Dopo la richiesta di patteggiamento accolta dalla GUP Govoni del Tribunale di Roma, Andrea Agnelli chiude la vicenda con 1 anno e 8 mesi di condanna, i cui effetti sono sospesi. E’ stata una scelta che però implica delle conseguenze drastiche nel suo rapporto con la Juventus oltre al danno di immagine definitivo che il club subisce.
Agnelli spiega la scelta “più opportuna”
L’ex Presidente ha voluto spiegare in un lungo post la sua posizione e il perché di questa scelta sofferta ma che lui giudica “la più opportuna”, considerando i 4 anni di procedimento penale e che “si trova ancora nella fase iniziale dell’udienza preliminare e l’alternativa sarebbe stata un limbo destinato a trascinarsi ancora per moltissimo tempo” così ha commentato Agnelli.
Ecco le sue parole su X:
“Ribadisco oggi il profondo rispetto per le Autorità competenti chiamate a valutare il mio operato, nella piena consapevolezza che le inchieste sportive e penali costituiscono sul piano personale, un capitolo molto gravoso, ma anche un utile spunto di analisi per il futuro. La decisione di avanzare la richiesta di applicazione della pena, sospesa, priva di effetti civili e di sanzioni accessorie, senza riconoscimento di responsabilità, quindi coerente con la mia posizione di innocenza, è stata indubbiamente molto sofferta. Dopo aver a lungo riflettuto, sono però convinto che rappresenti la scelta più opportuna, considerando che questo procedimento penale, avviato ormai quasi quattro anni fa, si trova ancora nella fase iniziale dell’udienza preliminare e l’alternativa sarebbe stata un limbo destinato a trascinarsi ancora per moltissimo tempo. Avendone quindi oggi l’opportunità, ritengo giusto porre fine a questo lungo periodo nel pieno rispetto delle procedure. Il mio amore per la Juventus resta totale e immutato, così come il mio legame con l’Italia e, in particolare, con Torino, la mia città. Il mio impegno di investitore sul tema della transizione energetica prosegue grazie allo sviluppo del FIEE, Fondo Italiano per l’Efficienza Energetica, che opera da quasi dieci anni, sotto la guida di un management esperto. Con passione continuerò, inoltre, a dedicarmi al ruolo di Presidente dell’IRCCS Istituto di Candiolo – Fondazione Piemontese per l’Oncologia, un incarico che ricopro dal 2017 e che mi rende orgoglioso, grazie al lavoro di medici ericercatori eccezionali che quotidianamente affrontano la lotta contro il cancro, fornendo al contempo le cure per oltre trentacinquemila pazienti all’anno. Infine, da oltre due anni ormai vivo ad Amsterdam città nella quale, con la mia famiglia, abbiamo scelto di stabilirci e dalla quale costruirò i miei progetti futuri”.
Obiettivo: evitare calvario giudiziario e gogna mediatica
E’ chiaro che si evince il fatto che l’ex dirigente apicale della Juventus abbia voluto evitare sia un calvario giudiziario lunghissimo (che sarebbe anche potuto sfociare con una sentenza di assoluzione per prescrizione, c’erano buone possibilità) che la gogna mediatica che ne sarebbe conseguita (pensiamo solo al giorno della sua udienza) ma è anche evidente che i margini di manovra non fossero così ampi nel merito (pensiamo ai foglietti lasciati da certi dirigenti distratti nel 2021 in sede) visto la quantità di intercettazioni ambientali e telefoniche della Procura di Torino alla Continassa e non solo. Sarebbe stato un processo lunghissimo e sempre in bilico – almeno nel merito – senza certezze né di colpevolezza né di innocenza e con il fiato sospeso fino alla fine (nel vero senso della parola), fino al pronunciamento della sentenza.
Una scelta che penalizza la Juventus:
Dal punto di vista dell’immagine la sua scelta di non volersi difendere significa gettare la Juventus nella gogna mediatica però che quindi esce di fatto – per via della responsabilità organica nei confronti dei suoi manager – con una condanna. E i tifosi avversari e i giornalisti anti-juventini inizieranno a ricamarci sopra sul doping finanziario e sugli scudetti. Non una bella figura neanche con gli sponsor. Brutta storia, veramente brutta. Che amarezza.
