Matias Soulé

Barbieri e Soulé: la Juve verso il futuro ma ispirata al passato, come Boniperti costruì la squadra bianconera più forte di sempre

La storia è Maestra: i grandi cicli della Juventus sono iniziati con una forte base italiana più giovani del vivaio e naturalmente campioni. E’ la stessa strada che sta provando a intraprendere la Juve post gestione Andrea Agnelli. Una strada lunga che richiederà pazienza ma è l’unica via per il risanamento del bilancio e per ritrovare un equilibrio nei conti.

Barbieri titolare contro il Sassuolo

Contro il Sassuolo dovremmo vedere finalmente in campo Tommaso Barbieri sulla destra, oltre a Matias Soulé dietro la prima punta. Dico finalmente perché l’ex Novara lo aspetto da dicembre in prima squadra, quando nell’amichevole dell’Emirates a Londra, fece un partitone contro i gunners. Da allora, in modo misterioso, se ne sono perse le tracce.

A gennaio la Juve era in piena emergenza nel ruolo con gli infortuni di Cuadrado e De Sciglio ma di Barbieri neanche l’ombra. Naturalmente i miei interrogativi sono espressi da semplice tifoso che ha il 99% delle informazioni in meno di Allegri. L’allenatore vede i giocatori in campo ogni giorno alla Continassa e avrà fatto le scelte migliori per la Juve, però non rischiare un esterno destro così in piena emergenza mi ha fatto pensare.

Forse Allegri vuole riservare a Barbieri la stessa trafila di Fagioli?

Quando meno te lo aspetti, lo vedi tra i probabili in campo nelle formazioni pre-gara, in un match delicatissimo come quello di Reggio Emilia.

Sono soddisfatto perché da osservatore, a me piace ragionare non solo sul presente ma anche sul futuro. E’ giusto provarlo e dargli una possibilità, non sarà facile contro il Sassuolo che è molto forte sugli esterni, soprattutto nella zona di Barbieri.

Soulé e la Juve del futuro

Puntare ad avere una rosa con uno zoccolo duro italiano più ragazzi stranieri del vivaio come Matias Soulé (nella foto Depositphotos contro il Friburgo) e Iling Junior, Barrinenchea e Sekulov: è l’unico modo per gettare le basi su un futuro roseo e soprattutto sostenibile. A questi giovani è logico che devi affiancare campioni come Paul Pogba (se starà bene) e Angel Di Maria.

La Juve pensa inoltre al ritorno di Rovella e punta forte su Davide Frattesi del Sassuolo (valutazione 20 milioni, già 6 goal in questa stagione).

Penso che i dirigenti bianconeri proveranno ad aprire una trattativa con Carnevali (Chiné permettendo) se dovesse non rinnovare Rabiot. A quel punto l’incursore sarebbe l’ex romanista.  

Ripeto per l’ennesima volta: per ragioni di politica sportiva non comprerei oggi italiani per non favorire la Nazionale e la FIGC, ma dal punto di vista tecnico, la storia insegna: Juve italiana fa rima con vittorie e cicli memorabili in Europa.

La Juventus ’82 / ’83

Pensiamo alla Juve più forte (dal punto di vista tecnico) della storia ultra centenaria del club bianconero.

Zoff, Gentile, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Bettega, Tardelli, Rossi, Platini, Boniek. Era la Juventus finalista nel 82/83 a Atene nella vecchia Coppa Campioni, per me la Juventus più forte di tutti i tempi che dominò in Europa ma si bloccò in finale. Sconfisse in un memorabile doppio duello i campioni d’ Europa in carica dell’Aston Villa nei quarti di finale. Al tempo il calcio inglese (come oggi) era una spanna sopra quello continentale (i club della First Division vincevano tutto).

Un anno prima 6 juventini si erano laureati campioni del Mondo mentre Platini e Boniek arrivarono fino alle semifinali del Mundial spagnolo.

L’anno dopo una formazione quasi identica (andò in Canada Bettega, si ritirò Zoff e arrivarono dall’Avellino Vignola e Tacconi più Penzo dal Verona) vinse a Basilea la Coppa delle Coppe.

