Oggi Maurizio Scanavino, amministratore delegato della Juventus, ha rotto il silenzio con una intervista ricca di contenuti e di messaggi positivi (pur mantenendo un sano realismo) verso l’esterno che vanno soppesati fino in fondo e compresi.
Ma prima di analizzare e commentare le sue parole, voglio contestualizzare il tutto con una premessa e un timore che ho nel cuore, ovvero che la Continassa diventi come Maranello (parlo naturalmente della parte sportiva), considerando che la proprietà e la guida sono le stesse.
La sindrome del Ferrarista anche alla Juve?
Sono passati 36 anni dalla morte di Enzo Ferrari (ci ha lasciato il 14 agosto 1988), un uomo che dai suoi sogni (all’apparenza irrealizzabili) ha costruito un Mito riconosciuto in tutto il mondo e ferragosto per noi ferraristi diventa sempre un momento di riflessione.
Sto temendo per la Juventus una “ferrarizzazione” che è una malattia che ha colpito negli ultimi 15 anni Maranello, ovvero una incapacità di sognare e vincere, con messaggi volti all’austerità e al basso profilo verso l’esterno, messaggi volti alla mediocrità (il mondiale piloti ricordo che manca dal lontano 2007 e non sembra ci sia tutta questa voglia di tornare a vincere) e irrispettosi verso la storia e il Mito del Cavallino Rampante, come se non ci sia ambizione.
E’ vero che arriverà Hamilton (seppur a 39 anni), è vero che grazie a un’idea di John Elkann la Ferrari ha sorpreso tutti ed è tornata a Le Mans vincendo per due volte di fila, ma sono proprio questi segnali che devono far capire il potenziale del Cavallino e non solo.
Mi sarei aspettato, per la prima volta, una lucida follia, l’arrivo di Patrick Newey, l’unica persona che è in grado di riportare il Cavallino dove deve stare, in cima al Mondo. Mi accontenterei anche di James Allison (capo progettista della Mercedes che ha vinto tutto) trattato in passato a Maranello molto male anche dal punto di vista personale (stava vivendo un dramma familiare senza precedenti). Mi scuso per questo fuori pista con la Ferrari ma è per farvi capire i miei timori.

Le Juve più forti della Storia? Le più austere
Austerità e basso profilo possono essere delle virtù, fin quando non si eccede in tutto questo. Le JUVENTUS PIU’ FORTI SONO STATE ANCHE QUELLE PIU’ AUSTERE, PENSIAMO A BONIPERTI E GIRAUDO-MOGGI-BETTEGA MA ANCHE LA PRIMA JUVE DI MAROTTA-PARATICI. C’era tanta competenza e pochi soldi.
Perché i tifosi devono anche sognare
Nello sport però il comunicare sempre a basso profilo distrugge tutto ai tifosi bisogna dare gli strumenti anche e soprattutto per sognare, gestire la Ferrari non vuol dire ogni anno battere il record di vendite (giustissimo per gli azionisti) ma anche alimentare e coltivare quel Mito o, nel lungo periodo, tutto finirà, come è successo a chi ha prodotto macchine sportive ma si è ritirato dalle corse. Alla Juventus oramai la tifoseria si è trasformata in una banda di commercialisti improvvisati che pensano solo ai conti, facendoli però male.
Paghiamo 12 anni di festini a ostriche e Champagne
Contestualizzando questa nuova gestione della Juventus, le mie preoccupazioni penso siano comunque tangibili, ma è anche vero che dopo 12 anni di festini a “ostriche e champagne” con chef non all’altezza (è stato bello ma mi sarei accontentato anche di un buon Ferrari e dei gamberoni crudi pur di mantenere solidità e non compromettere il futuro con spese pazze), con conti astronomici ancora da pagare, è normale che oggi i manager della Juventus debbano pensare prima di tutto a onorare i debiti e ricostruire da zero.
Una missione non facile, comprendo le difficoltà e il basso profilo durante i processi sportivi e una comunicazione non semplice.
Giuntoli e Douglas Luiz
In questo contesto, in un anno e mezzo (da novembre 2022) nel quale il tifoso non è stato autorizzato nemmeno una volta (seppur il giorno dell’annuncio di Douglas Luiz chi conosce bene la Premier League ha iniziato a essere più ottimista) a sognare, a pensare in grade come merita questa maglia.
L’arrivo di Giuntoli l’anno scorso mi ha tranquillizzato perché finalmente è arrivato un direttore sportivo dopo anni di totale incompetenza sul mercato, ma non possiamo ignorare anche questi giorni di passione nei quali si evince un peso politico e lobbystico della Juventus pari al nulla.
I messaggi di Scanavino letti tra le righe
Oggi ci sono stati dei passaggi dell’intervista di Scanavino a Tuttosport che mi inducono all’ottimismo, ad iniziare da quanto dichiarato su Bremer e sul rapporto sostenibilità-competitività. Voglio condividere con voi alcuni passaggi dell’intervista e riflessioni che mi hanno un poco tranquillizzato, perché per la prima volta anche Scanavino (persona molto seria e manager abile nel settore dell’editoria e non solo) si è lasciato andare a autorizzarci anche a un sfiorare certi sogni, per noi tifosi l’essenza per andare avanti e guardare al futuro con maggiore orgoglio. Ma veniamo alle riflessioni chiave senza spoilerare la bella intervista di Vaciago di tre pagine che vi invito a leggere su Tuttosport.
