Per rispondere alla domanda delle domande dell’estate bianconera che ha scardinato la programmazione della Juventus e spiazzato sia Chiellini (che aveva assicurato tutti sul ritorno del cavaliere salentino) che Elkann ci sono volute settimane e settimane di indagini e ricerche nel sottobosco leccese legato all’ex allenatore juventino che difficilmente ritornerà mai ad allenare in Piemonte, a meno che Cairo non venda il Torino. Settimane per ricostruire tutta la vicenda, visto che nell’immediato alla improvvisa retromarcia sia dall’entourage e dagli amici di Conte che dall’ambiente vicino al club non trapelava nulla, tutto era blindato. Con il passare del tempo e con l’inizio della nuova stagione, la tensione si è allentata e alcune fonti hanno iniziato a far trapelare la ricostruzione che oggi pubblichiamo sul nostro blog.
Juve-Conte, Napoli-Allegri, tutto fatto ma…
Era tutto fatto, preaccordi siglati, non solo Conte-Juventus ma anche Allegri-Napoli. La tavola era stata apparecchiata, anche De Laurentiis (ci hanno assicurato fonti vincine all’allenatore), dopo mesi e mesi di conferenze polemiche da parte del tecnico, aveva accettato la scelta di Antonio (i due non si sono parlati per mesi) , si era già cautelato con Max e aveva dato mandato a Manna di rafforzare la squadra, perché oramai l’unico modo per sopravvivere in questo calcio folle è quello di fare strada in Champions League per incassare i premi Uefa.
Inoltre, il Presidente del Napoli si liberava da un contratto molto oneroso (al lordo Conte e il suo staff pesano a bilancio per 20 milioni di euro). Certo era il suo piano B, Conte è sempre stato al centro del suo progetto, ma aveva accettato la realtà anche perché si era cautelato con un tecnico – a suo modo di vedere – molto capace nella gestione del gruppo come Allegri.
Nessun salto nel vuoto come due anni prima con Garcia.
Max però voleva vivere tra Milano e Torino per ragioni personali
Su Allegri però c’è un però. Il tecnico toscano aveva firmato già un pre-accordo con il Napoli, ma il suo primo obiettivo era allenare a Milano, per ragioni familiari. Solo che al Milan ancora non avevano deciso il direttore sportivo e, percependo un certo caos, aveva preferito la strada sicura dei partenopei. La sua era un’esigenza personale, nessuna scelta professionale. Quando De Laurentiis e Conte hanno riniziato a parlare, nel frattempo nel Milan si è sbloccato tutto (con la nomina di Tare) e Allegri ha colto la palla al balzo, chiedendo al Presidente del Napoli di potersi liberare.
Conte-Juve-Napoli: le tappe
Chiusa questa parentesi, arriviamo al punto: perché Antonio Conte ha fatto retromarcia all’improvviso?
Al Napoli gli avevano promesso l’ingaggio di De Bruyne e di altri calciatori di primo piano secondo Conte, da lui richiesti come Ndoye. Non si parlava di un rinnovo del contratto nonostante una stagione fantastica che poteva chiudersi con lo scudetto. Antonio non si fidava più della parola del proprio Presidente dopo che a gennaio gli avevano venduto Kvara e non gli avevano comprato nessuno.
Una mossa che poteva costare lo scudetto, di fatto ADL aveva rinunciato a combattere. Ma Conte no e questa cosa lo mandava su tutte le furie.
Così in primavera, sfruttando i buoni rapporti con Chiellini (avvertendo una perdita del potere di Giuntoli con l’esonero di Motta), era riuscito a parlare con il suo ex calciatore e i due avevano trovato un’intesa. Aveva però bisogno di garanzie: non si fidava di De Laurentiis ma neanche del mondo Exor e della Famiglia Agnelli-Elkann.
Conte – Giuntoli: rapporti ambigui ma nessuna rottura definitiva
Sul fatto che abbia chiesto la testa di Giuntoli, dalle confidenze da noi raccolte, a noi non risulta ma tutto può essere. Anzi a Conte era stata garantita una campagna acquisti importante e il suo piano era compatibile con le mosse di Giuntoli con Mendes: cessione di Yildiz per finanziare il mercato e l’acquisto di Tonali e di un forte attaccante (Gyokeres?).
Ottenute le garanzie da Elkann, Conte ha iniziato il suo processo di allontanamento dal Napoli ma non si è mai fidato fino in fondo di nessuno, né da una parte né dall’altra.
Ma con la Juventus era tutto fatto e quando nel mondo del calcio si dà tutto per fatto vuol dire che ci sono dei documenti in qualche cassetto.

I poteri speciali
Conte però per fidarsi della sua nuova avventura in bianconero aveva bisogno che gli fossero assicurati poteri speciali che alla Juventus non aveva mai avuto. Nella sua testa c’era l’intenzione di comandare e l’unico modo per farlo era avere la certezza di vedere Chiellini ai vertici operativi del club con un ruolo operativo formale e deleghe ben definite. Giuntoli sarebbe stato ridimensionato (con un ruolo solo specifico per il mercato a livello operativo).
Antonio da Lecce era convinto che con Tonali la Juventus avrebbe fatto un deciso salto di qualità. Inoltre avere carta bianca alla Juventus, come aveva avuto Allegri, era una prospettiva che lo intrigava.
Ma in poche ore è cambiato tutto.
Conte-Juve: il ribaltamento e la retromarcia in poche ore: i motivi
Tutto si è ribaltato in pochi giorni molto intensi. E’ arrivato lo scudetto con quel dialogo surreale al centro del campo con De Laurentiis a favor di telecamere, un confronto inedito che però ha favorito il disgelo, il segnale che attendeva (l’ingaggio effettivo di De Bruyne che riteneva improbabile), il clima della città, le nuove rassicurazioni del Presidente e soprattutto, l’improvviso rimescolamento delle carte a Torino.
La nomina a direttore generale di Comolli lo ha spiazzato, è stato il segnale (negativo) che confermava le sue perplessità nascoste sul caos che regnava a Torino e le guerre di potere. Il licenziamento di Giuntoli (evidentemente è successo qualcosa di molto grave) era un altro segnale della confusione percepita da Conte all’interno della Juventus.
Lo avevano convinto assicurandogli che il timone sarebbe passato in mano a Chiellini (e quindi a lui) e invece, come sempre, la Proprietà rimescolava le carte. Invece di Marotta e Agnelli (con i quali non è mai andato d’accordo fino in fondo) si ritrovava con uno sconosciuto francese (ai suoi occhi) nel ruolo di direttore generale. La prima telefonata tra i due aveva convinto Conte a rinunciare e approfondire con il Napoli.
Troppo distanza c’era tra le parti nella visione del futuro del club Juventus. Così si è consumata la seconda traumatica rottura (e forse definitiva) tra Conte e la Juventus.
Dall’altra parte il Napoli lo aveva convinto, De Laurentiis finalmente si era mostrato deciso ad assecondarlo, anche con un aumento di stipendio, riconoscendogli il miracolo sportivo nonostante il mercato di gennaio e costruendogli una squadra più completa (solo il mancato ingaggio di Ndoye l’ha mandato su tutte le furie). Eppure se si parla con le fonti vicino a Antonio, trapela la sicurezza di vincere il campionato ma anche qualche perplessità sul mercato appena concluso.
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