Gravina

Il perché della CRISI del calcio italiano: dalla denuncia di Mancini alla clausola anti-Superlega, da Coverciano all’Under 23, con un’opinione pubblica…

La crisi del calcio italiano. Quali sono i motivi?

Un’industria e un movimento in mano a un gruppo di dilettanti allo sbaraglio protetto da un’opinione pubblica complice, spesso silente e omertosa formata da penne “fraterne” che hanno portato allo sfascio il calcio italiano a tutti i livelli: a livello tecnico, di credibilità, di regole e giustizia che non esistono. Come non esiste un’opinione pubblica sana e credibile intorno alla Nazionale e alle dinamiche politiche del calcio italiano. Basta guardare la tribuna d’onore di ieri per capire che la politica influenza tutto in Italia, anche il calcio non si salva.

L’INTROMISSIONE SULLA GESTIONE TECNICA DI MANCINI – Ma partiamo da quello che è successo esattamente un anno fa: mai sentito un commissario tecnico sbattere la porta della Federazione e accusare il Presidente FIGC di essersi intromesso nella gestione tecnica e di aver suggerito cambiamenti nello staff tecnico. Le parole di Mancini, oggi più che mai, mi risuonano nella testa. La frase del Mancio era passata un po’ in cavalleria offuscata dalla campagna stampa sull’ingaggio da 30 milioni del ct campione d’Europa, da parte dei solidi sodali di Gravina con la penna in mano dei quotidiani sportivi e non, insomma le solite minestre riscaldate da dare in pasto al tifoso medio che non capisce che una dinamica così in qualsiasi club, non solo in Nazionale, ha il potenziale di sfasciare tutto.

LE MANIPOLAZIONI DEI MEDIA SULLA DENUNCIA DI MANCINI – L’hype creato per l’ingaggio in Arabia Saudita aveva nascosto le imbarazzanti dichiarazioni di Mancini contro Gravina, dichiarazioni che denunciavano fatti gravissimi ma certi giornali e giornalisti ci avevano messo del loro per salvare la faccia all’amico presidente federale.

LA SCELTA SU SPALLETTI – La scelta è stata fatta in poche ore, l’ennesima improvvisata del Signor Gravina: Spalletti. Ottimo allenatore (sono pronto a sottoscriverlo anche oggi) ma aveva le caratteristiche per fare il commissario tecnico? I fatti dicono di no. Ma su Spalletti faremo un’analisi più profonda in un prossimo post. Posso solo dire una cosa: ci siamo qualificati senza merito, grazie a un VAR che è tutto meno che credibile perché non vedere il fallo da rigore dell’Ucraina è un altro fatto che pone dei seri interrogativi sul sistema e sulla integrità del calcio europeo.

LA FIGURACCIA DELLA CLAUSOLA ANTI-SUPERLEGA E LE RELATIVE DICHIARAZIONI DA DILETTANTI – Ma andiamo avanti con Gravina: ancor più grave, rispetto al comportamento con Mancini, è il commento del presidente federale pochi giorni dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea sulla Superlega, un comportamento a dir poco singolare che sarebbe stato sbeffeggiato in qualsiasi paese civile con una opinione pubblica sana e onesta nelle valutazioni. Gravina aveva evocato una norma anti-concorrenziale (proprio una delle tante prove sul monopolio del Sistema Fifa e UEFA), ovvero la clausola dello statuto che qualsiasi società aderente alla Superlega non avrebbe potuto partecipare alla Serie A. Non a caso, dopo qualche mese, con evidente e grosso imbarazzo, la FIGC ha dovuto sospendere quella norma. Ce ne rendiamo conto?

L’IMPREPARAZIONE GRAVE – Con quella dichiarazione Gravina ha dimostrato: di non saper e voler rispettare le sentenze della Corte di Giustizia Europea (ma come poteva capire anche un bimbo sarebbe andato a sbattere contro un muro), di non capire che esiste una gerarchia delle fonti in qualsiasi stato di diritto civile e che le sue sparate sarebbero state spazzate via da qualsiasi sentenza applicativa del dispositivo della CGEU.
Ha denotato una impreparazione palese sia a livello normativo che nella comunicazione, per fortuna per lui che giornali come Gazzetta dello Sport e Corriere dello Sport fanno finta di nulla a qualsiasi sua gaffe.

