Cristiano Giuntoli

Quando la Juve aveva la metà del “nuovo Robben”. Il mister-ombra è il suo sponsor

Domenico Berardi è stato scoperto quasi per caso durante una partita di calcetto in Emilia: il calabrese era andato a trovare il fratello quando si trovò catapultato in un provino improvvisato con uno scout del Sassuolo che passava quasi da quel campo. Da quel momento non è andato mai più via dal club di proprietà della famiglia Squinzi.

Da giovanissimo, a 19 anni, leggenda narra che si sia scomodato anche Sir Alex Ferguson, definendolo “il nuovo Robben”. I paragoni con la fortissima ala olandese però non portano fortuna. Pensiamo ancora quando Maurizio Pistocchi si sbilanciò: “Robben mi ricorda Cerci”. Una bestemmia calcistica, una macchia per chi ha espresso una profezia così aberrante. Il problema di Cerci era però più ambientale-mentale (in senso naturalmente calcistico).

Cerci è riuscito a giocare a un discreto livello solo con Ventura (che lo lanciò nel Pisa). Idem Berardi: è riuscito a realizzarsi solo a Sassuolo, seppur Mimmo sia riuscito a giocare in Nazionale e vincere un Europeo (partito da titolare chiuse come riserva di Chiesa).

Nel 2013 diversi top club monitorano il 19enne calabrese, ma alla fine Marotta, sfruttando i buoni uffici con il Sassuolo, riesce a assicurarsi la metà del cartellino, inserendolo nell’operazione Marrone. Al tempo erano ancora ammesse le comproprietà e, salvo gli abusi, erano uno strumento utile, invece dei soliti gentlemen agreement (termine usato dalla Procura di Bologna per sconfessare i pm di Torino).

Berardi era un pupillo di uno scopritore di talenti (al tempo) come Fabio Paratici, ma se in campo faceva vedere cose eccelse per un 19enne, qualcosa mancava a livello di fame calcistica. Da questo punto di vista può essere paragonato a Cerci.

Berardi riuscirà solo in parte a confermare le aspettative di crescita ad alto livello. In realtà non riuscirà mai a sfondare: in quegli anni rifiutò la Juventus (nel 2015 il Sassuolo ricomprò tutto il cartellino) e venne etichettato come un giocatore con dei limiti dal punto di vista delle ambizioni (ai livelli Champions è fondamentale avere una volontà di ferro e uno spirito di sacrificio per crescere) che è molto più grave che avere limiti tecnici.

Con l’etichetta addosso di “provinciale di lusso” (dell’ennesimo Francesco Dell’Anno del calcio italiano), Berardi è sempre voluto rimanere nella sua comfort zone e così, dopo 10 anni, sembra che la Juve voglia di nuovo provare l’assalto a un giocatore che in Serie A (ma sempre con una maglia che ha un peso differente da quella bianconera) ha garantito degli ottimi numeri.

Il problema è che, se esistono le categorie dei giocatori, Berardi rischia di far parte di quelli che quando provano, a fine carriera, il grande salto, si bruciano perché non riescono a reggere pressioni e regole del club, con decine di milioni di spettatori che osservano ogni tuo stop nel Mondo.

Alla Juve però c’è un garante e si chiama Francesco Magnanelli, abbiamo visto avere il ruolo di allenatore ombra dal punto di vista tattico. Dirige lui gli allenamenti tattici, si vede la sua mano di de-zerbiana memoria (o dionisiana) e con Berardi ha giocato più di 10 anni insieme. Ha un peso decisionale in questa Juve grazie al suo rapporto personale di fiducia con Max Allegri, oramai padre e padrone di questa squadra e di questo club, senza alibi.

Se Mimmo dovesse accettare è solo per la sua presenza. Questa Juve ha bisogno di qualità dalla trequarti in su, Chiesa è più un attaccante esterno che punta la porta, serve un uomo assist. Abbiamo analizzato anche ieri il fatto che Vlahovic va in sofferenza con un centrocampo così muscolare e soffre l’assenza di giocatori come Dybala e Morata che erano la congiunzione perfetta tra la mediana e l’attacco.

Roma – Sassuolo 4-2; Stadio Olimpico lega calcio serieA 15/09/2019; Domenico Berardi Roma – Sassuolo 4-2; Olympic Stadium football league Serie A 15/09/2019; Domenico Berardi (depositphotos, diritti acquisiti)

Berardi in 249 partite ha fatto 91 goal e 61 assist nel Sassuolo, con 4 cartellini rossi (troppi per un attaccante). Unica nota negativa: la scorsa stagione ha giocato solo 24 partite (è un po’ fragile e questa cosa può spaventare a 29 anni). Ha segnato 12 goal (8 in casa e 4 in trasferta) con 7 assist.

Con il suo acquisto la Juve dovrebbe cambiare modulo: 4-3-3 o 3-4-3 con Chiesa a sinistra e Mimmo a destra, la speranza è che non si faccia come nella stagione degli 80 milioni investiti su Bernardeschi e Douglas Costa per poi giocare con il 4-3-1-2. Si spera che vi sia un piano concordato e ben studiato con Magnanelli.

Questo Berardi, sia chiaro, all’età di 29 anni, non vale Samuel Iling Junior in termini prospettici. Si parla di uno scambio (con conguaglio di 10 milioni a favore del Sassuolo!!!), penso sia una boutade del calcio mercato, non penso che Cristiano Giuntoli (nella foto) avvalli un’operazione simile. Spero non sia una follia come la svendita di Rovella.

Di sicuro la fiducia in questa dirigenza-gestione è al minimo dopo 8 mesi orribili senza alcuna difesa pubblica del brand e dei tifosi ma con l’accettazione forzosa di una penalità che ci costerà almeno 100 milioni. Fare un’altra operazione a specchio (con conguaglio) dopo quello che è successo fino a pochi mesi fa la vedo una cosa non del tutto positiva.

In ogni caso, preferirei l’inserimento nell’operazione di Matias Soulé (nella foto) con un conguaglio di 12/15 milioni e, a condizione, di mantenere una re-compra nei confronti dell’argentino.

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