema durezza un esubero come De Guzman. Alla Juve fino ad ora sembrava di essere in un Club Vacanze.

Se perdiamo un’amichevole 4-0, i giocatori non devono vedere la luce dopo giorni di inferno in allenamento.

Lavorare a 40 gradi è salutare?

Sarà un caso, tutti a dire che oramai le tournee negli Stati Uniti sono un passo obbligato dove vanno tutti i grandi club. Io mi domando come mai il Napoli di Spalletti (altro toscanaccio che conosce bene quella cultura del lavoro) e Giuntoli ha volato e corso per tutta la stagione dopo un massacrante ritiro in Montagna come ai vecchi tempi (guarda caso quando il calcio italiano dominava e per allenamenti e organizzazione era il migliore). Io mi domando: ma perché il tour a stelle e strisce non è stato organizzato durante la pausa dei Mondiali invernale? Tutti questi pseudo colletti bianchi hanno devastato il nostro calcio.

E’ vero che alla Continassa c’è un centro all’avanguardia ma lavorare a 40 gradi ogni giorno è benefico per un atleta? Porta dei benefici o è una lotta per la sopravvivenza?

Spero Giuntoli oltre a riportare disciplina (e il codice è un primo passo deciso), introduca di nuovo il concetto di cultura del lavoro e chiuda il Club Vacanze Juventus per tutti.

Vita nuova, centrocampo nuovo, Juve vincente?

Tornando a gestire allenatore, staff atletico (Giovanni Andreini, head of performance, sta mettendo un minimo di ordine con l’introduzione di protocolli rigidi), improntando i programmi sul lavoro e la disciplina, la Juve potrebbe tornare competitiva, soprattutto con un equilibratore come Kessie (che in Europa non è nessuno ma in Serie A può fare la differenza) e il recupero di Paul Pogba (sia mentale che fisico), con un centrocampo “nuovo” più muscolare ma anche geometrico (Rovella e Fagioli su tutti), più il solito usato sicuro di Adrien Rabiot (trasformato in un anno, unico giocatore con Gatti a essere migliorato).

Con questi innesti e con la garanzia che al posto di Vlahovic e/o Chiesa arriverà/arriveranno attaccanti dal medesimo spessore tecnico (i nomi non mi interessano, mi fido di Giuntoli), senza coppe, possiamo dire la nostra.

L’unico problema rimane l’intensità: a Torino c’è la tendenza a interrompere gli allenamenti per spiegare i movimenti dal punto di vista tattico e questo aspetto non aiuta a trovare ritmo. Su questo punto Allegri rimane concettualmente agli antipodi rispetto alla maggior parte dei top club europei e italiani. Ricordatevi: “se non ti allenti a mille all’ora, in partita non giocherai a 100 all’ora”.

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