Thiago Motta, come tutti gli allenatori, è sottoposto a una legge universale: la dura legge dei risultati. E per risultati intendo non solo i piazzamenti in Serie A e in Europa ma anche la valorizzazione dei calciatori e il loro miglioramento. C’è poi un’altra voce importante che speso decide il futuro dei tecnici: il rapporto e la gestione delle risorse umane e dello spogliatoio in senso lato.
Prima di iniziare, è giusto fare una doverosa premessa: In questo post non esprimeremo le nostre opinioni o speranze ma quello che realisticamente può succedere alla Juventus nei prossimi mesi riguardo la panchina.
Gli obiettivi stagionali della Juve
A inizio stagione i due obiettivi principali erano:
Quarto posto come target minimo (ma il mercato imponeva di provare a lottare per lo scudetto almeno nella prima parte della stagione considerando anche gli investimenti voluti dallo stesso Motta)
Ottavi di finale come target in Champions.
Il secondo obiettivo è stato miseramente fallito a Eindhoven e tutta la critica è propensa a mettere sul banco degli imputati proprio le sue scelte per l’eliminazione. Il girone non è stato brillante, concluso male con il 20esimo posto più vicino all’ultimo che al primo posto.
Le giustificazioni
Rimangono tanti alibi: dalle assenze con infortuni vari traumatici (vedi Bremer e Cabal) e una rosa troppo corta, in più una squadra giovanissima (la seconda più giovane in Serie A) e inesperta (che in parte ha contribuito Motta a costruire facendo la “guerra” ad alcuni senatori) a un mercato poco tempestivo.
Senza dubbio la società pesa il fatto che siano stati cambiati molti giocatori (14 nella rosa), un fatto che qualsiasi uomo di calcio pesa e sa che è condizionante per un allenatore.

Cosa può salvare la panchina di Motta
Rimane la quarta posizione per salvare la stagione (non parlatemi di Coppa Italia, non prendiamoci in giro a vicenda) e la panchina, ma il fatto di essere fuori dalla lotta per la Serie A fin dai primi mesi la dice lunga su come sia andata la stagione e la gestione Motta.
Rimangono molti dubbi anche sulla gestione dei calciatori e dello spogliatoio, ma la situazione, ad oggi, pare ancora accettabile.
Juve-Empoli è stata decisiva per la panchina
Le voci di un possibile esonero sono infondate, ma qualcosa nel match interno contro l’Empoli poteva rompersi se il match non fosse andato nella direzione voluta e scritta da Kolo Muani. La squadra era in totale confusione, come ieri a Eindhoven.
Le giocate dei singoli contro i toscani hanno salvato la panchina a Motta che poi è riuscito a fare una serie di 4 vittorie consecutive (in 4 partite giocate tutte in modo diverso, a Como, per esempio la prestazione è stata deludente).
Ricordiamoci la presenza a Napoli di Igor Tudor, uomo da due anni in contatto costante con Cristiano Giuntoli proprio la settimana prima del match contro l’Empoli.
Il primo bilancio a giugno
La Juventus è seriamente intenzionata a tirare le somme a fine stagione, prima del Mondiale del Club ma fino a giugno Motta rimarrà (salvo catastrofi). Il pensiero è che con un impegno a settimana (a eccezione dei match di Coppa Italia), il rendimento della squadra possa migliorare, visto che anche lo staff si è rivelato inesperto nel gestire il doppio impegno.
Tornare ai ritmi del Bologna dell’anno scorso può solo che aiutare Motta e i suoi collaborati a dosare meglio le energie dei bianconeri.
Le condizioni della riconferma
Ma i risultati minimi andranno raggiunti. Potranno dirvi quello che vogliono, la società potrà far filtrare qualsiasi cosa sui media amici ma fidatevi: se Motta non raggiungerà il quarto posto, sarà cacciato nonostante il contratto di ancora due anni.
A pesare sono le mancate valorizzazioni di giocatori costosissimi voluti proprio dall’ex allenatore del Bologna, in primis Koopmeiners e Nico Gonzalez. Solo loro due rappresentano un impegno pluriennale di oltre 100 milioni. C’è poi anche la mancata valorizzazione di Douglas Luiz. Oltre 150 milioni solo per questi 3 giocatori.
Certo, sulla bilancia ci sono anche le performance positive dei giovani come Yildiz e Mbangula ma la stagione è lunga e dovranno mantenere certi standard in una squadra discontinua.
C’è anche la parabola discendente a influire: la squadra era partita relativamente bene ma non è migliorata nel corso dei mesi a livello di performance, inoltre ci sono i tanti infortuni muscolari che non depongono per lo staff.
Il quarto posto è la condizione essenziale però per la riconferma.
L’incontro Giuntoli-Zidane
Riguardo alle voci di un incontro a Torino con Zidane, abbiamo avuto la conferma che c’è stato realmente, ma al momento non ci risulta alcun tipo di impegno intrapreso tra le parti. Non si conosce il reale motivo del meeting, ma non sembra che l’oggetto dell’incontro fosse la panchina bianconera, almeno nell’immediato.
Forse Giuntoli l’ha voluto conoscere personalmente per cercare di capire se sia l’uomo giusto per il futuro? Sappiamo che il sogno di Zidane è allenare la Nazionale francese ma mancano ancora quasi due anni.
In genere, direttori tecnici di grandi club come Giuntoli, studiano per mesi (se non addirittura anni) il profilo degli allenatori, anche dal punto di vista caratteriale per farsi un’idea prima di compiere una scelta definitiva. Per esempio, con Motta, si è incontrato in diverse occasioni, l’anno scorso, in gran segreto lontano da Bologna e Torino.
E se invece Giuntoli si fosse servito dell’incontro con Zidane solo per mandare un messaggio proprio a Motta? Non è strano che un meeting del genere avvenga alla Continassa e diventi di dominio pubblico?