L’intervista al CEO Bianconero
In un momento di forti critiche nei confronti dell’operato di Giuntoli, ma anche con qualche attacco a Thiago da parte dei nostalgici, finalmente un dirigente apicale della Juventus esce allo scoperto e sottolinea l’estrema fiducia verso l’allenatore e verso Giuntoli. Questo è il messaggio più forte che emerge dall’intervista e su questi punti ci ritorneremo domani. Oggi concentriamoci su altri aspetti anch’essi fondamentali.
“Rapporto competitività-sostenibilità, vincere è il nostro obiettivo, per Bremer…”
“Competitività e sostenibilità non è uno slogan. È un concetto che va interpretato nel modo giusto, cioè, il nostro approccio non è un approccio bieco, solo rivolto ai conti, curando esclusivamente la sostenibilità senza prendere in considerazione la volontà di essere competitivi”.
Scanavino ha capito in modo chiaro che un club di calcio non deve tendere a guardare solo l’aspetto economico, anche perché oggi, per come è strutturato il sistema calcio internazionale, se non sei competitivo non aumenti neanche i ricavi, non incassi i contributi Uefa della Champions e non vendi magliette, non riempi lo stadio. Se non vinci non incassi.
Ribadisce l’obiettivo primario: “Essere competitivi per vincere resta il nostro obiettivo, la nostra ambizione. Dobbiamo seguirla su un percorso più attento ai costi. Ma, faccio un esempio: Bremer non lo abbiamo venduto, anzi gli abbiamo rinnovato il contratto. E avevamo offerte molto interessanti sotto il profilo economico, ma la cessione seppure remunerativa ci avrebbe indebolito, quindi abbiamo detto no. La competitività la prendiamo sul serio, non è una parola da sbandierare e basta”.
“Acquisti alla Ronaldo? In futuro arriverà un top player alla Juventus”.
Sulla domanda di Vaciago sull’operazione Ronaldo, se in futuro sarà fattibile, l’amministratore delegato si è sbilanciato ma ha anche preso le distanze (e vi spieghiamo perché secondo noi) verso l’operazione nei suoi termini economici.
“Se intendiamo Ronaldo come esempio di top player, allora sì. Non escludo assolutamente che un domani non possa arrivare un top. Certo, vogliamo anche essere capaci di crearli noi, puntando sui giovani o su giocatori di talento che non sono ancora esplosi al massimo. Ma, come ho detto, la sostenibilità non deve assolutamente escludere la competitività. La Juventus ha comunque risorse importanti e quindi nell’insieme dell’investimento economico sulla prima squadra non è escluso che un domani possa arrivare un top player; anzi, cioè direi che ci sarà”.
“La Juve dispone di risorse importanti”
Prima di tutto, l’aspetto più importante: Scanavino ribadisce che “la Juventus dispone di risorse importanti”. Ci sono club italiani che stanno facendo i fenomeni che hanno bacini d’utenza che variano dai 100mila ai 400mila tifosi potenziali, la Juventus solo in Italia ha quasi 13 milioni. Ha una proprietà alla spalle che è una super potenza finanziaria (Exor), ha strutture eccellenti che altri non hanno in Italia.
Secondo aspetto: il CEO bianconero, in qualche modo, conferma che anche con quelle risorse la Juve riprenderà top player, campioni già fatti (come ha chiesto Vaciago) ma si capisce che non sarà mai un’operazione così onerosa come quella che è stata di CR7 (più di 110 milioni di cartellino e 32 milioni di ingaggio netto, circa 50-55 lordi a stagione). La frase è chiara: ““Se intendiamo Ronaldo come esempio di top player, allora sì”. Il tipo di calciatore si, l’operazione no. Dagli errori (seppur bellissimi) si ricavano sempre delle lezioni.
“Continueremo a investire nella Next Gen, ecco quali sono gli obiettivi”
L’a.d. della Juventus ha poi ribadito l’importanza della Next Gen e la continuità degli investimenti in questo progetto. “Sicuramente noi continueremo a investire con l’obiettivo di sviluppare talenti”. Anche quando parla del top player non esclude la possibilità di costruirselo in casa.
Poi ribadisce qual è l’obiettivo della Next Gen: da una parte “sviluppare talenti” ma anche vendere quelli che non sono all’altezza della Juventus: “non tutti possono essere funzionali alla Juventus e, quindi, alcuni giocatori della Next Gen potranno sempre essere utilizzati per creare risorse economiche da reinvestire sul mercato”. E su questo punto una parte dei tifosi fanno una confusione incredibile, come se ogni anno la Juventus potesse integrare in rosa 10 ragazzi usciti dall’Under 23.
Si farà il nuovo stadio per Next Gen e Women
Un aspetto importante è che Scanavino ha confermato che dalla prossima stagione (o da quella successiva al massimo) verrà presentato il progetto per il nuovo Stadio della Next Gen e delle Juventus women, non rivelando però la location o come verrà costruito.
