La conferma di Max Allegri alla Juventus è stata condizionata dalla parole di Scanavino nella sua prima intervista a Sky allo Stadium quando esortò il tecnico a far giocare meglio la squadra. Allegri ha colto la palla al balzo ed ha deciso una serie di cambiamenti tattici. Un importante contributo a questa trasformazione è giunto da Magnanelli (scuola De Zerbi) – come vi abbiamo più volte detto e la conferma è stata data in modo autorevole a Udine da Chiesa.
Sia chiaro: Francesco Magnanelli è stato chiamato e scelto dall’allenatore livornese. Tuttavia, dietro questo nuovo capitolo, si cela una storia intrigante di scelte e influenze nel complicato mondo del calcio.
L’anno scorso, la vecchia dirigenza juventina (Arrivabene, Agnelli, Nedved e Cherubini) aveva pressato Allegri affinché aggiungesse al suo staff un elemento più “moderno”. Il nome suggerito era quello di Bianco (imposto dalla società), un ex difensore del Cagliari precedentemente allenato da Allegri. Tuttavia, secondo quanto riportato da Repubblica, le innovative idee di Bianco furono presto messe da parte dal tecnico che, l’anno scorso, si sentiva intoccabile.
Oggi, curiosamente, Bianco sta guidando con successo il Modena in Serie B. Si sta rivelando uno dei migliori allenatori emergenti. Anche lui appartiene alla scuola di Roberto De Zerbi.
La svolta decisiva è avvenuta con l’arrivo di Francesco Magnanelli, una scelta caldeggiata direttamente da Allegri stesso. Magnanelli aveva precedentemente giocato come regista sotto la guida di Allegri al Sassuolo, persino quando la squadra militava in Serie C. Questa volta, le nuove idee di Magnanelli non sono state solamente accolte, ma sono state abbracciate con convizione, almeno così sembra in campo.
Allegri ha dimostrato una rara apertura d’animo, sostenendo e concedendo una considerevole autonomia a Magnanelli secondo i giornalisti del quotidiano di proprietà di Exor.
In molti si domanderanno perché Magnanelli non ha fatto la fine di Bianco?
Perché l’allenatore toscano forse ha capito che la fiducia nei suoi confronti stava volgendo al termine dopo l’anno difficile della scorsa stagione. Non c’era più il suo protettore (Agnelli) che si è dimesso dalla Presidenza (seppur rimanga uno dei proprietari più influenti) e il suo braccio destro (Cherubini) stava perdendo potere per via dell’inchiesta in corso. Con una nuova società si è sentito in discussione, con alcuni dirigenti apicali (Francesco Calvo) che volevano la sua testa e avevano già contattato altri alleantori (Thiago Motta, Tudor etc).
Inoltre lo stesso Allegri ha capito che con quel tipo di vecchi concetti non avrebbe mai più avuto né la fiducia di molti calciatori della rosa e soprattutto mercato e appeal con gli altri club. La vicenda dell’Arabia Saudita raccontata da Luciano Moggi è emblematica.
Magnanelli grazie a un lavoro tattico ad hoc ha rapidamente guadagnato la fiducia dei giocatori, soprattutto di coloro che avevano avuto un rapporto più distante con il tecnico toscano. La dichiarazione di Federico Chiesa, dopo la convincente vittoria per 3-0 contro l’Udinese, ha espresso molto chiaramente questa nuova sintonia: “Dobbiamo giocare in questo modo, questo è il calcio moderno, e con Magnanelli stiamo sperimentando queste nuove tattiche“. Più chiaro di così…
Sia Chiesa che Dusan Vlahovic non sono mai stati considerati giocatori vicini ad Allegri (tutt’altro il feeling con il tecnico non è mai decollato), ma Magnanelli è riuscito a svolgere – secondo le indiscrezioni di Repubblica – un ruolo di mediazione fondamentale tra l’allenatore e questi due giocatori chiave. Questa collaborazione promette di avere un impatto positivo sul destino della Juventus, e finora sembra stia dando i risultati sperati.
In sintesi, l’ingresso di Magnanelli come collaboratore tecnico sta apportando un contributo fondamentale alla rivoluzione tattica in corso alla Juventus sotto la guida di un Max Allegri inedito, almeno per l’organizzazione di gioco espressa nel primo tempo di Udine e nella prima frazione contro la Lazio. E’ ancora poco, ma siamo solo all’inizio di un percorso e di una trasformazione totale.
