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Quando Gigi Riva chiamò Giampiero Boniperti e il Presidente lo spiazzò….

Gigi Riva ci ha lasciato e lo abbiamo voluto ricordare con il nostro post su Facebook (molto partecipato da voi). Sul Mito di Rombo di Tuono si sprecano le storie anche riguardo alla Juventus.

Gigi Riva è stato uno dei rimpianti più profondi dell’Avvocato Gianni Agnelli e del Presidente Giampiero Boniperti.

La Juventus ci provò almeno 3 volte in modo serio, si spinse fino al punto di offrire al Cagliari un miliardo delle vecchie lire più 6 giocatori in contropartita. L’attaccante lombardo ha sempre puntato i piedi e rifiutato la Vecchia Signora. Agnelli delegò Boniperti e Italo Allodi a portargli, a tutti i costi, Rombo di Tuono, ma ogni tentativo fu vano.

Dopo la finale di Coppa dei Campioni del 1973 persa a Belgrado contro l’Ajax, l’Avvocato disse al suo braccio destro: “Vede Giampiero, con Riva in campo avremmo vinto la partita e la Coppa”.

Sia Riva che la Coppa erano le dolci ossessioni di un uomo che era abituato ad avere tutto. Successivamente l’ossessione si spostò da Riva a un giovane argentino: Diego Armando Maradona, ma è stato Platini (seppur in circostanze tragiche) a portargli la prima Coppa Campioni.

Ma perché Riva rifiutò a più riprese i bianconeri? Lo fece anche Vialli ma poi si arrese alla corte di Boniperti, idem Baggio con Montezemolo (e con l’intervento diretto dell’Avvocato su Berlusconi che aveva già un contratto in mano grazie a Caliendo).

“Vede Giampiero, con Riva in campo avremmo vinto la Coppa”

Gianni Agnelli a Boniperti a Belgrado nel 1973

L’attaccante del Cagliari non l’ha fatto per una mancanza di rispetto verso la Juventus, semmai per eccessivo rispetto e grande amore verso la Sardegna che lo aveva adottato dopo la sua enorme tragedia familiare. Il piccolo Gigi era rimasto orfano di padre a 9 anni e dovette dire addio alla sorellina in modo prematuro. All’età di 16 anni, anche alla madre. A 19 anni si trasferì in Sardegna “con tanta rabbia in corpo verso la vita”.

L’attaccante, dopo quella infanzia così tragica, era afflitto da una comprensibile depressione che lo ha accompagnato, purtroppo, per tutta la sua esistenza, per sua ammissione. Non stiamo facendo gossip, ma è una condizione personale di cui Riva ne ha parlato a più riprese, rendendo pubblico un suo grave problema personale.

Riva story: la Sardegna l’aveva adottato, perché rifiutò la Juve

Riga grazie ai goal segnati con il Cagliari e la Sardegna che lo aveva adottato e cullato da orfano, stava piegando la depressione, o almeno l’accantonò nei suoi anni migliori. Inoltre nell’isola poteva fare la vita che desidera fare un giovane senza dover essere ligio alle regole rigide della fredda e austera Torino degli anni ’60 e ’70.

Proprio in quegli anni, il capoluogo piemontese viveva un periodo terribile sulla scia del ’68 e delle lotte di classe, del terrorismo interno (le Brigate rosse erano di casa), degli scioperi a oltranza e di un ordine pubblico sempre sul filo del rasoio. Vuoi mettere il sole dell’isola in una terra che ti vede come una Divinità calcistica dove puoi vivere spensierato sia di giorno che di notte?

La telefonata di Riva a Boniperti

Riva rifiutò sempre la Juventus. Il bomber “cagliaritano” d’adozione ha ricordato in diverse interviste che Boniperti ci provò per tre stagioni di fila: lo chiamava per parlare del più o del meno, la prendeva larga ma poi “finiva sempre per toccare l’argomento della Juventus”. Riva rifiutava anche a mezzo stampa, mandava dei messaggi ai 3 top club del Nord.

“Ogni volta che giocavamo nel continente – racconta il grande attaccante – mi veniva a trovare Allodi che, pur prendendola larga, sempre mi diceva: ‘dai telefoniamo a Boniperti’. Ma quella telefonata non arrivava”.

Ma è curioso l’aneddoto raccontato dal bomber legato proprio a una telefonata avvenuta negli ultimi anni prima della morte nel giugno del 2021 di Giampiero Boniperti. Riva chiama per fare gli auguri al Presidente onorario della Juventus che gli risponde in modo laconico: “Non sarei sincero se non ti dicessi che io questa telefonata da te l’aspettavo 50 anni fa”.

Quel Juventus-Cagliari decisivo per lo scudetto e il litigio con Lo Bello

Boniperti-Riva, due signori e ma anche due vincenti, e quindi con la giusta dose di grinta e cattiveria. Erano due rivali che si rispettavano molto anche se nel 1970 la tensione salì alle stelle nel match decisivo tra Juventus e Cagliari. I sardi erano a +2 in classifica (al tempo la vittoria valeva 2 punti), l’arbitro era Lo Bello con il quale Rombo di Tuono litigò di brutto.

Racconta Riva: “Cominciò con un rigore per la Juventus, del tutto inesistente. Protestammo a lungo, lui fu irremovibile, andò sul dischetto Haller e Albertosi parò. Mentre correvamo ad abbracciarlo, l’arbitro tornò a indicare il dischetto: il rigore era da ripetere. E lì perdemmo tutti quanti la testa, a cominciare da me.

Mentre Albertosi piangeva di rabbia aggrappato al palo, io andai da Lo Bello e incominciai a riempirlo di parole, parolacce, insulti. Gli urlai che noi avevamo fatto sacrifici per un anno intero, e non era giusto che un c…e come lui li buttasse all’aria. Gli dissi anche di peggio, lui fingeva di non sentire e continuava a dirmi di pensare a giocare” . Lo Bello mette la palla al centro ma Riva continua a insultarlo, e lui gli dice: “Pensa a giocare”, si rivolge poi al capitano Cera: “voi pensate a buttar palla in area a Riva”. Pazzesco.

A pochi minuti dalla fine Lo Bello sale ancora in cattedra: altro contatto in area inesistente, questa volta in prossimità della porta della Juventus e rigore! Protestano i bianconeri. Riva va sul dischetto, rischia di sbagliare ma segna per un soffio: finisce 1-1. Rombo di Tuono racconta: “Lo Bello mi fissò a lungo e la sua espressione diceva: “Allora, hai visto?”. Gli risposi ancora un po’ secco: “E se lo sbagliavo?”. La parola fine la pretese lui: “Te lo facevo ripetere”.

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