In meno di tre anni siamo passati dall’obiettivo scudetto a quasi a doverci sentire in colpa se non riconosciamo il target (MINIMO) del quarto posto, perché oramai l’opinione pubblica juventina (influenzata da non juventini) va in quella direzione.
Ve ne rendete conto che stanno smantellando il DNA Juve solo per salvare panchine e poltrone? Addirittura è il Proprietario del Milan Gerry Cardinale a indicare quale sia la strada e a darci lezione di quale sia la mentalità vincente. Impensabile.
Di questa narrazione anti-storica e anti-juventina naturalmente non può essere solo l’allenatore responsabile ma è soprattutto di chi governa questa società che ha compiuto scelte ogni anno sempre più incomprensibili e sta accettando – in silenzio – tutto questo. Anche Giuntoli ha sempre parlato di obiettivi minimi. Ma perché Boniperti, in uno dei momenti più bassi della storia, tirò fuori lo slogan “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta” ?
Si potrebbe rinunciare ai risultati in cambio di una credibile programmazione tecnica che non c’è
Sia chiaro, io non sono così risultatista da gridare allo scandalo, ma sono del tutto deluso dal fatto che non ci sia un progetto tecnico credibile. Sinceramente, dopo 9 scudetti di fila, sono grato a questa proprietà e questi colori, ma non posso nascondere la mia preoccupazione, non solo perché stiamo distruggendo il DNA Juve con una narrazione di allenatore e dirigenti molto pericolosa che svende la nostra tradizione e il nostro punto di forza.
Sono preoccupato perché non esiste un progetto tecnico credibile, non esiste da 3 anni organizzazione di gioco né difensiva né offensiva, non esiste intensità (quando il calcio europeo da 20 anni va in quella direzione), perché i giovani vengono forzatamente lanciati ma dopo 3 partite vengono colpiti da uno strano virus e diventano irriconoscibili e ce li stiamo bruciando tutti. Lo stesso sta capitando anche a diversi nuovi acquisti.
Quando non avevamo la squadra migliore ma vincevamo per il DNA
A Torino stanno smantellando il nostro DNA, da sempre nostro punto di forza anche quando non avevamo la squadra migliore ma vincevamo (Lippi e Moggi con budget zero mettevano sempre dietro l’Inter milionaria di Moratti e piena di campioni da Ronaldo a Vieri), oggi invece dobbiamo esultare se ci qualifichiamo in Champions League.
Come ha scritto questa settimana il direttore di Tuttosport Vaciago, c’è modo e modo di non vincere.
Cardinale, a mio avviso, ha avuto il torto di allontanare Maldini e Massara che stavano lavorando benissimo, ma una volta capito l’errore ha preso un vero uomo di calcio e un vero leader con una mentalità vincente, Ibra, e ora vuol cambiare registro. Vi ricordate cos’era il Milan di Pioli senza Ibra (umiliato dall’Atalanta) e cosa è diventato con lo svedese in campo nonostante avesse quasi 40 anni? Hanno vinto uno scudetto con la forza del gruppo e della mentalità.
Questa allergia verso le bandiere, troppo ingombranti per i giochi di potere
Cardinale non è un uomo di calcio ma di sport e finanza e ha capito il suo errore, chiamando nella sua corte uno dei giocatori più vincenti della storia del calcio italiano (dove è andato ha vinto scudetti: Juventus, Inter, Milan I e Milan II).
A Torino le bandiere invece le vedono come presenze scomode. Del Piero non può rientrare perché oscurerebbe il potere dell’allenatore, il culto della personalità di Max (dal “Discorso del Re” all’Imperatore, ne abbiamo lette di tutti i colori). Deve essere lui l’unico protagonista sulla scena. Ieri sentivo – durante una live di Juventibus – parlare che esiste, all’interno della Juve, un potentato Max (ve lo raccontiamo da più di un anno): è la verità.
E attraverso il suo potentato è riuscito a ribaltare la situazione dell’anno scorso che lo vedeva già fuori dalla porta della Continassa. Proprio in quei giorni fu nominato un suo uomo, Giovanni Manna, come nuovo direttore sportivo (mentre Giuntoli non riusciva a liberarsi dal Napoli). E’ un potentato interno, con vari dirigenti e con un vero ufficio stampa fuori dalla Juve, composto, per lo più da giornalisti anti-juventini ma anche juventini. Da questo punto di vista il tecnico livornese è riuscito a strutturarsi politicamente molto bene, al contrario di Antonio Conte che rivoluzionerebbe la Juventus e gli ridarebbe una mentalità degna della storia del Club, ribaltando però programmi e dirigenti.
Alla Juventus gli allenatori scelte per amicizia con la proprietà
Uomini di campo non sono ammessi in società, conta solo la politica e soprattutto le amicizie, come in Ferrari e come la Juventus dal 2006 al 2011 e post Marotta, del resto gli ultimi allenatori sono stati presi o confermati solo per amicizie dirette con la proprietà (Pirlo, Allegri bis con un quadriennale folle da 7 milioni + 2 di bonus, la riconferma di Allegri l’anno scorso con un allenatore già bloccato).
Tudor era l’ allenatore della Juventus
Ricordiamoci che l’anno scorso i dirigenti della Juventus chiamarono Igor Tudor che si licenziò dal Marsiglia per firmare, quando Calvo lo convocò a Torino, Allegri addirittura fece un discorso che suonava come d’addio alla squadra, tutti i giornalisti erano convinti che se ne sarebbe andato, lo stesso Max in conferenza stampa a Udine ammise di non saper cosa fare e che se la società non glielo comunicava lui si sarebbe presentato in ritiro. Accusò Calvo apertamente.
