Piotr Zielinski

Il bilancio della Juve che indicazioni ci dà per il futuro? C’è solo una strada obbligata sul mercato; i potenziali acquisti

Sto analizzando il bilancio della Juventus in ogni sua sfaccettatura, è una ricerca molto complessa ma anche un viaggio interessante che mi fa comprendere la linea tenuta nell’ultimo anno e mezzo e gli errori del passato e che posso condividere con voi, passaggio dopo passaggio.

Cercherò di usare un linguaggio semplice e meno tecnico possibile per non tediarvi e rendervi comprensibili alcuni passaggi. Iniziamo dalle basi e da un aspetto che condiziona, a mio avviso, anche il modus operandi del futuro, almeno sul mercato.

Bilancio d’esercizio annulale stagione 2022/23

C’ è da fare una premessa visto che ho notato che sui social ci sono spesso commenti fuori luogo di persone che confondono la situazione patrimoniale debitoria da quella economica (ricavi e costi). Oggi ci focalizzeremo solo sul conto economico e non parleremo della situazione patrimoniale che è una cosa ben distinta.

Analisi della relazione finanziaria agli azionisti, chiusura del bilancio per l’esercizio 2022/2023:
– Ricavi 505,7 milioni
– Costi operativi 427,6 milioni
– Ammortamenti e svalutazioni 197,3 milioni
– Risultato operativo -99,3 milioni
– Risultato operativo ante imposte -117,3 milioni
– Risultato netto -123,7 milioni

Juventus: i ricavi

Prima di tutto i ricavi: nonostante la Juventus sia stata eliminata al primo turno della Champions League, il livello dei ricavi è molto alto. Negli ultimi 5 anni solo nella stagione 2019/20 (573,4 milioni) e 2018/19 (621,5 milioni) i ricavi sono stati più alti: ma la prima è stata contraddistinta dagli scambi a specchio (Pjanic Arthur su tutti ma anche dal calo degli incassi da stadio per via della pandemia) mentre nella seconda la squadra era arrivata ai quarti di Champions. Nella stagione 2019/20 e in parte 2020/21 sono state però effettuate delle operazioni (plusvalenze derivanti da scambi) che hanno ingolfato il bilancio delle stagioni successive, lo vedremo presto analizzando la voce ammortamenti e svalutazioni.

Juventus: la riduzione dei costi operativi

Nell’arco dei 5 anni, i costi operativi (vedi soprattutto costo del personale ovvero stipendi di giocatori e allenatori) si sono abbassati a 427,6 milioni, i più bassi del quinquennio se teniamo presente che nella stagione del Covid (2019-2020) fu effettuata la manovra stipendi e i costi operativi si abbassarono a 417 milioni ma fu un’eccezione. Senza quel aggiustamento, la stagione 2022/23 sarebbe stata la migliore in termini di costi.

Negli ultimi 12 mesi sono cresciuti i ricavi strutturali ed è diminuito il monte ingaggi (l’effetto dei primi tagli effettuati da Arrivabene).

La perdita rilevante anche nell’ultimo bilancio d’esercizio

Nonostante tutto ciò, il conto economico (non stiamo parlando di aspetti patrimoniali e situazioni debitorie ma di costi e ricavi) ha registrato una perdita di 123,7 milioni che è quasi la metà dell’esercizio precedente ma è pur sempre un risultato negativo rilevante (e peggiorerà nel 2023-24 con l’assenza dei ricavi dei contributi UEFA, con un danno stimato in 115 milioni dal nostro Consiglio di Amministrazione) che ha costretto i soci a un aumento di capitale da 200 milioni per via dell’erosione del patrimonio netto (intaccato dalla perdita).

Juventus: livello degli ammortamenti troppo elevato, il problema è questo!

Il problema del conto economico appena chiuso riguarda la voce ammortamenti e svalutazioni. Cerco di esprimermi con un linguaggio comprensibile a tutti: questa voce riguarda i costi (divisi stagione per stagione) derivanti soprattutto dagli acquisti e dagli scambi a specchio. Quando Agnelli e i dirigenti juventini, intercettati, parlavano di “m…. che c’è sotto che ingolfa il bilancio” si riferivano a questo, ovvero agli ammortamenti derivanti dalle operazioni a specchio, questi commenti riguardavano la mala gestio societaria non di certo un comportamento illecito.

Pensiamo, ad esempio a Arthur: il suo acquisto tra scambio con il cartellino di Pjanic e conguaglio cash al Barcellona è costato 80 milioni. Se dividiamo il costo per gli anni di contratto (5), ha una quota di ammortamento annuale pari a 16 milioni.

Avere a bilancio 197,3 milioni di ammortamenti su un fatturato di mezzo miliardo è senza dubbio folle considerando che i ricavi sono già assorbiti in gran parte dalla voce degli stipendi dei calciatori e degli allenatori.
Oltre agli scambi a specchio, l’entità del costo degli ammortamenti è dovuta agli acquisti molto onerosi di Vlahovic (con bonus e commissioni degli agenti si arriva a quasi 100 milioni di euro) e Chiesa (quasi 60 milioni) più quello di Bremer (può arrivare con i bonus a 49 milioni) e Locatelli (38 milioni). Onore all’ex Presidente Andrea Agnelli per aver pensato a una Juve in grande ma purtroppo si è perso ogni equilibrio con le scarse performance della squadra in Champions che, con questi costi d’ammortamento, avrebbe dovuto qualificarsi ai quarti ogni stagione per mantenere un equilibrio accettabile.

