Pogba e Pirlo

Juventus: quando Austerity sul mercato fa rima con vittorie

La parola Austerity associata alla Juventus non mi fa paura, forse perché seguo questi colori dal lontano 1982 e la storia della Vecchia Signora l’ho studiata bene. Dopo aumenti di capitale per 900 milioni di euro, difficile chiedere di più a questa proprietà (Exor ne ha messi sul piatto quasi 700), non è neanche giusto, c’è purtroppo da rimediare al buco enorme creato in passato. E bisogna fare di necessità virtù, per questo condivido l’ingaggio di un manager tecnico esperto come Giuntoli.

Perché puntare sui giovani e fare mercato oculato

Tenendo conto anche degli aspetti storici della Juventus, preferirei che fossero confermati quasi tutti i nostri giovani e meno giovani (a iniziare da Yildiz, Barbieri per finire a Hasa, Fagioli, Hujisen, Soulé etc) e dati in mano a un tecnico come Thiago Motta, insieme a qualche innesto mirato.

La Juve sta facendo sul serio per Koopmeiners, la prima offerta da 40 milioni cash è stata respinta. L’Atalanta valuta l’olandese 70 milioni ed è disposta a valutare contropartite. In questo momento so che le divergenze sono sulle valutazioni di Koop e Hujisen. Per Pedullà la trattativa potrebbe essere sbloccata da Soulé che piace tantissimo a Gasperini. A me piace molto Koop da tre anni a questa parte, ma sinceramente spero che la Juventus mantenga sempre una clausola e il controllo finale di tutti i suoi giovani. Vi ricordate come è andata a finire per Romero?

Preferisco una Juventus che fa piccoli passi ma preserva tutte le sue risorse.

Poche risorse, grandi idee con grandi manager

Uno dei paradossi di questo club è che i periodi d’oro si sono verificati proprio quando le risorse a disposizione erano veramente scarse (ma c’erano uomini competenti nei posti giusti).

Vi ricordate il primo mercato serio di Marotta-Paratici-Conte-Agnelli? Il centrocampo fu costruito da Pirlo (parametro zero), Marchisio (prodotto doc di casa) e Vidal (14 milioni dal Bayer Leverkusen). L’anno successivo è arrivato Pogba (parametro zero, con percentuale altissima di Raiola sulla rivendita). Uno dei centrocampi più forti in Europa che è costato 14 milioni. C’era un team di lavoro affiatato. Nedved portò Pogba, Paratici e Marotta Pirlo mentre Vidal fu una intuizione di Antonio Conte.

Sono gli uomini (manager e allenatori) che fanno la differenza. Paradossalmente la Juventus di Andrea Agnelli, fin quando ha mantenuto una struttura manageriale seria ha speso poco e vinto tanto, con i bilanci che sono tornati in attivo. Appena è stato mandato via Marotta, sono arrivati i buchi di bilancio e la squadra a fine ciclo ha perso ogni anno la sua forza.

Juventus e mercato: le campagne faraoniche degli anni ’90

E’ la storia della Juventus: quando si hanno troppe risorse, il rischio è di fare i buchi nell’acqua. Pensiamo al 1990 con la campagna acquisti faraonica con Roberto Baggio, Thomas Hassler, Paolo Di Canio, Julio Caesar, Corini, Luppi e De Marchi. E anche negli anni successivi con Khoeler, Reuter, Vialli, Carrera e Moeller. L’abbondanza non sempre ci ha portato fortuna.

Abbiamo dovuto aspettare il 1994 prima di tornare a vincere uno scudetto.

Ronaldo? Dirò sempre grazie! Sono le altre operazioni ad averci affondato…

Abbiamo iniziato a sbarellare con Cristiano Ronaldo (acquisto che non rinfaccerò mai alla dirigenza perché ci hanno comunque fatto vivere un sogno) ma le vere operazioni che ci hanno affossato per me sono state quelle di Higuain 90 milioni a 29 anni (poi rinnegato per CR7), De Ligt a quasi 80 milioni e Chiesa 60 milioni nel pieno della pandemia quando i conti erano già disastrati, per non parlare degli stipendi faraonici di Rabiot e Ramsey. E poi il carico da novanta è stato Vlahovic a 90 milioni più 10 di bonus e commissioni.

Una volta la Juventus su quei giocatori ci arrivava per prima: vedi Zidane per fare un esempio, pagato anche lui “per un tozzo di pane” come diceva sempre l’Avvocato. Per non parlare di Vieri.

Le fondamenta posate da Boniperti e Allodi

Nei primi anni settanta fu costruita una squadra giovane e italiana da quelli che sono stati forse i due più grandi manager del calcio italiano: Gianpiero Boniperti e Italo Allodi. Una squadra che, nonostante l’enorme tragedia di Picchi, arrivò fino alla finale di Coppa dei Campioni a Belgrado del 1973 contro l’invincibile Ajax del calcio totale.
Poi la stessa squadra vinse la Coppa Uefa a Bilbao del 1976/77.

Tra Belgrado e Bilbao arrivarono non Cruijft (al tempo oltretutto le frontiere erano chiuse) o Riva, ma giovani come Tardelli, Cabrini. Oltretutto la Juventus dei record fu costruita con due scambi molto discussi a costo zero: Benetti con Capello e Bonisegna con Anastasi.

Dal 1982 al 1986 la Juve è stata la squadra più forte al Mondo

Dal 1982 al 1986 la Juventus è stata forse la squadra più forte del mondo (due finali di Coppe dei Campioni e una vittoria in Coppa delle Coppe, Supercoppa e Intercontinentale) ma Rossi fu ripreso a zero dopo la squalifica per il calcioscommesse, Platini a parametro UEFA (250 milioni delle vecchie lire pagati dal calciatore ma anticipati dalla Juventus) e Boniek per due spiccioli. Solidarnosh.

La Triade: 12 anni senza aumenti di capitale ma grandi trionfi

Dal 1994 al 2006, la Triade ha vinto tutto quello che c’era da vincere ed ha battuto anche il record di finali di Champions disputate senza aumenti di capitale da parte della proprietà ma calciopoli ha poi devastato tutto. Ma come ricordato, la prima Juventus di Andrea Agnelli e Beppe Marotta funzionava fin troppo bene e i bilanci erano tornati in attivo, la società era un modello da seguire avanti anni luce.

I soldi sono importanti ma sono gli uomini che fanno la differenza.

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