Tudor era stato scelto da Calvo che era lo Chief Football Director ma Allegri riuscì a riportarsi Elkann dalla sua parte e a essere confermato, confinando Calvo lontano dalla Continassa e dalla prima squadra. Calvo ha deleghe importanti anche tecniche: squadra femminile, Next Gen e team osservatori ma il suo ufficio è a Vinovo. La Juve continua a essere spaccata in correnti ma la mentalità non è più quella vincente.
L’unica speranza si chiama Giuntoli ma avrà autonomia decisionale sull’allenatore?
L’unica speranza rimane Giuntoli che è un uomo di campo serio e preparato, ma rischia di rimanere anche lui strozzato dalla politica della proprietà.
Riuscirà il direttore tecnico a costruirsi un suo potentato all’interno della Juve e poter scegliere in autonomia? Il suo fido Pompilio è in arrivo da Napoli ma i giochi di potere non sono solo alla Continassa ma riguardano direttamente la proprietà, dove Allegri è forte sia con Agnelli che con il cugino John.
Cardinale indica la vera mentalità vincente che deve avere un top club
Chi vuol capire come funziona la mentalità vincente di un imprenditore di successo e di una squadra, rilegga bene le dichiarazioni di Gerry Cardinale, sembrano un vero schiaffo alla narrazione juventina di adesso, sia per gli obiettivi che per l’apporto di persone competenti a livello decisionale.
Cardinale ha dimostrato di aver capito di aver sbagliato con Maldini. L’errore è grave perché l’ex bandiera rossonera era quello che poteva sistemare lo spogliatoio. Ora ci penserà Ibra, la scelta secondo me è convincente.

“Penso che valuteremo dei cambiamenti, e mi sono affidato a Zlatan per raccogliere opinioni in questo senso. Forse evolvere è una parola migliore, tutto attorno al Milan deve evolvere. Abbiamo avuto tanti infortuni, ma né io né Zlatan siamo soddisfatti del fatto che non siamo primi in classifica in Serie A. Abbiamo una squadra giovane, e se consideriamo quanto è giovane e nuova non stiamo facendo male, ma non fare male non è abbastanza“
Ripeto, questa posizione risultatista alla Juventus è sempre stato il filo conduttore di tutta la storia del club. Io sarei anche disposto a rinunciarci per un paio di stagioni ma solo in cambio di una programmazione seria e credibile dal punto di vista tecnico-tattico e sui giovani. Oggi non vediamo nessun giocatore valorizzato, non c’è un’organizzazione di gioco e non ci sono i risultati.
Ma continuiamo ad ascoltare Cardinale, sul perché ha voluto un consigliere come Zlatan:
“Il vantaggio di essermi preso un anno di tempo per osservare e studiare è che ho potuto conoscere Zlatan. Le persone che acquistano le squadre sportive si avvalgono di consulenti e consiglieri, e chi può conoscere il calcio europeo e il Milan meglio di Ibra? E il vantaggio aggiuntivo è che si tratta del più grande ‘team player’ che abbia mai incontrato. E non parlo del campo, parlo del suo modo di essere, di quello che ha portato in questa squadra, della sua umiltà, della sua intelligenza. Zlatan mi permette di essere presente a Milano anche quando sono negli Stati Uniti: è il mio ‘sostituto’, la mia voce. Ha l’autorità per parlare per me con staff e giocatori, ha credibilità e un modo di parlare ai giocatori che vale come se parlasse la proprietà. Io non voglio andare a parlare nello spogliatoio, va lui per me. E poi quando ci sono, insieme siamo una combinazione molto potente. C’è sempre qualcuno come Zlatan nelle squadre vincenti”.
Del Piero servirebbe per mentalità e competenza ma…
Un po’ come era Nedved alla Juventus, forse uno dei calciatori juventini con la mentalità più vincente di tutti in campo e fuiori. Quando Pavel entrava nello spogliatoio si faceva sentire il suo carisma. Ma negli ultimi anni, tutto ciò è cambiato, normale che sia così. Ed ora il tempo sembra maturo per avere un Del Piero nel ruolo di dirigente apicale, anche con una sfera di autonomia decisionale, soprattutto se Giuntoli non dovesse rivelarsi così forte a livello politico.
Ma il vero problema oggi è che stanno svilendo il nostro DNA e la nostra mentalità vincente.
L’allenatore, i dirigenti e soprattutto la stampa anti-juventina che appoggia il virus serpeggiante della nuova mentalità perdente del risultato minimo (coincidenze?), vuole il ridimensionamento della Juventus e appoggia tutte le idee e gli slogan del nostro allenatore.
La Juventus trattata come una provinciale fuori e dentro il campo
Secondo voi per un giornalista romanista o interista non fa comodo questa situazione di vedere una Juventus felice per un quarto posto? Questa è l’opinione pubblica che si è formata intorno alla Juventus in questo momento, un movimento di pensiero inquinato da influenti giornalisti anti-juventini in ruolo chiave. Una linea purtroppo appoggiata da tifosi da “Televideo” e che mettono l’allenatore davanti alla Juventus, non gliene frega nulla della squadra, l’importante è che l’allenatore non venga criticato e rimanga in sella. Incredibile ma è così. La parola d’ordine è naturalmente non parlare di calcio, non argomentare, conta solo la narrativa minimalista dell’allenatore che sta trattando la Juve come una provinciale fuori e dentro il campo (con un catenaccio mai visto neanche dalle peggiori squadre della Serie A).

Tudor a me piace perche é bravo( c’e gia chi lo rimpiange in Francia dopo aver acusato lui di falimento con un 3° posto). Arriva e gia si vede la sua mano sua squadra in campo; c’e idea, voglia e quella mentalita tipo Conte( e altri) di fare tutto per vincere( e convincere anche). Vedo Tudor oggi come il Conte di 2011
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