Pogba Pirlo

Paul Pogba: chi l’ha portato alla Juventus e chi è stato il regista occulto dell’operazione

Un solo giocatore, tanti paradossi. L’acquisto di Paul Pogba è stata la migliore operazione di mercato della storia della Juventus (con 105 milioni di plusvalenza) ma anche una delle peggiori in assoluto.

Direte voi: ma come è possibile? Si, quando fu acquistato nel 2012 a parametro “quasi” zero (Marotta versò 200mila euro di indennizzo al Manchester United) per poi essere rivenduto allo United alla cifra monstre di 120 milioni (15 andarono in commissioni ai suoi agenti). Quella è stata l’operazione di compra-vendita che ha rimesso in sesto il bilancio bianconero.

Ma al tempo stesso, il ritorno di Pogba II ha comportato uno dei più grossi flop della storia bianconera, con un super ingaggio garantito al francese. Uno degli aspetti che sottovalutano tutti con l’arrivo di Pogba nel 2012 è il lavoro oscuro di una persona (presto scopriremo di chi si tratta).

Pogba: la crisi con Ferguson e il lavoro di Raiola-Nedved

Cresciuto a Seine-et-Marne, nota banlieue parigina, da ragazzino ha giocato nelle giovanili de Le Havre. Con la fascia di capitano della Francia ai Mondiali Under 16 ha attirato l’attenzione di diversi club europei. A spuntarla è stato Sir Alex Ferguson che l’ha portato a Manchester all’età di 17 anni. Ha trascinato la squadra dello United a vincere la Premier Academy League 2010 (una sorta di primavera junior) e la FA Youth Cup.

In Inghilterra era già conosciuto, lo paragonavano al nuovo Vieira, ma alla Juve abbiamo scoperto che aveva più potenziale come mezz’ala. Ha fatto la trafila delle giovani e nel 2011 Sir Alex l’ha convocato con la prima squadra.

Con il ritorno di Paul Scholes dall’infortunio però per il giovane Paul c’era poco spazio. Tra Ferguson e il suo procuratore Raiola non c’è mai stato feeling e con il maestro scozzese il rapporto era quasi conflittuale. Paul era ritenuto dal clan Ferguson una testa calda (i fratelli Neville non gli hanno mai fatto sconti nella tv inglese).

Alla scadenza del contratto, Mino Raiola ha fatto il giro dell’Europa per cercare un progetto tecnico adatto a Paul con il Milan interessato. Una delle prime telefonate è stata fatta con l’amico di vecchia data Pavel Nedved, uno dei primi assistiti del povero Mino. Il vice presidente della Juve ha sempre fatto parte del team Raiola, con il procuratore aveva un rapporto speciale. Prima dell’arrivo di Nedved Raiola aveva interrotto qualsiasi tipo di rapporto con la Juventus (non a caso nel 2009 Ibrahimovic l’ha portato al Milan). Mino faceva affari con Moggi ma dal 2006 fine dei giochi con i bianconeri.

Sono stati Pavel e Mino a pianificare l’ingaggio di Paul che era già nel mirino di Fabio Paratici. Nedved ne ha parlato con Marotta e ha informato Paratici che da tempo lo seguiva. Hanno studiato l’operazione grazie proprio alla sponda del vice presidente.

Naturalmente il feedback positivo del direttore sportivo e le decine di telefonate di verifica di Marotta (a agenti e addetti lavori sul giocatore) nel prendere informazioni sul ragazzo non solo dal punto di vista calcistico, sono state decisive. La Juventus lavorava così.

L’incontro tra Conte e Pogba decisivo

C’è da dire che a convincere Pogba a sposare la causa bianconera e non il Milan o il Manchester (c’era stato un ritorno di fiamma di Sir Alex) è stato un meeting con l’allenatore Antonio Conte avvenuto nel mese di aprile. Il tecnico era rimasto stupito nel vedere alcuni filmati del giocatore e, inizialmente, pensava a lui come vice Pirlo (non a caso nel match d’esordio con il Bologna, Pogba fu schierato nel ruolo di regista basso).

Conte si presentò all’appuntamento con diversi video della sua Juventus e fu molto chiaro nel presentare il suo progetto tecnico.

Era quello che voleva sentire Mino Raiola che aveva dettato le sue condizioni: ci dovevano essere reali condizioni tecniche per il lancio di Paul che, solo a sprazzi, si era affacciato al grande calcio.

La concorrenza di Verratti

Paratici in quel momento si era invaghito di un giovanissimo che stava trascinando il Pescara di Zeman in Serie B: si trattava di un regista tutto fosforo come Verratti (vi abbiamo raccontato la storia nel dettaglio). Di euro però nelle casse ce n’erano pochi, così Marotta stava provando a architettare uno scambio con il Pescara con una contropartita tecnica individuata nell’olandese Ouasim Bouy, nome gradito agli abruzzesi.

Indovinate chi aveva la procura di Bouy? Naturalmente Mino Raiola, che si oppose allo scambio per non far arrivare Verratti alla Juve e lasciare campo libero a Paul.

La trattativa andò proprio così. La Juve non aveva argomenti monetari per convincere il Pescara (il budget era stato investito sul riscatto di Giovinco, voluto con insistenza da Conte) e così Verratti si è trovato a un passo dal Napoli, ma De Laurentiis alla fine ha cambiato idea e Leonardo ne ha approfittato per portarlo a Parigi.

L’operazione del 2022: le responsabilità

La Juventus nel 2022 ha valutato il grande ritorno del francese sempre grazie ai buoni uffici di Nedved con il clan Raiola. E’ stato uno dei primi a essere informato che si sarebbe liberato a parametro zero nell’estate di quel anno.

Il suo acquisto però è stato deciso da una scelta collegiale, Allegri dal 2021 aveva la delega al mercato insieme a Cherubini, ma Arrivabene ha raccontato – in un’intervista a Tuttosport – come è nata l’idea. E’ stato lo stesso amministratore delegato a lanciare la proposta (dopo che naturalmente Pavel lo aveva informato delle prospettive dello svincolo) nel gruppo di lavoro formato con il Presidente Agnelli, ovviamente il vice Nedved, Cherubini e Allegri.

Una scelta, questa volta, infelice, visto le condizioni fisiche precarie del francese ma anche un mindset non proprio ideale per giocare a calcio, visto i problemi familiari.

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