Nell’intervista di Cristiano Giuntoli sul quotidiano “La Repubblica” c’è un passaggio a mio avviso molto delicato.
Dopo gli elogi (lo zuccherino prima della pillola amara?) sperticati a Allegri (sinceri o meno non è dato sapere ma la buona volontà sembra esserci), il direttore tecnico della Juventus ha mandato un messaggio più o meno esplicito che ha messo nel mirino la filosofia del “Corto Muso” che da anni impera alla Juventus. Non l’ha chiamato così ma l’ha voluto sintetizzare in una parola: “malizia”.
Ecco la dichiarazione criptica di Giuntoli:
“La squadra è molto diversa da un anno fa. Ha un deficit di esperienza ma un ritmo più intenso. Allegri e lo staff volevano già proporre qualcosa di nuovo. Ora con l’abbassamento dell’età media è una necessità: corri di più, aumenta la voglia di fare, ma non puoi più lucrare sulla malizia. Il mister è il primo ad averlo capito”.
Giuntoli parla (ma non so se ci crede) come se la Juventus avesse giocato tutte le partite a intensità accettabile e con un buon ritmo. In realtà tranne il primo tempo di Udine e quello contro la Lazio (nel secondo dovremmo mettere un cero a Vlahovic per la sua invenzione personale) abbiamo giocato sempre sotto ritmo, a Sassuolo abbiamo toccato il fondo, contro l’Atalanta abbiamo passeggiato.
L’aspetto che più mi ha meravigliato è che quasi nessun media ha voluto dare risalto e cogliere l’unica frase veramente significativa e importante, sicuramente non scontata di Giuntoli, in quella intervista chilometrica. Come mai non hanno voluto mettere in evidenza un passaggio così importante?
Stento a credere che professionisti così esperti della comunicazione non abbiamo colto il vero significato. Penso che abbiano voluto evitare una vera “rogna”.
Per la prima volta dopo Berlusconi, un dirigente della propria squadra si permette di dare dei consigli pubblici, più o meno velati.
“….non puoi più lucrare sulla malizia. Il mister è il primo ad averlo capito”.
Decriptando la frase (non ci vuole nulla) si può dire che sia un mettere in discussione la filosofia del “Corto Muso”, oramai che sopravvive solo in un club catenacciaro (negli ultimi 10 anni per ben 8 c’è toccato subire questo supplizio) come quello juventino. Solo alla Juve Allegri ha oramai credito, per il resto non vedo squadre all’orizzonte che muoiono dalla voglia di non avere organizzazione e giocare a bassa intensità.
Giuntoli – con quella intervista – ha segnato un limite.
Come è possibile nel calcio di oggi quando vanno tutti a mille a l’ora, pensare di vincere facendo il minimo indispensabile, senza schemi, senza nulla, l’importante è trovare quel centimetro per battere il cavallo avversario. Il problema è che quel centimetro non si trova più, l’allenatore più risultatista d’Europa non fa più risultati e non dà alcuna organizzazione di gioco o preparazione fisica alla propria squadra. Zero organizzazione, zero intensità.
“Non puoi più lucrare sulla malizia…” una frase elegante ma una vera bordata da parte di Giuntoli, come un avvertimento.
Suona come: “non si può più nel calcio d’oggi provare a speculare, quando oramai corsa e intensità sono applicate da tutte le squadre, pensare di passeggiare per 90 minuti e vincere 1-0 è impossibile, il mister lo sa”. Io do un significato simile a quella frase di Giuntoli.
La malizia non basta più, “non si può più lucrare sulla malizia”. Quando l’ho letta sono sobbalzato dalla sedia.
“Il mister è il primo ad averlo capito” suona come un mettere le mani avanti, come un ultimatum, un input di Giuntoli nel giocare meglio, se vogliamo esssere buonisti, un’esortazione da amico.
Il contesto è chiaro: siamo a pochi giorni da una partita oscena come contro il Lecce, con un tiro in porta e un episodio risolto al termine di una mischia confusa in area.
Ma Allegri ha colto la frase di Giuntoli? A giudicare dall’atteggiamento di Bergamo la risposta del tecnico sembra opposta.
Di Juventus rinunciatarie ne ho viste parecchie in questi ultimi 10 anni, ma la prestazione di Bergamo sembrava quasi fatta ad hoc per ribadire certe convinzioni personali, come in una nuova sfida ideologica, non più solo contro Adani.
Dal 60’ non abbiamo varcato la linea di metacampo come se volessimo fare in quel modo, a prescindere da tutto.
Giuntoli ieri era in Senato ed ha incontrato “Juventus Club Parlamento” ed ha gettato acqua sul fuoco dopo l’obrobriosa prestazione di Bergamo. Per Tuttosport il direttore tecnico ha giustificato la totale e mancanza volontà di vincere con il fatto che mancavano Vlahovic e Milik.
Crede realmente in una svolta di Allegri verso l’intensità? Gli altri addetti ai lavori non ci credono: è rimasto fermo due anni senza squadra, quest’estate nessuno ha bussato alla sua porta (quella degli Arabi è una grossa bufala, enorme!), il calcio va in una direzione, lui va dall’altra parte, da anni.
Come può un uomo di oltre 55 anni cambiare così radicalmente? Un professionista che ha condotto una battaglia ideologica negli ultimi 8 anni contro la metà dei media italiani, non può rimangiarsi le sue convinzioni. E’ da illusi credere che sarà prossimo a un cambiamento?
Sempre Tuttosport riporta che nell’allenamento di mercoledì, Allegri avrebbe provato il 4-4-2 con una mediana con McKennie, Locatelli, Miretti e Rabiot. Quindi ci apprestiamo a fare il 4-4-2 senza un esterno di ruolo? Oppure è più un rombo? Sembra più probabile e credibile, un’ipotesi di 4-1-2-1-2. Ma vedremo se ci sarà una svolta, io non mi illudo.
Cosa vi dissi quest’estate dopo le prime amichevoli? Non mi fido! E vi ho citato l’esempio di Trapattoni che d’estate schierava sempre Paolino Di Canio con la maglia numero 7 e poi lo invitava in panchina quando iniziava la Serie A.
Guardate dopo gli elogi a Magnanelli nel match di Udine come la Juventus ha giocato. Si è tornati in fretta indietro, Bologna, Sassuolo, Lecce e Atalanta, quattro partite senza organizzazione, intensità, né capo né coda.
Negli ultimi due match la Juve ha fatto un tiro e mezzo in porta. Ma dico una cosa impopolare a chi si è accontentato dello 0-0 di Bergamo (sia chiaro il pareggio può starci, il fatto di non provare a vincere no): l’anno scorso nelle prime giornate dopo due pareggi assurdi contro la Sampdoria (poi retrocessa) e Fiorentina, l’ambiente si spaccò in mille pezzi e non parlo solo dei tifosi. Molti giocatori persero fiducia nell’allenatore, si arrivò (dopo un paio di dichiarazioni deliranti tra Benfica e PSG) all’intervista a Sconcerti (nella quale attaccò la squadra), Monza e Haifa furono due logiche conseguenze. Allegri deve ancora oggi ringraziare Andrea Agnelli che mise la squadra al muro in hotel in Israele, senza quel intervento del Presidente lo spogliatoio si sarebbe sfaldato in mille pezzi, anzi già lo era.
Solo l’ingiustizia della penalizzazione dell’iniziale -15 a gennaio ha avuto la capacità di riunire i giocatori e il gruppo dopo il 5-2 contro il Napoli, ma non per meriti di gestione ma per dei fattori esterni.