La politica dei grandi acquisti non possiamo più permettercela

La strategia dei grandi acquisti, con questo livello di ammortamenti, la Juventus non se lo può permettere. Per questa ragione, nei primi due mercati (gennaio e estate 2023), la nuova dirigenza non ha acquistato nessuno e Giuntoli avrà le mani legate per le prossime sessioni. E’ un’entità di costo che deve senza dubbio diminuire.

Il direttore tecnico sta cercando di rinnovare i contratti di giocatori (vedi Locatelli, Bremer e, per forza di cose Chiesa in scadenza nel 2025) che hanno ancora un residuo a bilancio molto alto: aumentando il numero degli anni, il costo del cartellino può essere spalmato su più stagioni e quindi la quota di ammortamento è destinata a diminuire.

Ma tradotto in parole povere per chi è appassionato di mercato e di calcio giocato e gli aspetti economici non sono di suo interesse, quale sarà la strategia della Juventus nei prossimi anni?

La strategia, prima mossa: i giovani al posto di acquisti di medio livello

Prima di tutto di limitare gli acquisti onerosi di giocatori di medio livello (per esempio riserve e alternative di lusso) per dare spazio ai giovani bianconeri. Oggi non ha più senso comprare i Padoin e i Peluso, o i Pereyra e gli Obgonna, ma valorizzare i Miretti, Fagioli (squalifica a parte), Iling, Soulé e company. Non ha senso spendere quasi 35 milioni per Berardi quando hai gli esterni in casa, del resto non stiamo parlando di un campione che possa fare la differenza. Mimmo è un ottimo giocatore ma non ha mai fatto la Champions.

Il mercato dei parametri zero

Ma le squadre non possono essere formate solo da giovani. Per questa ragione ripeto ancora una volta che la Juve deve intervenire con convinzione nel mercato dei parametri zero.

Nell’ambiente c’è un certo scetticismo perché le operazioni folli, di due giocatori di fatto fisicamente finiti come Pogba e Di Maria, hanno scottato tutti, ma quei due ingaggi derivano da una stagione nella quale la strategia di mercato spettava a Cherubini-Allegri più Arrivabene-Agnelli-Nedved. Se qualcuno avesse dei dubbi sulle scelte scellerate nell’ingaggio di quei giocatori, vi invito a rileggere una dichiarazione dell’ex amministratore delegato che descriveva come venivano scelti i giocatori.

Oggi c’è un altro management (Giuntoli-Manna) a cui spettano le scelte tecniche.

L’Inter – in questi anni – è andato avanti con i parametri zero come Thuram, Onana (poi rivenduto a 40 milioni), Calhanoglu, Mikitaryan, Acerbi, Darmian, Stefan De Vrij. Operazioni che hanno inciso sul bilancio dell’Inter il minimo ma che hanno trasformato la squadra.

Sempre con Marotta, ma questa volta alla Juve, è nata la Juve vincente di Conte con un centrocampo formato da due parametri zero (Pirlo e il primo Pogba), un prodotto del vivaio (Marchisio) e un giocatore pagato due lupini (Vidal per 14 milioni). E fu importante anche l’ingaggio di Llorente in attacco. Ma abbiamo analizzato tutte queste operazioni in questo articolo.

E’ vero che l’ingaggio dei giocatori a parametro è mediamente più alto e che va riconosciuta una commissione d’ingresso agli agenti ma il costo a bilancio dei calciatori è dato dallo stipendio annuale + la quota di ammortamento. Potete capire che la strada degli svincolati forti è l’unica per far rinascere la Juve, far crescere i giovani con dei punti di riferimento esperti e soprattutto risanare il bilancio (perché la voce di costo che va abbattuta è proprio quella degli ammortamenti).

Quindi è giusto valutare operazioni come quelle di Piotr Zieliński (anche se il Napoli sta provando a convincerlo con un triennale). L’importante è avere sul campo orecchie e occhi di gente esperta come Giuntoli che conosce perfettamente le condizioni fisiche e psichiche dei giocatori sul mercato e che non si comprino giocatori a fine corsa a scatola chiusa (vedi Pogba e Di Maria).

Oramai come in NBA, il peso dei free-agent è sempre più importante nella composizione di un roster, si è arrivati a un punto che i giocatori hanno un enorme potere contrattuale.

I parametri zero per il 2024

La lista dei principali parametri zero è la seguente: Koni Kross, Jorginho, Felipe Anderson, Martial, Koke, André Gmoes, Djalo dell’Inter (interessa all’Inter e alla Juve), Taremi (Marotta è in vantaggio), Kelly (Milan e Giuntoli lo tengono d’occhio ma c’è mezza Premier su di lui), Hermoso (nell’agenda bianconera), Fornals, Bissaka, Nico Williams, Mbappé (inarrivabile), Thomas Muller.

Se dovessi fare una follia batterei ogni strada possibile per arrivare a Kross, uno dei pochi nella lista che potrebbe far fare un enorme salto di qualità al centrocampo della Juventus, ma sono convinto che il Real Madrid lo rinnoverà o andrà in Arabia. Negli ultimi giorni si è parlato anche di Felipe Anderson (è da Juve?), Djallo del Lille (reduce però da un infortunio) e soprattutto Thomas Muller, ma seppur il tedesco offre sempre ottime garanzie fisiche, sarebbe di facile gestione nello spogliatoio della Juve?

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