Una scelta che implica un addio definitivo
Come scrive Agnelli la sua è stata una scelta di opportunità, una scelta che implica degli addii quasi definitivi.
L’ex Presidente lancia parole d’amore verso la Juventus ma elenca anche le sue attività che oggi lo tengono impegnato e ribadisce il fatto che la sua vita personale, familiare e di business è a Amsterdam.
Sul nostro blog abbiamo analizzato il messaggio e siamo arrivati a una conclusione quasi certa.
E’ chiaro che Andrea Agnelli parla della Juventus sempre con la consueta profondità ma le sue parole sanno quasi di addio: “Il mio amore per la Juventus resta totale e immutato, così come il mio legame con l’Italia e, in particolare, con Torino, la mia città”.
Parole che vanno interpretate in base alle scelte fatte: accettando una condanna del genere per le accuse di aver commesso presunti reati finanziari e amministrativi, si mette in una posizione di non poter mai essere l’amministratore di una società quotata in borsa. Come potrebbero fidarsi i mercati con una condanna di quella natura alle spalle?
Una persona come Andrea Agnelli né è consapevole. Le squalifiche sportive non sono mai state un ostacolo (pensiamo a Galliani squalificato post Calciopoli che ha continuato a gestire il Milan), ma è una scelta di “opportunità”, nel senso che con condanne simili alle spalle diventa difficile poter essere nominato dagli azionisti a capo di una società quotata in borsa.
Una gestione che è costata quasi 1 miliardo di ricapitalizzazioni
Considerando anche che gli ultimi anni della sua gestione (che inizia dall’allontanamento dei due CEO Marotta e Mazzia) sono costati quasi 1 miliardi di euro di ricapitalizzazioni agli azionisti, 650 milioni solo a Exor.
Inoltre è una scelta di opportunità anche non amministrare alcuna azienda per almeno un anno e otto mesi, perché in caso di recidiva la sospensione verrebbe revocata. Sappiamo che nell’amministrare una società possono accadere anche degli incidenti inaspettati, a volte ti chiamano in causa anche per responsabilità formali e indirette che però, per via della posizione assunta, ne devi rispondere per legge.
Lo potremmo mai rivedere alla Juventus?
Lo potremmo rivedere alla Juventus? Non nei prossimi anni per le ragioni elencate e non da Presidente, magari in futuro con un ruolo secondario e che non riguarda l’amministrazione diretta della società (ripeto, i reati contestati erano di natura finanziaria e amministrativa). Le sue possibilità potrebbero aumentare se la Juventus non dovesse essere in futuro più quotata in borsa, ma rimane sempre l’ostacolo Exor (della quale è indirettamente azionista grazie alla Giovanni Agnelli BV) che sa bene che certi suoi errori sono costati quasi un miliardo di euro a tutti i soci e 650 milioni a Exor. Potranno mai rifidarsi?
Facciamo anche un recap su come si è concluso il procedimento penale.
Le pene dei manager della Juventus, Arrivabene assolto
• Andrea Agnelli, ex presidente della Juventus, riceve 1 anno e 8 mesi di reclusione, pena sospesa con ammenda.
• Pavel Nedved, all’epoca vicepresidente, è stato assegnato a 1 anno e 2 mesi.
• Fabio Paratici (ex direttore sportivo) e Cesare Gabasio (Chief Legal Officer dal 2021 e regista della redazione dei documenti per la famosa manovra stipendi) ottengono 1 anno e 6 mesi.
• Stefano Cerrato, Marco Re (CFO fino a luglio 2020) e Stefano Bertola (Chief Operating Officer) ricevono una pena di un anno, convertita in ammenda.
Per quanto riguarda l’ex amministratore delegato Maurizio Arrivabene, è stato accolto il non luogo a procedere.
Sanzioni alla Juve e i risarcimenti
La Juventus dovrà versare 156.750 euro di ammenda. Quanto alle parti civili — ben 221 — sono state approvate transazioni per un terzo dei richiedenti, per un totale di 1.080.000 euro, escluse le richieste avanzate da Cesare Gabasio.
I reati contestati
Quali erano le accuse mosse prima dalla Procura di Torino e poi di Roma agli imputati:
• manipolazione del mercato;
• false comunicazioni sociali delle società quotate;
• dichiarazione fraudolenta;
• ostacolo agli organi di vigilanza
