Guardando tutti questi giovani che si sono imbarcati per gli Stati Uniti, ho ripensato agli aspetti strani e alle contraddizioni della passata stagione, con una convinzione di fondo però maturata nel corso dei mesi.
E’ bene dire che nelle 8 partite finali, quando l’obiettivo aziendale da raggiungere a tutti i costi era solo uno, Tudor ha confermato la squadra ma non è andato oltre. Del resto la Juventus è già una delle squadre più giovani della Serie A. Proprio per questa ragione, vista la carenza di leadership in campo (ma con Bremer migliorerà), sono necessari almeno due-tre innesti di 27/28enni.
Ripeto: la squadra sarà – molto probabilmente – la più giovane della serie A nella prossima stagione, è necessario un pizzico di esperienza in più e di leadership, ma questo discorso lo affronteremo nella parte finale del nostro articolo sul blog.
Quarto posto? No grazie
Dopo 5 anni negativi di batoste non possiamo accontentarci dell’obiettivo aziendale (quarto posto) e continuare a fare figuracce in Europa, cosa avvenuta con Sarri, Pirlo, Allegri e Motta. Non capisco infatti i nostalgici che rimpiangono… rimpiangono cosa? Sono state stagioni da incubo (fino ad ora). Dopo Sarri (l’ultimo a vincere un campionato), il Diluvio.
La grande illusione dell’anno scorso ha fatto male a tutti ed ha tolto anche quelle poche certezze che avevamo, quelle piccole convinzioni che programmare fosse la strada ideale per uscire da questa crisi storica. Invece abbiamo perso la fiducia. Servono persone competenti e lucide.
I pochi aspetti positivi della gestione Motta
Thiago Motta era partito con il piede giusto e uno dei pochi aspetti positivi della sua gestione è stato il lancio di Yildiz (titolare in pianta stabile quando era panchinato fisso), Savona e Mbangula pescati dalla Serie C in Next Gen (il belga addirittura non era neanche titolare fisso in terza serie, ha fatto molta panchina).
Ricordiamoci che la Juventus era la seconda squadra più giovane della Serie A, proprio per questa ragione aumentano i rimpianti, bastava accettare l’inserimento di due leader e il gioco era fatto, invece l’allenatore e il direttore tecnico ne hanno rifiutato l’idea.
Pensavo quindi che sarebbe stata una stagione nella quale, con una rosa così ristretta (sia in difesa che in attacco eravamo già contati), diversi giovani Next Gen sarebbero stati una risorsa per l’allenatore italo-brasiliano, pensavo rientrasse in un piano.
Invece dopo aver perso le solide certezze, è andato tutto allo sfascio. Bremer è un fattore game changer nella fragile Juventus. Abbiamo visto il Liverpool di Klopp colare a picco con l’infortunio di Virgil van Dijk in una stagione maledetta per i reds ed è lo stesso film vissuto dall’organizzatissimo Manchester City quest’anno senza Rodri. Ci sono dei giocatori che rappresentano le fondamenta della squadra.

Da Lipsia, il diluvio
La Juve ha arretrato il baricentro di 20-30 metri, ha perso le sicurezze e (tranne Yildiz) ha perso – in parte – anche la fiducia nei suoi giovani. Mbangula è una delle poche note liete che però sembra – per l’ennesima volta – che la Juve non voglia valorizzare ma vendere. Da Dybala in poi, i bianconeri hanno preso di mira il talento, a Torino vogliono solo soldatini? Appena un giocatore prova un dribbling viene messo in discussione? La mia è una provocazione ma mettere in dubbio le conferme di Conceicao e Mbangula, in una squadra così piatta e priva di contenuti tecnici (ad eccezione di Yildiz) è assurdo.
Semmai è gente come Nico Gonzalez che andrebbe messa in discussione, l’argentino ha confermato che alla Juventus al massimo può fare l’umile gregario.
Ma torniamo alla scorsa stagione, sarebbe troppo riduttivo pensare che solo l’infortunio di Bremer abbia condizionato una stagione, ma se alle prime difficoltà va tutto allo sfascio, tutto ciò è indicativo sui limiti del progetto.
Ci metti la testardaggine di un allenatore troppo innamorato del suo ego e che non ascolta nessuno e dall’altra le mancanze della società, tutto viene a galla. A iniziare dalle tensioni nello spogliatoio (con la cessione di Danilo è saltato definitivamente il tappo a gennaio).
La frattura tra Motta e la società
Ben prima di gennaio però la Juve ha registrato tensioni pesanti anche tra il tecnico e la società e mi riferisco a un episodio in particolare.