Nel 1985 purtroppo ci fu la tragedia dell’Heysel che chiuse il ciclo europeo di Trapattoni e Michel Platini. Ci fu l’innesto di Briaschi dal Genoa, più Favero al posto di Gentile, per il resto la squadra era la stessa.

Tre finali europee consecutive, più una SuperCoppa e una Intercontinentale vinta con il mitico Trapattoni in panchina.

Le basi furono gettate negli anni 70 da Allodi e Boniperti

Quel ciclo europeo era partito a Bilbao nel 1977. Oltre ai soliti noti, titolari c’erano anche Cuccureddu, Furino, Morini, Causio, Boninsegna e Bettega.

La squadra era stata però costruita anni prima dalla strana coppia Italo Allodi e Boniperti (ma Luciano Moggi, uomo fidato di Allodi ma rivale del presidente, da osservatore diede un bel contributo).

Poi il compianto Giampiero proseguì nell’opera, insistendo molto sui giovani fino all’ abolizione del vincolo che lo indusse (erroneamente) a smantellare il vivaio per quasi 8 anni, con zero investimenti. Di quella scelta ne pagammo le conseguenze post 1986 fino a quasi il 1994.

La riapertura delle frontiere

Quella Juve vinse tutti i trofei in Europa, nonostante per molte stagioni non potè avvalersi degli stranieri (le frontiere erano chiuse). Arrivò quel Signore di Liam Brady nel 1980 (regista dell’Arsenal) e la seconda stella sulla maglia due stagioni dopo. L‘Avvocato era attratto da un giovane campione argentino (Maradona) ma i sindacati italiani e i generali argentini non consigliarono l’acquisto.

Era l’ItalJuve, una squadra solidissima e di talento, costata “un tozzo di pane” alla quale l’Avvocato Agnelli volle aggiungere un po’ di “foie gras”.

Ho voluto forzare la metafora.

 In realtà l’Avvocato lo disse per l’acquisto di Michel: “Platini lo abbiamo preso per un tozzo di pane e lui ci ha messo sopra il foie gras”.

Nonostante i campioni era una Juve molto attenta ai costi e al bilancio. Del resto era un calcio molto più sostenibile.

Nel 1982 arrivarono i due semifinalisti del Mondiale Platini e Boniek.

Michelino Laudrup nel 1986 (fu protagonista della vittoria dell’Intercontinentale) che diedero un valore aggiunto dal punto di vista tecnico, ma in quella Juve si lottava sul campo con il coltello tra i denti in ogni partita grazie a uno spogliatoio granitico italiano e entrare in quel gruppo non era facile. Platini lo sa bene. Proprio nel ’82 capitan Furino non accolse nei migliori dei modi Le Roi Michel ma quando il francese si ambientò non c’erano rivali. Era la Juve più forte di sempre.

Il segreto era avere una buona e forte base italiana, con tanti giocatori cresciuti nel vivaio. Vedrete a margine di questo articolo la ricostruzione.

Le stelle bianconere scoperte da giovanissime

Nel 1976-77 tra i titolari c’erano il Barone Franco Causio (preso a 16 anni dalla Sambenedettese scoperto da Luciano Moggi a un provino a Rimini dopo che fu bocciato qualche mese prima nelle giovanili bianconere a Torino),

Furino e Bettega erano cresciuti nelle giovanili bianconere. Nella Juventus delle 3 finali consecutive erano presenti altri prodotti bianconeri: Sergio Brio e Paolo Rossi (anche lui scoperto da Big Luciano alla Cattolica Virtus) più Marocchino in panchina.

L’altro capolavoro di Boniperti fu l’ingaggio del giovanissimo Marco Tardelli dal Como (giocava da terzino sinistro originariamente).

Con l’Atalanta c’era si una vera e propria partnership. Da Bergamo arrivarono Gaetano Scirea e Cesare Prandelli, inoltre Boniperti acquistò con i nerazzurri in comproprietà Antonio Cabrini dalla Cremonese. E non dimentichiamoci del numero 12 Bodini.

