Juventus 1993-94

La furiosa contestazione del 1994, le corsette del Trap e di Allegri, la Juve di Lippi e Ventrone

Ricordo ancora il sibilo di un manganello di un poliziotto che mi sfiorò nel primo anello in Curva Scirea il 15 Marzo 1994, Juventus – Cagliari, quarti di finale di Coppa Uefa, durante una contestazione feroce da parte non solo degli ultras della Juventus ma di tutto lo Stadio nei confronti di un monumento della storia bianconera come Giovanni Trapattoni e la squadra.

L’ultima Juve del Trap che si schiantò contro il Cagliari

Io lì a tifare Juve (anche Trap e i ragazzi) e quasi inconsapevole di quello che stava accadendo, rischiai di essere preso di sorpresa da una folle carica all’interno dello Stadio Delle Alpi da parte della celere. Feci quel giorno 9 ore di pullman e rischiai una manganellata immeritata perché stavo semplicemente guardando una partita in modo civile. Scappai verso l’uscita.

Il tifo ribolliva di rabbia, lo scudetto mancava dal 1986, l’ultimo di Michel Platini. La squadra era fortissima con Roberto Baggio, la stella della squadra, Gianluca Vialli, Andreas Moeller e in difesa il titolare della Germania Campione del Mondo Jurgen Kholer, ma il Milan di Capello oltre ai campioni aveva un’organizzazione di gioco e un’intensità che la Juve – delle corsette in allenamento – si sognava.

Nel 1994 la Juve era rimasta a un’era geologica indietro, pochi mesi dopo Lippi e Moggi chiamarono il Marine, il compianto Ventrone e tutto cambiò.

Perdemmo all’andata 1-0 (Valdes), al ritorno andò subito in rete Dino Baggio, ci inguaiò Firicano (1 1). Il pallone d’oro Roberto Baggio dal dischetto (rigore generoso) poteva riportarla sul 2-1 (dovevamo vincere 3-1 per qualfiicarci) ma sbagliò, il Cagliari in contropiede ci punì e scoppiò l’inferno al Delle Alpi.

Il Trap stava chiudendo la sua gloriosa carriera alla Juventus e non si meritava quel epilogo, ma anche in quelle ultime stagioni si vide che aveva perso il suo touch magico. Arrivò perfino a provare Gianluca Vialli a centrocampo, pur di lasciare spazio all’arrivo del geniale trequartista dell’Ajax Dennis Bergkamp. L’esperimento fallì e l’Inter alla fine ingaggiò l’olandese, con estremo godimento di Ernesto Pellegrini. L’illusione però durò solo una stagione per loro.

La triade

Ma ripeto, la Juve era in una crisi di identità in campo (fuori non ha mai perso la bussola), il Trap ragionava secondo i vecchi schemi e, in quella stagione, in panchina trovavi (poco utilizzati) Fabrizio Ravanelli e il giovane Alessandro Del Piero, due attaccanti che solo pochi mesi dopo diventeranno protagonisti e faranno la storia della Juventus.

Una situazione paradossale si stava vivendo nel 1994, con la Triade che non era ufficiosamente ancora in carica (situazioni molto simili a quelle che abbiamo vissuto quest’anno).

Quella sera era al Delle Alpi si presentarono Moggi, Giraudo e Bettega e si scatenò una bella bagarre in tribuna (lì si che volò qualche spintone), con i tifosi che contestarono tutti: allenatore, giocatori e neo dirigenti. In Curva forse erano ancora legati a Boniperti, chi lo sa.

La contestazione: tutto in una notte

La polizia caricava per alleggerire la tensione all’interno della Curva. Ma chi ha mai capito realmente il motivo, alla fine non avevo assistito vicino a me a evidenti episodi di violenza, in tribuna si era intravisto qualche parapiglia. Erano tempi in cui ribolliva il sangue bianconero nelle vene dei tifosi, non l’apatia che ci sta affliggendo oggi.

I tifosi erano imbufaliti e al secondo goal del Cagliari esplose tutto lo Stadio nella contestazione, ma nulla che potesse mettere in pericolo l’incolumità delle persone o dei giocatori.

Una cosa è certa: quel popolo juventino era unito e non lacerato come oggi e c’era una grandissima voglia di vincere, quella che oramai si è persa. Oggi si pensa agli interessi personali o a difendere le proprie idee a oltranza.

Nove anni di fame nera in Italia ma arriva Lippi…

9 anni (1986-1995) di fame nera (intervallati solo da due Coppe Uefa, una con Zoff e una con il Trap) in Italia, con il Milan dominante, noi tifosi juventini volevamo vedere qualcosa di diverso e, dopo pochi mesi, siamo stati accontentati con uno dei cicli più vincenti della storia della Juventus, quella di Moggi e di Lippi.

