Dopo un anno a dir poco stressante per noi tifosi e con un mercato deludente (e purtroppo non è ancora finito), ci tocca anche leggere titoloni dei giornali che le cose stanno cambiando, che è una Juventus diversa, una squadra più offensiva, solita aria fritta d’agosto che suona di presa in giro, poveri illusi.
Le persone non cambiano, soprattutto dopo i 50 anni.
Ricordo ancora le formazioni della Juventus del Trap d’estate (vi cito dal numero 7 al numero 11): Di Canio, Platt, Vialli, Roberto Baggio, Moeller (o Ravanelli). Calcio champagne, valanghe di reti. L’ex laziale era il giocoilere estivo bianconero nella Juve del Trap (nel ’90 con Maifredi ricordo che a Pisa se non scartava gli avversari tre volte non era contento, che partita fece!).
Dalla prima giornata di campionato scoprivi che Paolino Di Canio era in panchina a marcire insieme a un giovane regista straordinario come Eugenio Corini, dentro il grande equilibratore Angelo Alessio (poi l’altro super Angelo nell’anno successivo, il soldatino Di Livio) e con Dino Baggio (dal secondo anno del Trap) sulla mediana e l’atteggiamento della squadra (nella seconda gestione del Trap) era molto molto più prudente. A tal punto che il Milan chiudeva i campionati in primavera (quel Milan di Capello però era fortissimo, sia chiaro), noi ci accontentavamo in trasferta di un punticino.
Al primo allenatore capace di osare, Marcello Lippi con il suo staordinario tridente (che ci portò in vetta in Europa), l’egemonia dei rossoneri venne meno, nel primo anno dei 3 punti per vittoria.
Trapattoni I: meno catenacciaro di Allegri, le formazioni offensive
Stiamo comunque parlando di un grandissimo del calcio italiano, Giovanni Trapattoni che, nel suo primo ciclo juventino, era capace di schierare 5/6 giocatori offensivi. La formazione della Juve della Coppa Campioni 82/83 persa in finale (sempre dal 7 all’11): Bettega (!), Tardelli, Rossi, Platini, Boniek. E con un terzino (Cabrini) che sulla fascia sinistra spingeva come un forsennato, idem il mediano Bonini portava sempre palla verso l’attacco. Anche nell’83-84 (Coppa delle Coppe a Basilea) o nell’ 84-85 l’assetto era lo stesso: con Penzo (o Vignola) o Briaschi (un attaccante puro) al posto di Bettega (che era andato in Canada).
Dopo l’ultima rivoluzione Bonipertiana (85-86), stiamo parlando di un attacco sempre strutturato in modo molto simile: Mauro, Manfredonia, Serena, Platini, Laudrup. Leggermente più prudente, ma con il jolly Briaschi pronto a entrare e un Cabrini puntuale nella spinta come se fosse un’ala.
La Juve del Trap anni ’70-’80 in casa era una squadra molto più offensiva della Juve di Allegri che abbiamo visto nelle ultime due stagioni. Gli avversari non vedevano la metacampo bianconera. Ricordo goleade (7-0 all’Ascoli, 5 pere all’Avellino, 4 all’Atalanta). Al Comunale la Juve dominava, in trasferta era molto più prudente per via anche che la vittoria era premiata con solo 2 punti, quindi il pareggio aveva un peso enorme.
Trap II più prudente
Il secondo ciclo del Trap invece era improntato più sulla prudenza (vi ricorda qualcuno?) nonostante giocatori dal grande potenziale che abbiamo citato prima (Baggio e Vialli su tutti) e una difesa granitica (Carrera, Julio Ceasar e soprattutto Jurgen Kholer, il migliore stopper del mondo).
Allegri ter da pressing alto e intensità?
Oggi ci ritroviamo a leggere che la Juve fa il pressing alto e gioca ad alta intensità (per mezz’ora e poi scoppia, ma siamo in estate quindi tutto è relativo) in amichevole. La propaganda è in atto.
Il problema non è svegliarsi un giorno e dire: “dobbiamo stare alti e giocare ad alta intensità”. Il reale problema è che progetto deve partire da lontano. Per attuare per 90 minuti un gioco simile devi, dal primo giorno di ritiro, lavorare sul fondo, sulla forza e l’intensità in modo ossessivo.
Non a caso le squadre di Conte e Gasperini (i due allenatori che praticano in Italia il gioco più intenso) fanno preparazioni massacranti e vengono fuori da novembre (non certo a agosto…).
Il prezioso ruolo di Magnanelli
L’ha fatta anche la Juve negli States quella preparazione? Parlano di allenamenti più intensi, grazie al nuovo membro dello staff Francesco Magnanelli che sembra avere, sul campo d’allenamento, i gradi del secondo. Speriamo. A Magnanelli è delegato anche il compito di istruire i bianconeri per il pressing alto. Faccio il tifo per lui ma è un’impresa ardua.
Contro il Real Madrid, mi è piaciuta la prima mezz’ora poi siamo crollati.
Sicuro è estate e quindi ha poco valore quel test, inoltre giochi contro le merengues… Però il mio dubbio è che la Juve non abbia nelle gambe quella autonomia. Perché è un processo che parte da lontano, a volte ci vogliono anni di preparazione.
La nota positiva è stata comunque un possesso più verticale e le ripartenze efficaci che l’anno scorso ci siamo sognati.
Le parole di Sarri non sono state casuali
Prendete Sarri: dopo 5 stagioni a bassissima intensità cosa poteva fare il buon Maurizio alla Juve? Strasformare una squadra che si era sempre allenata in modo molto blando? Poteva fare i miracoli? I giocatori erano frenati nella testa (vero Chiellini?) che nelle gambe. Mentre i Bonucci (comunque un fedelissimo di Sarri) sapevano che con la difesa alta sarebbero stati carne da macello e indietreggiavano sempre.
Quando Sarri disse che la “squadra è in-allenabile” si riferiva a questo. A un percorso fatto all’indietro e non in avanti nelle 5 stagioni precedenti, ma c’erano individualità straordinarie che – gestite bene (e su questo è stato bravo Allegri) – hanno portato dei risultati importanti in Italia, meno in Europa.
Ma vi siete mai fatti una domanda? Sarri si è seduto sulla stessa panchina e con più della metà della dirigenza contro e della squadra è riuscito a vincere il campionato, cosa vuol dire? Quando hai Higuain, Ronaldo, Dybala, Pjanic, Cuadrado, Bonucci nel massimo splendore, in quella Serie A, le cose vengono da sole.
L’esempio di Juve-Roma
Il mio timore è che finisca come è successo dopo Juventus-Roma nel girone d’andata l’anno scorso. Partita straordinaria, giocata per 50 minuti a ritmi elevatissimi (poi il crollo fisico secondo voi una coincidenza?), la Juve meritava di stravincere con un Miretti straordinario (nel ruolo di mezz’ala…), un gran goal di Vlahovic e un altro (annullato ingiustamente) di Locatelli. E’ bastata mezza palla sporca di Dybala nella nostra area di rigore per far tornare indietro nelle convinzioni il nostro allenatore. E’ finita ingiustamente 1-1, doveva finire minimo 2-0, ma il solito colpo di fortuna di Mourinho a Torino, ha cristallizzato il match sul pareggio. Quel pareggio ha fatto pentire Allegri di aver azzardato in quella partita. E così siamo tornati ad avere paura della nostra ombra e di aspettare gli avversari nella nostra area. Che peccato pensare al calcio in questo modo.

Un pensiero su “Juve più offensiva quest’anno? Non mi fido! L’esempio dell’ “estivo” Di Canio, il confronto Trap-Allegri”