“Le norme FIFA sui trasferimenti dei giocatori violano il diritto dell’Unione Europea” . La sentenza Diarra è l’ennesima picconata della Corte di Giustizia Europea nei confronti di FIFA e UEFA ma crea un precedente giurisprudenziale che ha anche una portata applicativa relativamente più limitata della Sentenza Bosman, a mio avviso non mina le attuali regole sui trasferimenti, a meno che non vi siano gravi irregolarità da parte dei club, irregolarità tali da giustificare la risoluzione unilaterale del contratto da parte del calciatore. Nel caso di specie il Lokomotiv Mosca nel 2014 rescisse il contratto con Diarra per inadempimento chiedendo un indennizzo di 10 milioni di euro.
Sentenza Diarra: il caso e la storia
Il calciatore francese però rivendicò il pagamento degli stipendi arretrati nella sua domanda riconvenzionale ed è questo dettaglio che sposta gli equilibri del caso da una parte all’altra. I mancati stipendi pagati (che è una prassi in certi campionati) furono il motivo scatenante del divorzio. Si parla anche di annunciati tagli salariali durante il contratto in corso già sottoscritto.
Nel caso di specie vi è insomma una giusta causa da parte di Diarra nel non adempiere il contratto e successivamente svincolarsi senza pagare alcun indennizzo. La base è che ad essere per prima inadempiente fu proprio la Lokomotiv Mosca. Da qui la reale giusta causa è stata a favore del calciatore e non del club.
Sentenza Diarra: i calciatori possono svincolarsi unilateralmente?
Infatti la Corte di Giustizia ha voluto disciplinare quella parte, riconoscendo che il calciatore non dovesse neanche un euro alla Lokomotiv Mosca, quindi potesse svincolarsi unilateralmente senza rispettare il contratto. Per molti quindi tutti i calciatori potrebbbero d’ora in poi svincolarsi nell’Unione Europea a loro piacimento, ma non è così: vi deve essere una giusta causa seria.
E questo dettaglio può essere di monito a tutti quei club che non pagano stipendi e si comportano in modo scorretto con i calciatori.
A monte c’è un presunto comportamento scorretto da parte del club russo, non il contrario. Quindi, è molto probabile (bisognerà leggere le motivazioni quando verranno pubblicate) che sia stata riconosciuta la GIUSTA CAUSA a favore del calciatore.

“Norme FIFA sui trasferimenti contrarie alla libera circolazione”
Però ci sono dei principi contenuti nella sentenza che potrebbero essere potenzialmente devastanti nel lungo periodo. Solo il fatto di dichiarare che le “norme FIFA sui trasferimenti sono contrarie alla libera circolazione” può essere comunque l’inizio della fine del sistema FIFA-UEFA nella regolamentazione dei trasferimenti.
Il rischio per il calcio e i club è che si applichino sempre con maggiore frequenza le regole e i principi dei Trattati rispetto alle norme specifiche di FIFA e UEFA in materia, anche perché – in questo caso specifico – con la consueta arroganza e decisione politica, la FIFA si è decisamente fatta un autogoal: i propri organi di giustizia hanno dato ragione a un club russo che stante la versione di Diarra era nel torto marcio (parlo da uomo della strada per farmi capire) perché doveva pagare stipendi arretrati al calciatore ed aveva deciso unilateralmente di non rispettare il precedente contratto firmato, annunciando dei tagli salariali. Perché FIFA e TAS non hanno tenuto conto di questo comportamento del club moscovita?
Il caso Lassana Diarra: il contesto politico Russia-FIFA
Cercheremo di raccontarvi il caso Lassana Diarra però in modo diverso da altri organi di informazione, semmai tenendo conto del contesto politico (e non solo…) e storico nel quale è maturato.
Vi ricordo che in quel periodo la federazione russa era al centro delle politiche FIFA visto che avrebbe ospitato i Mondiali nel 2018. Erano partner. E sull’assegnazione di quei mondiali ancora pendono delle grosse ombre, ENORMI.
Vi ricordo che nel 2020, il procuratore generale del distretto Est di New York, Richard Donoghue, ha infatti formalizzato un atto di accusa verso alcune persone legate alla FIFA per aver intascato tangenti in cambio dei propri voti per l’assegnazione dei Mondiali in Qatar e Russia. Che la FIFA abbia oramai una scarsa credibilità è fuori di dubbio dopo tutte queste inchieste.