Altre che corsette, quella Juve era indemoniata in campo con pressing asfissiante, un’intensità da paura e con la pressione altissima (del tridente Del Piero o Baggio, Vialli e Ravanelli), il Borussia Dortmund di Klopp arriverà dopo parecchi anni, alla fine Lippi è stato uno dei primi a sperimentare e introdurre un pressing del genere così offensivo. Mi vengono i brividi a pensare che siamo tornati alle corsette in allenamento.

Dall’uscita di Conte nella Juve manca la cultura del lavoro e l’intensità.

Nella primavera del 1994 da parte di noi tifosi c’era ancora quella mentalità vincente, quella fame di vittorie che rendeva ogni partita speciale e quella mentalità che ha partorito la Juve famelica di Lippi, tutto l’ambiente aveva fame di vittorie, quella cattiveria smarrita oggi.

La Juve di Zoff, debole ma con mentalità vincente

Ricordo ancora quando nel 1990, in quel caso con una squadra realmente scarsa (mica quella di oggi), riuscimmo a vincere Uefa e Coppa Italia con il DNA Juve e la forza mentale di voler vincere a tutti i costi, con due attaccanti pescati in Serie B, due stranieri strappati dalla fame dell’Unione Sovietica e un portoghese detto la Formica Atomica (Rui Barros). Davanti avevamo squadroni (Milan, Napoli, Sampdoria, Inter) ma con il motto “Noi siamo la Juve” , “Fino alla fine” siamo riusciti a alzare due Coppe. E’ in quelle due stagioni di Zoff che Boniperti lanciò lo slogan “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”.

Le dichiarazioni di oggi e la guerra civile

Parole che suonano un po’ diverse da “il nostro obiettivo è il quarto posto”, “puntiamo alla finale di Coppa Italia”. “La partita con il Paris Saint Germain? No conta quella contro il Benfica”. Deliri e alibi che hanno distrutto il DNA juventino e lacerato la tifoseria in una guerra civile. I tifosi della Juventus sembrano quelli dell’Argentina che per 20 anni si sono divisi tra il menottismo (dal celebre allenatore campione del Mondo nel 1978) e il bilardismo (Bilardo campione con Maradona nel 1986). Noi siamo ridotti così, lacerati dal nostro interno, con una parte della tifoseria che ha perso di vista cosa sia realmente la storia della Juventus e la mentalità vincente che ne deriva. Tutto per colpa di una figura divisiva, con un clan di pr (chiamarli giornalisti non è appropriato in questo caso) che gettano benzina sul fuoco. Peccato che siano tutti antijuventini o quasi: scribani con fede dell’ Inter, del Toro, del Milan, della Roma, del Bologna. Un clan che ha lacerato la Juventus dall’ interno, che ha creato grossi danni tra i calciatori (definiti ogni giorno dalla propaganda scarsi) e l’ allenatore stesso. I ragazzi leggono i giornali e conoscono benissimo la regia.

E i tifosi Juve? Applaudono e inneggiano a allenatori che ci stanno condannando alla mediocrità eterna. Oramai abbiamo tutti la pancia piena: siamo passati da 9 anni di fame (1986-1995) a 9 scudetti di fila (2011-2020), un’abbuffata fantastica ma che ci ha dato alla testa e ha levato, a una parte della tifoseria, la visione di cosa sia sempre stata la Juventus.

Cos’è la dignità per uno juventino vero

Puoi anche arrivare sesto ma devi lottare e sudare per quella maglia, devi provare a vincere sempre, non a difenderti contro la Salernitana o il Verona o venire preso a pallonate dall’Empoli (perché in questo triennio è già capitato diverse volte).

Oramai esistono tifosi dell’allenatore e non del club che giustificano tutto, anche la distruzione della nostra ricchezza storica, la mentalità vincente. Mentalità vincente che puoi dimostrare anche quando non vinci. Ma questa Juve ha perso la dignità in campo e fuori, si è provincializzata ed è quello che non perdonerò mai. Non il risultato, non il gioco inesistente, ma questa mentalità perdente infusa nell’ambiente. Una distruzione morale senza precedenti che ha due grandi responsabili.

p.s. sia chiaro che non rimpiango assolutamente le contestazioni degli anni ’90 e sono contrario anche ai fischi durante la partita nel 2024, perché per me i giocatori vanno sostenuti, non condivido però l’apatia del tifo d’oggi e l’accettare questa mediocrità e questa propaganda volta a farci sprofondare verso il basso

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