Il Gheddafi biaconero Claudio Gentile fu prelevato dal Varese.

C’ è stata anche l’operazione capolavoro diversi anni prima con il Napoli che portò in bianconero: Dino Zoff quando era già maturo.

Vediamo un elenco delle operazioni messe in atto da quella Juventus che puntò molto sui giovani emergenti:

  • Cabrini Atalanta-Cremonese (comproprietà)
  • Gentile Varese
  • Scirea Atalanta
  • Bonini Cesena
  • Furino (cresciuto nel vivaio, in prestito al Palermo)
  • Bettega (vivaio, in prestito al Varese)
  • Brio vivaio (ma anche giovanili Lecce)
  • Tardelli Como
  • Paolo Rossi vivaio (poi Vicenza-Perugia e il ritorno)
  • Tacconi Avellino
  • Bodini Atalanta
  • Briaschi Genoa
  • Favero Avellino
  • Vignola Avellino
  • Prandelli Atalanta
  • Zoff Napoli
  • Franco Causio (sambenedettese a 16 anni e giovanili Juve)
  • Marocchino (vivaio)
  • Pioli Parma
  • Caricola Bari
  • Morini Sampdoria
  • Cuccureddu Brescia

L’attaccamento alla maglia degli italiani


E’ vero che ingaggiare stranieri era limitato e avere italiani era la normalità fino alla Bosman (1996), ma il ciclo europeo più vincente di sempre della Juve è coinciso con un gruppo italiano molto forte. Con i nostri giocatori si può vincere più facilmente in Europa perché c’è un attaccamento alla maglia differente. L’italiano sa cosa vuol dire indossare i colori della Juventus.

Boniperti comprava i giocatori italiani quando erano ancora giovani, ci sono state poche eccezioni (Benetti scambiato con Capello e Boninsegna con Anastasi, più il ritorno di Paolo Rossi dopo la squalifica).

Il Presidente prima di lasciare definitivamente la sua presidenza (a livello operativo) nel 1994 comprò Alessio Tacchinardi dall’Atalanta, Alessandro Del Piero dal Padova e Alessio Pirri dalla Cremonese (in comproprietà). Tre fenomeni a livello giovanile, i primi due sappiamo la carriera che hanno fatto, il terzo purtroppo si è perso. Negli anni precedenti aveva provato a fare investimenti miliardari (c’erano ancora le lire) per Gigi Sartor e Nicola Zanini, proprio perché la Juventus doveva rimediare all’errore di non aver investito per anni nel vivaio (dal 1980 al 1989 quando arrivarono Michele Serena e company).

Champions del 1996: lo zoccolo duro di Lippi


Anche nell’ultima Champions di Roma, quella di Lippi e della Triade, la base era italiana (l’ultimo anno prima che la Bosman entrasse effettivamente in vigore): Peruzzi, Ferrara, Vierchowood, Pessotto, Torricelli, Conte, Di Livio, Vialli, Del Piero, Ravanelli.

Nel ciclo di Lippi delle 5 finali europee non possiamo scordarci neanche di Gigi Buffon (il portiere più forte in Italia e forse della storia del calcio), Filippo Inzaghi, uno dei giocatori italiani che ha segnato di più in Champions con la Juve e il Milan. Ci sono stati anche Bobo Vieri (una stagione) e Nick Dinamite Amoruso, più come ho ricordato Alessio Tacchinardi. Nella finale di Manchester non possiamo non citare Gianluca Zambrotta (una bandiera fino al 2006) più il naturalizzato Camoranesi (che ha giocato nell’ Italia mondiale), Birindelli (senza dubbio uno che ha sempre fatto gruppo) e Mark Iuliano (partner fedele di Montero).

Nell’ultimo ciclo vincente la base era italiana: Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Pirlo, Marchisio.

Nella foto Matias Soulé contro il Friburgo (diritti editoriali acquistati da DepositPhotos)

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