Cerchiamo di mettere insieme tutti i pezzi di un grandissimo caos disorganizzato intorno alla posizione di Allegri, un caos come sta vivendo del resto, in generale, la Juventus in questo momento fuori, e soprattutto, dentro il campo.
La forte influenza di Allegri, tra Proprietà e propaganda
Vi premetto che le notizie vanno in una direzione che è la nostra posizione che sosteniamo fin dal girone di andata: il futuro di Allegri dipenderà solo e unicamente dai risultati. Lo ripetiamo da novembre. Il girone di ritorno sarà determinante. Del resto non è difficile immaginarlo in una società così debole e disinteressata, con un’influenza di Allegri forte sia all’interno della proprietà (vedi Andrea Agnelli e in parte John Elkann) che sull’opinione pubblica (con numerosi dinosauri della carta stampata e delle televisioni che patteggiano sempre per lui, ma non ne indovinano una, se solo pensiamo all’affare Alcaraz).
In uno dei pochi club ancora rimasto, tradizionalmente catenacciaro e risultatista, non ci meravigliamo di nulla, fin quando non sarà fatta piazza pulita della vecchia dirigenza e rimbiancate le mura della sede, questo è quello che dobbiamo sperare prima di vedere una Juve veramente competitiva (parlo tra le prime otto d’Europa, tutto il resto è rinnegare il DNA vincente).
Quando i dirigenti non fanno le giuste valutazioni prima delle scelte ponderate
Nessuna valutazione sull’organizzazione di gioco, nessun peso sta assumendo, nella decisione, la valorizzazione dei giocatori, la cui mancanza sta affondando il bilancio. Tranne l’esausto Rabiot, non è migliorato nessuno in tre anni.
L’unico che queste valutazioni le sta facendo in società è ovviamente Giuntoli che, come gli altri addetti ai lavori degli altri club, sa benissimo quali sono i limiti dell’attuale gestione tecnica (non è casuale che non abbia mercato). Ma su questo punto ci arriviamo tra poco.
L’apputamento di “marzo” slitta a fine campionato
La narrativa dei giornalisti allegriani faceva – la scorsa settimana – riferimento a un rinnovo con un incontro che si sarebbe dovuto tenere a marzo (certi giornalisti della Gazzetta dello Sport mi fanno tenerezza di quanto siano spudorati, c’era chi a settembre provava a mettere alla porta Vlahovic facendo credere che Kean fosse migliore… questo è il giornalismo tradizionale oggi in Italia, mah).
Secondo qualcuno durante la pausa delle Nazionali, si sarebbe dovuto organizzare il tanto atteso appuntamento. La propaganda del resto deve fare il suo, seppur vi sia stato un fondo di verità (ma hanno omesso di parlare di cifre che è l’aspetto determinante).
In realtà, Tuttosport del Direttore allegriano Vaciago, oggi dà una notizia abbastanza nell’aria visto che il primo a dichiararlo due settimane fa era stato proprio Giuntoli (“ci incontreremo a fine stagione”). Ma è comunque un segnale da cogliere: l’ incontro è stato rinviato a fine stagione per valutare il rinnovo di Allegri.
In un club risultatista, contano solo i risultati, la valutazione è superficiale
Come ripetevamo nel girone di andata: i risultati del ritorno faranno la differenza. Oggi, con il Bologna che ha recuperato alla Juventus 10 punti nelle ultime 4 partite, c’è poco da stare Allegri.
I felsinei sono a -9 dalla stessa Juventus. E’ vero che i bianconeri hanno altre tre squadre dietro ma Milan, Atalanta e Bologna stanno andando forte, mentre i bergamaschi devono anche recuperare la partita con l’Inter.
La squadra di Thiago Motta ha inoltre lo scontro diretto al Dall’Ara contro Allegri. Una situazione quindi buona ma da non sottovalutare visto i 2 punti raccolti su 12 da Danilo e compagni, con un calendario alle porte tutt’altro che semplice.
E veniamo al punto e al nocciolo della questione. In un qualsiasi altro club, facendo una valutazione meramente tecnica-tattica e fisica il destino di Allegri sarebbe già segnato (anche per questa ragione lui non vuole mollare l’osso). In qualsiasi altro club sarebbe stata fatta una seria e profonda analisi sulla mancata organizzazione sia in fase di possesso che non possesso (la Juve fa solo densità ma difende male nei movimenti senza palla e di posizionamento), zero intensità (pecca più evidente), scarsa condizione atletica nonostante l’unico impegno settimanale. Una gestione umana dei giocatori più importanti (Chiesa e Vlahovic) che lascia a desiderare, alcune dichiarazioni che pesano sullo stile ma soprattutto sul DNA Juve. Un disastro su tutta la linea. Il festival dell’alibi dei perdenti.
Se a questo aggiungiamo che se a giugno al tecnico risultatista mancano anche i risultati, la decisione è facile da prendere.
Repubblica: “società spaccata su Max”
La società è è spaccata su Max (lo conferma anche il giornale di famiglia e di Maurizio Scanavino Repubblica; ve lo scriviamo dallo scorso settembre 2023) ed è possibile che Allegri riesca anche a salvarsi per miracolo (grazie ai rapporti con la proprietà) se magari riuscirà a riprendere un minimo il polso della squadra, ma se il trend dei risultati sarà questo, nessuno, neanche Andrea Agnelli, riuscirà a difenderlo. Anche perché senza una svolta positiva si rischia la qualificazione in Champions.