Ricordiamo che in base alle ricostruzioni della procura federale di New York, Jack Warner (arrestato nel 2015…) al tempo vicepresidente (!!!) della Fifa e presidente della Concacaf (che riunisce Nord-Centro America e Caraibi) avrebbe intascato una cifra pari a oltre 4,5 milioni di euro per votare in favore della Russia come sede del 2018. E’ stato arrestato nel 2015, un anno dopo il caso Diarra.
Fra le prove ci sarebbe una email di un collaboratore vicino al presidente della Fifa di allora, Joseph Blatter, nella quale si parla dell’avvenuto pagamento della tangente.
Sempre per Russia 2018 fra gli accusati c’è anche Rafael Salguero, presidente della Federazione del Guatemala ed ex membro del Direttivo Fifa, che avrebbe ricevuto 1 milione di dollari.
Stiamo parlando di presunti casi di corruzione a favore dei Mondiali in Russia del vice presidente della FIFA e di un membro del direttivo.
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Nel 2014 la federazione russa di calcio era molto potente
C’è da meravigliarsi per come sia maturato il caso Diarra? No, anche se la verità fino in fondo non la sapremo mai, ma certe decisioni in punta di diritto non ci hanno mai convinto.
Questo è il contesto della FIFA di quel periodo (la speranza è che nell’attuale organismo mondiale del calcio sia stata fatta pulizia), non ci sono ovviamente prove di legami con la sentenza che stranamente condannò Diarra (che oltre a non ricevere stipendi fu condannato a un indennizzo di 10 milioni) ma ci sono troppe stranezze in questa storia.
La Corte di Giustizia sta smontando l’impalcatura giuridica di FIFA e UEFA
Oggi, il messaggio “politico” è forte: sentenza dopo sentenza (sempre con l’Avvocato Dupont di mezzo), la Corte europea sta infatti minando le fondamenta dei regolamenti di FIFA e UEFA sulla libera concorrenza ma anche nei regolamenti sui trasferimenti. Del resto FIFA e UEFA prendono decisioni solo su base politica (e come abbiamo visto in passato non solo politiche…) per preservare spesso le poltrone ai propri vertici, non ci sono molte logiche e non c’è né equità, né giustizia.
Quello della FIFA è un autogoal clamoroso che rischia di far crollare una parte dell’impalcatura giuridica sui trasferimenti.
I giudici europei conoscono molto bene i personaggi che governano, in regime di monopolio e spesso con atteggiamenti da bulli del quartiere, il mondo del calcio. E state tranquilli che ogni volta che dovranno presentarsi a Strasburgo, gli verrà dato sempre torto. Oramai è una prassi, perché la loro credibilità è ai minimi storici e perché i loro regolamenti sono incompatibili con i trattati.
Rescissione si unilaterale, ma solo per GIUSTA CAUSA
Però attenzione, non facciamo troppa confusione: la portata di questo precedente riguarda SOLO quei casi in cui vi sia UNA GIUSTA CAUSA, effettiva, reale, provata. Quindi è vero che un giocatore potrà rescindere unilateralmente ma solo per giustificati e comprovati motivi. I club non hanno più la pistola dalla parte del manico ma non è vero neanche che i contratti non abbiano più valore.
Di sicuro, gli avvocati dei club dovranno alzare le difese e inserire clausole contrattuali che vanno a disciplinare alcuni comportamenti dei calciatori, ma con dei limiti precisi: quelle clausole se andranno contro la giurisprudenza europea e le normali regole di diritto, saranno ritenute illecite e quindi annullabili.
Il peccato originale è semmai prima del Lokomotiv Mosca (ma nel calcio russo sono famosi per non essere molto corretti nel rispettare i patti con i calciatori) e soprattutto dei tribunali sportivi della FIFA e del TAS: come hanno potuto – nel caso di specie – dare ragione al club moscovita che non pagava Diarra?
Oltretutto hanno condannato il calciatore a pagare un indennizzo di 10 milioni e lo hanno condannato a terminare la carriera, obbligando il futuro club a pagare in solido. Una follia, un’aberrazione giuridica.
Che credibilità aveva la vecchia FIFA?
Ma se guardiamo i rapporti tra FIFA e Russia in quel periodo tutto pare molto più logico, non però agli occhi della Corte di Giustizia Europea.
Ma il tema è chiaro: con quale credibilità FIFA e UEFA potranno ancora continuare a regolamentare un business oramai miliardario come quello che è l’industria del calcio? I diretti protagonisti (calciatori e club) sono soddisfatti dell’attuale sistema gestito da dilettanti e spesso con criteri “amicali” e politici?