LE RIFORME… QUALI? Vogliamo parlare poi delle riforme mai state fatte? Un calcio italiano sommerso dai debiti (ma posso capire che dei dilettanti allo sbaraglio non potranno mai regolamentare simili dinamiche), una giustizia sportiva medioevale atta solo a salvare gli amici e gli amici degli amici e a massacrare i rivali (ma su questo aspetto la Corte di Giustizia Europea li spazzerà via un’altra volta, poveracci il tempo farà giustizia).
La riforma della Giustizia sportiva è solo una presa in giro, l’ha resa ancora più arbitraria, a favore degli amici, con tanti magistrati compiacenti (a livello di tifo) coinvolti.

Paradossalmente, se volete capire le dinamiche da dietro le quinte del calcio italiano dovete rivedervi una puntata dei Simpson: la “Società dei tagliapietre”, da quella puntata potete capire molte cose….

L’UNDER 23 – Il progetto Under 23 era una delle prime chiavi per sopperire alla crisi della Nazionale ma cosa è stato fatto? Si è cercato in tutti i modi di rallentarlo (senza Marotta alla Juve non sarebbe mai partito per una questione politica), ostacolarlo invece di renderlo obbligatorio a tutti i top club. Perché? Perché la Serie C era contraria, perché Lotito e De Laurentiis (sostenitori delle multiproprietà) erano contrarie. Un bel detonatore per far mancare il consenso sulle elezioni presidenziali.

MAI NESSUNA RIFORMA DEI VIVAI: SI PENSA SOLO AL RISULTATISMO, ALLA TATTICA E AL FISICO – Ma l’aspetto più grave è quello che non è stato fatto a livello tecnico nonostante due eliminazioni ai Mondiali. Una nazionale che è lo specchio di un movimento che fin dalla tenera età, fin dal settore giovanil pensa solo alla tattica e al risultatismo.

RISULTATISMO CANCRO DEI NOSTRI SETTORI GIOVANILI – Il risultatismo in Italia ha disintegrato il calcio italiano come filosofia che non solo non ha permesso a top club di progredire ma anche ai settori giovanili (dirigenti e allenatori ) di essere influenzati. Il risultatismo ha soffocato tutto, là dove crescevano i Baggio, i Del Piero, Totti, Mancini, Zola ora c’è una landa isolata di giganti di 1.90 bravi a fare le diagonali e non saper stoppare un pallone. E’ vero siamo campioni d’Europa Under 17, Under 19 e vice campioni del Mondo Under 20, ma forse proprio per questa attenzione ossessiva alla tattica e al fisico e non alla tecnica e alla fantasia, anzi, per arrivare al risultato la fantasia e lo spirito creativo dei nostri giovani lo si soffoca.

COSA HA FATTO IL SETTORE TECNICO? COVERCIANO E’ ANCORA UTILE O INZIA DA LA’ IL MALE? Ma dov’è il settore tecnico a Coverciano? Se è complice di questa filosofia è giusto raderlo al suolo come tutti i vertici della federazione. In italia si pensa solo alla tattica, al risultato e al fisico nei settori giovanili, in Spagna, Francia e Germania prima di tutto alla tecnica e assecondare lo spirito creativo dei ragazzi e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Essere campioni d’Europa Under 17 non conta nulla, conta qualificarsi con dignità per i Mondiali (e noi manchiamo da due edizioni e con questa Nazionale e ct rischiamo la terza eliminazione).

MANCANO I BISCARDI PRONTI A DENUNCIARE PER CAMBIARE LE COSE – Ma ripeto, in Italia non c’è più il Biscardi di turno che con la sua onestà intellettuale diceva le cose (in modo forse colorito) come stavano e parlava anche da tifoso al cuore della gente, affermando la verità, ricordo la sua invettiva contro Carraro dopo il Mondiale in Corea.

L’OPINIONE PUBBLICA IPERPROTETTIVA VERSO I VERTICI DELLA FIGC, PERCHE? Oggi c’è un’opinione pubblica casualmente iper protettiva verso questi vertici federali, ma per capire queste dinamiche dovreste farvi raccontare per bene la storia della Serie C e del calcio italiano da dietro le quinte da qualche addetto ai lavori, e allora capireste bene con chi avete a che fare. In Italia oramai esiste un muro di gomma, un muro dell’omertà e mai nessuno avrà il coraggio (tra le solite penne note) ad attaccare il Presidente federale. Perché? Forse è una federazione anti-juventina e c’è un legame profondo di fratellanza? Oppure è semplicemente imposto da alcuni politici influenti?

Un gruppo di potere si è impossessato del calcio italiano e non lo mollerà tanto facilmente, con la compiacenza di alte cariche istituzionali dello Stato italiano e di una gran parte dell’opinione pubblica. Il sistema è questo e la Nazionale è il frutto di questa catena di amicizie di potere, dove il merito e le competenze contano relativamente.
Contano solo il potere e le poltrone.

Immagine: Depositphotos

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