La posizione di Giuntoli e la sua strategia e il budget
E Giuntoli che ha un potere limitato (visto l’influenza sempre determinante della proprietà e mi riferisco sia a Elkann che a Agnelli) deve quindi aspettare a fare valutazioni.
Giuntoli ha un budget che gli è stato indicato da Scanavino per il rinnovo: al massimo può spendere 3,5 milioni netti a stagione per un allenatore, che è un budget di tutto rispetto. Al massimo si può arrivare a 4 ma in casi eccezionali (Spalletti?).
Quindi il direttore tecnico vuole fare leva su quello: se e quando dovrà sedersi con Allegri, la proposta sarà di un biennale (con opzione per il terzo al raggiungimento di alcuni obiettivi) a 3,5 milioni a stagione, ovvero quanto dovrà percepire Allegri (7 milioni più bonus) nell’ultimo anno di contratto. Più aggiungerà alcuni incentivi per gettare fumo negli occhi.
In parole povere, metterà in ginocchio Allegri. Se Max accetta simili condizioni non sarà più credibile neanche di fronte al suo gruppo di giocatori e dovrà trattare un bonus per la sua uscita.
Se l’obiettivo di Allegri è ottenere un altro triennale, lo otterrà solo alle drastiche condizioni di Giuntoli (appoggiato da Scanavino che è molto attento ai conti), se il suo obiettivo è quello di rimanere forte davanti alla squadra, evitando di lavorare in scadenza, comunque sarà per lui un’autorete, visto che Giuntoli sta preparando questo terreno.
La contromossa di Max che “vuole tre giocatori forti”
Max è una vecchia volpe e qualcosa ha percepito nell’aria. Non è un caso che uno dei suoi amici, Ivan Zazzaroni, ha scritto a chiare lettere che Allegri vuole tre giocatori forti per la prossima stagione. Se sarà rottura, la propaganda e la narrativa saranno focalizzati sui mancati rinforzi. Lo stesso film di quando fu esonerato in tronco da Nedved e Paratici con l’avvallo del suo amico Agnelli. Lo caccarono ma lui fece passare il messaggio che aveva chiesto 5 nuovi giocatori. Sick… Aveva Ronaldo, Dybala, Douglas Costa, Pjanic, Higuain (che con lui era andato via in prestito!!!), De Ligt e chiedi 5 nuovi giocatori. L’ennesima balla della narrativa intorno a Allegri. Dopo aver gettato fango sui giocatori della Juve per tutta la stagione, ora gli amici provano a preparare una exit strategy nel caso dovesse servire, perché l’aria che tira non è buona alla Continassa.
Il problema sono i tempi.
La prima e la seconda scelta di Giuntoli
Marzo sarebbe stato l’ideale per prendere una decisione in modo da bloccare subito Thiago Motta, ma non sarà possibile fino a giugno e questo è un grosso problema. Il rischio è quello di non poter andare sulla sua prima scelta.
La seconda scelta di Giuntoli, Luciano Spalletti, è in naftalina: il ct è impegnato e fino alla fine degli Europei almeno sarà bloccato.
Voci (poco credibili) su due traghettatori contiani
C’è anche il ruolo di Francesco Calvo che è un uomo di Elkann ed è contro Andrea Agnelli e vuole la testa di Allegri. Se fosse per lui l’allenatore bianconero dovrebbe già essere stato esonerato. Voci (non confermate e per questo non credibili) parlano di due traghettatori: Carrera e Alessio. Da mie informazioni escludo categoricamente il primo. Se passasse per assurdo questo piano tutti penserebbero a Antonio Conte, il quale però, dai segnali che cogliamo, pare ben poco illuso di approdare alla Juventus e sta forzando la mano per andare al Bayern (ma non sarà facile).
Le correnti pro e contro Allegri
Come scrive Repubblica la società è spaccata sull’allenatore: da una parte Calvo, Giuntoli in mezzo (ma che ha fatto una valutazione tecnica accurata e ha pochi dubbi che il prossimo allenatore della Juve per lui dovrebbe essere Motta), dall’altra parte della barricata Manna, Cherubini (che però è in scadenza) e l’amministratore delegato Scanavino che alla fine non vuol prendere decisioni per mantenere gli equilibri precari all’interno della proprietà Exor.
All’amministratore delegato interessa far quadrare i conti disastrosi, il taglio dei costi nudi e crudi, Allegri alla fine è un tecnico che potrebbe anche accettare tutta una serie di cessioni necessarie per il risanamento.
Invece di pesare e puntare sulla valorizzazione dei giocatori in rosa (che hanno potenzialità notevoli) e su un gioco europeo che potrebbe portare soldi in Champions, quindi all’aumento dei ricavi virtuosi, Scanavino si sta focalizzando solo sul contenimento dei costi e lo smembramento, se sarà possibile, di alcuni asset, come sta succedendo in GEDI, società della quale è CEO. Tagliare è la parola d’ordine anche se Giuntoli è stata una buona intuizione (di Calvo su delega di Elkann) per mettere le prime toppe ai tagli.
I risultati saranno determinanti. Fare oggi qualsiasi previsione è un azzardo. Nessuno conosce il futuro, neanche all’interno del club. Il rischio concreto è quello che una decisione venga presa troppo tardi (maggio) e si perda un’altra stagione.

4 pensieri su “La strategia di Giuntoli su Allegri e la proposta. TS: “rinnovo? Tutto a fine stagione”, Rep: “società spaccata””