In una notte di quelle che ti lasciano il sapore amaro in bocca, come un caffè scadente bevuto in fretta al bar di una stazione, ho visto una Juve che aveva il coraggio dei leoni giovani e l’audacia dei vecchi lupi di mare. Ma, ohimè, il calcio è anche fortuna e questa volta la dea bendata ha girato la faccia dall’altra parte, lasciando i bianconeri a bocca asciutta, contro il Frosinone era successo il contrario. Dobbiamo accettarlo.
Non sto qui a fare il professore o il tattico da quattro soldi, ma stasera, con la mano sul cuore, non riesco a puntare il dito contro i ragazzi o Mister Allegri. Perché? Perché per un’ora, amici, la Juve ha ballato il tango in casa del Napoli con una grinta e una voglia che manco al San Juan di Buenos Aires. E l’ho apprezzato, eccome se l’ho apprezzato, considerando la tristezza espressa nell’ultimo mese e mezzo.
Perché stasera non voglio criticare nessuno, ma perché non giocare sempre con questo coraggio?
Non me la sento – in questa notte amara – di criticare la squadra, visto l’atteggiamento più propositivo, quasi offensivo nei primi 55-60 minuti. Non ho paura di andare contro-corrente. Nei primi minuti la Juve mi ha stupito per la sfrontatezza e il pressing offensivo.
Devo essere onesto: mi sono chiesto ma perché??? Perché non aver visto questa squadra in tutte le partite con il pressing offensivo, con tutti i giocatori nel loro ruolo, con Iling a sinistra, Carlos Alcaraz che, da interno, provava a giocare a due tocchi e verticalizzare? Sembrava troppo logica per essere l’ultima Juve vista (con quasi tutti i giocatori fuori ruolo). Stasera tutti erano al posto giusto, seppur con scelte molto limitate.
Difesa senza protezione per via delle assenze
Purtroppo oggi non c’era filtro (per via delle assenze di Rabiot e McKennie) e la difesa è rimasta priva di protezioni.
Ricordo i tempi in cui Gianni Agnelli, l’avvocato, scrutava il campo con quel suo sguardo che pareva tagliare la nebbia. Stasera, da qualche parte, chissà, avrà sorriso l’Avvocato vedendo questi ragazzini lottare come dei leoni e rimanere, purtroppo, con un pugno di mosche in mano.
Eppure, come spesso accade nel calcio, il destino ha voluto che il più piccolo degli errori decidesse l’incontro. Un peccato di gioventù che non cancella però il coraggio di una squadra che ha osato sfidare il Vesuvio a casa sua.
Ma perché, mi chiedo io con la penna in mano e un bicchiere di vino rosso sulla scrivania, perché questa Juve si trasforma contro le grandi e di fronte alle piccole diventa timida, quasi impaurita? Contro Udinese, Verona, Empoli, abbiamo visto un’altra faccia, quella di una squadra che sembra dimenticare come si fa a pressare l’avversario, a giocare il calcio che i tifosi amano.
La sostituzione di Nonge è costata la partita, ma dobbiamo essere coerenti e pazienti
E poi c’è Allegri, stasera non me la sento di puntare il dito contro di lui perché ha avuto il coraggio di schierare Nonge, una mossa che in molti avrebbero evitato. Io stesso ho pensato – in quel momento – che fosse coraggiosa, forse troppo coraggiosa, però il ragazzo lo seguo da tempo, fidatevi che ha grandissime qualità. Dobbiamo saperlo aspettare, anche a costo di prendere qualche badilata in testa.
Ma il calcio, signori miei, è anche questo: coraggio, rischio, passione, peccato non essere sempre così. Stasera lo siamo stati per un pò. E se devo essere sincero, nonostante la sconfitta, non posso che apprezzare questa scelta.
Stasera vado contro-corrente, ma sono coerente con il mio pensiero: per me vedere la squadra pressare alto, giocare a due tocchi, creare occasioni e rischiare, per me è l’essenza del calcio. Abbiamo perso? Non perdiamoci d’animo.
Il calcio episodico di Allegri
Oggi l’episodio ci ha condannato, domenica scorsa siamo stati fortunati. Questo è anche il calcio episodico di Allegri. Ma stasera almeno abbiamo avuto coraggio.
Parliamo poi di Vlahovic, che stasera ha pagato dazio alla sfortuna, e di Rugani, che ha commesso un errore da principiante davanti alla porta avversaria nel recupero, ma non tutte le domeniche i miracoli sono ammessi. Nel calcio, come nella vita, sbagliare è umano. E l’importante è rialzarsi.
Quanto all’arbitro, Mariani, beh, lasciatemi dire che stasera non ha avuto una delle sue migliori serate (tre ammonizioni gratuite nella prima mezz’ora che hanno condizionato la Juve). Ma anche questo fa parte del gioco, no?
In conclusione, amici miei, stasera abbiamo perso. Ma abbiamo visto una Juve che ha lottato, che ha provato a giocare il suo gioco. E in una notte amara come questa, forse, è l’unica consolazione che possiamo portarci a casa.
I 4 pensieri di Napoli-Juventus (2-1)
In sintesi ecco alcuni pensieri sparsi per cercare di spiegarmi questa sconfitta:
1 Su Nonge – come ho detto – non voglio puntare il dito contro nessuno ma essere coerente: ho criticato perché in passato ha schierato Alex Sandro invece di Hujisen, oggi accetto il rischio di perdere ma con Nonge il campo. E vi dico di più: non mi è dispiaciuto neanche Miretti, dal punto di vista della corsa e del temperamento. Purtroppo continua a sbagliare sempre sulla trequarti.
E’ solo seguendo la strada della programmazione e dei giovani che forse riusciremo a rialzare la testa. Può suonare strano in una notte così amara, ma a prescindere dal risultato è questa la valutazione che un grande club deve fare. Con questi bilanci le squadre si costruiscono con un mix di giocatori forti ed esperti e di giovani. Oggi sono mancati i veterani: McKennie e Rabiot ma anche Bremer che al San Paolo vive sempre un incubo.
2 – Perché abbiamo perso? Abbiamo sprecato troppo, prendersela solo con Vlahovic è sbagliato, è stato anche molto sfortunato il serbo (ha preso un palo a portiere battuto), in altre partite è stato superlativo, oggi paga dazio. Peccato anche per l’errore di Rugani nel recupero, palla veramente clamorosa.
3 – Appena Allegri è passato al tridente (4-3-3), con Yildiz a sinistra e Chiesa a destra, dalla sua mattonella l’ex fiorentino l’ha messa dentro. Come abbiamo sempre sostenuto, il vero ruolo di Federico è da ala destra nel tridente. In quella posizione è devastante.
4 – Come detto, un altro fattore della sconfitta è senza dubbio è la doppia assenza di Rabiot e McKennie, la difesa è parsa sguarnita per via di un centrocampo troppo leggero, ma in panchina purtroppo non c’erano alternative. La fisicità del francese e dell’americano fanno la differenza. Senza dubbio, con l’assenza di Rabiot, la squadra riesce a verticalizzare meglio, ma gli equilibri saltano, da questo punto di vista il francese è essenziale.
