Da Monza a Monza, dalla peggiore sconfitta della gestione Allegri, al primato (provvisorio) ritrovato con coraggio nel finale. Quel coraggio che era mancato per 40 minuti. Nel cuore di una partita intrisa di emozioni e colpi di scena, la Juventus ha dimostrato di possedere l’ingrediente magico che contraddistingue le grandi squadre: la capacità di risorgere quando tutto sembra perduto. Una vittoria felina, un’impresa “gattesca”, come avrebbe detto il grande Gianni Mura, che ha regalato non solo i tre punti, ma anche una carica di felicità, incredulità e, curiosamente, un pizzico di rabbia.
La rete di Gatti all’ultimo respiro sembra essere stata tessuta dal destino stesso, come se la Juventus fosse destinata a non mollare mai, a lottare fino all’ultimo secondo. In un’annata meno fortunata, questa partita avrebbe potuto trasformarsi in una beffa finale e un pareggio amaro, ma la Juve del presente ha dimostrato carattere, determinazione e una sete di vittoria che la contraddistingue.
Il gol di Gatti al 93esimo minuto ha reso tangibile la perseveranza della squadra, ribaltando le sorti quando il pareggio sembrava un destino inevitabile. Il centravanti improvvisato ha regalato ai tifosi un motivo in più per sognare, sottolineando la volontà di questa Juventus di non arrendersi mai. E’ la conferma che nello spogliatoio c’è scolpita una sola parola: Scudetto. Non vuol dire vincerlo a ogni costo, ma provarci si.
C’è da apprezzare l’aspetto umano di questa vittoria, che va oltre i numeri e le statistiche. L’evoluzione di Gatti, passato da una prestazione negativa l’anno scorso (proprio a Monza una delle sue partite peggiori) a un momento di gloria oggi, simboleggia la resilienza e la crescita personale di un giocatore.
Ma c’è anche spazio per la critica, un “pizzico di incazzatura” che va al di là del risultato. Come può una squadra del calibro della Juventus rinunciare a giocare contro il Monza, persino in balia dell’avversario sull’1-0 per quasi 40 minuti? In questo atteggiamento difensivo, c’è qualcosa di provinciale, un’abdicazione che non trova giustificazioni contro una squadra come il Monza. La Juve, con la sua mentalità vincente, avrebbe dovuto cercare di chiudere la partita molto prima.
Nel corso del match, la Juve è stata caratterialmente un mix tra il Dottor Jekyll e mister Hyde, rivelando una dualità intrigante che, forse, rappresenta la sfida costante tra il coraggio e la prudenza. Nonostante la vittoria, resta la sensazione che questa squadra abbia un “freno a mano tirato”.
La partita ha rivelato luci e ombre tra i giocatori, con Nicolussi Caviglia che si è distinto positivamente, dimostrando sicurezza e visione di gioco, ha battuto un corner alla Pjanic. Rabiot, autore del gol e dell’assist decisivo, ha beneficiato delle sue abilità fisiche ma anche tecniche.
In conclusione, la Juventus di oggi è tornata a essere una squadra compatta e lottatrice, sebbene la strada da percorrere sia ancora lunga. Mentre si festeggia questa vittoria all’ultimo respiro, sorge la consapevolezza che ci sono aspetti da perfezionare, soprattutto in termini di mentalità. Ma per la notte di Monza, amici juventini, godiamoci il trionfo e lasciamo che la gioia prevalga sulle analisi critiche. La Juve è tornata a farci sognare in vetta, e questo è motivo sufficiente per festeggiare.