In una partita di Champions, alla vigilia della trasferta del Villa, ci presentiamo contati, in 12/13 più senza punte (non c’è Vlahovic). Thiago Motta fa una dichiarazione esplosiva, affermando che non ha fiducia nei giovani della Juventus e così, secondo lui, non li convoca perché non meritano di fare parte del suo progetto. Apriti cielo.
“Gli infortuni non sono casuali e non succede solo alla Juventus. Dire il perché oggi creerebbe solo polemiche inutili. Dobbiamo affrontare questa situazione dando qualcosa in più ognuno di noi. Non ho portato nessun ragazzo delle giovanili solo per portarlo, sapendo di non utilizzarlo, non serve. Ho totale fiducia nei giocatori che ho convocato”.
Il discorso sugli infortuni è molto ambiguo ma sui giovani è veleno puro.
Una dichiarazione che non è piaciuta a nessuno perché ha gettato fango in particolare sul progetto Next Gen e anche sui metodi di lavoro del settore giovanile. Non puoi presentarti al Villa Park e non avere 5 cambi potenziali a disposizione. La Next Gen è nata anche per questo motivo, nei momenti di difficoltà la seconda squadra deve essere funzionale.
Con una mossa si è messo contro tutta la società e non solo. Se già nello spogliatoio non godeva di forte popolarità… così si è scavato la fossa da solo.

Le contraddizioni di Lecce
Qualcosa però con la società e con Giuntoli è successo post match, perché 3 giorni dopo andiamo a Lecce e Motta si contraddice e convoca 5 giovani. Cosa è successo da fargli cambiare idea in maniera così rapida?
Nella trasferta in Salento gli indisponibili sono: Nico Gonzalez, Douglas, Adzic, McKennie, Vlahovic, Savona, Bremer, Cabal, Milik. Motta annuncia: “Avremo con noi Montero, Pagnucco, Papadopoulos, Owusu e Pugno”.
Sullo 0-0 al 62’ Motta leva Gatti e Thuram e inserisce Rouhi e Fagioli. Segniamo con Cambiaso spostato a destra e sul’1-0 entrano Mbangula e Pugno, la Juve perde equilibrio e metri e arriva l’errore finale sempre di Cambiaso e nel recupero è 1-1. Polemiche a non finire. Da quel match cambia il vento definitivamente.
Avevo letto certe sostituzioni di Lecce come un’aperta provocazione alla società dopo le affermazioni pre-Aston Villa. Per me lì qualcosa può essersi rotto nei rapporti con il club, non a caso siamo a fine novembre, da quel momento la Juve a dicembre vive uno dei momenti più difficili.
Servivano 3 innesti d’esperienza
Dopo il pareggio interno con il Venezia avevo scritto: “servono a gennaio 3 innesti d’esperienza”. Avviene il contrario con l’allontanamento di Danilo, lo spogliatoio che esplode. Pare che le prime tensioni tra Giuntoli e Motta addirittura risalgono a ottobre post infortunio di Bremer, con il direttore tecnico intenzionato a ingaggiare Sergio Ramos. Ma Motta non vuole. E’ un leader troppo ingombrante per lui?
Stesso film a gennaio con altri giocatori d’esperienza proposti e rifiutati. Così la Juve va in difficoltà.
In una situazione d’emergenza così grave, solo a metà mese arriva il primo difensore, Veiga mentre per il secondo bisognerà aspettare gli ultimi giorni di gennaio con Kelly.
Prima del match tra Atalanta-Juventus, a gennaio, intercettiamo alcune voci molto credibili di una cena tra Giuntoli e i suoi collaboratori nella quale il direttore tecnico si sarebbe lamentato dell’atteggiamento di totale chiusura di Motta nel ricevere alcun consiglio… Da lì è nato lo sfascio?
Juve: dove bisogna intervenire ora
Ora il timone è in mano a Tudor che ha richiesto innesti mirati (il 27enne Leonardo Balerdi è il primo ma il Marsiglia lo dichiara incedibile), servono 3-4 giocatori ben rodati, i giovani alla Juve non mancano.
Ma ancor più necessario è avere le persone giuste e le idee giuste sui membri dello staff e sulle persone competenti che dovranno gestire tutti gli aspetti fisici della rosa, dalla preparazione fisica alla prevenzione degli infortuni e dal recupero.
Si perché gli infortuni ci sono stati nei tre anni e anche con Motta e la squadra si è sempre trovata ridotta all’osso (per questa ragione forse la Juventus dovrebbe avere una squadra di preparatori atletici, fisioterapisti e medici sociali che rispondono alla società e non agli allenatori di turno, come fa il Real Madrid).
La speranza è che arrivi il prima possibile un direttore tecnico che pensi a tutti questi aspetti e rifondi il settore tecnico, ma non c’è più tempo da perdere, il timing quest’anno è stato sbagliatissimo, Comolli doveva essere insediato a marzo non il 29 maggio.
