Silvio Berlusconi

La grande lezione di Silvio Berlusconi con le 5 Champions vinte, le differenze con la Juve

Se devo definire Silvio Berlusconi nel calcio e perché abbia vinto 5 Champions lo sintetizzo in tre passaggi: è stato un visionario (vedi il calcio televisivo), anti-catenacciaro convinto e amante dei Campioni, non a caso uno dei primi che contattò quando andò al Milan fu Michel Platini, ma l’Avvocato e Michel erano legati da una profonda amicizia.

Silvio Berlusconi visionario: il Mundialito la sua prima creazione

Silvio Berlusconi è stato un visionario: ha lanciato Canale 5 nel 1980 organizzando per la prima volta il Mundialito. Pur non avendo la diretta ancora e, in piena lotta contro il monopolio di Stato della Rai, il fondatore di quella che poi diventerà Mediaset, aveva capito le potenzialità del calcio televisivo e, soprattutto, aveva compreso che il calcio sarebbe campato grazie alle televisioni e avrebbe fatto la fortuna delle stesse.

In quella mini competizione inventata da Berlusconi, il Milan giocò con in prestito un certo Joah Cruijff che a 34 anni, giocò solo 45 minuti nel 1981.

Platini e il Mundialito

Mi ricordo ancora il Mundialito del 1983 con Juventus, Inter, Milan, Penarol e Flamengo dei grandi campioni sudamericani. Vinse la Juve di Platini al termine di una stagione agro-dolce, o forse proprio amara: era la Juve dei 6 campioni del Mondo più Bettega, Platini, Boniek e Furino (che però stava lasciando spazio a Bonini). Arrivò seconda in campionato dietro a una Roma irresistibile di Falcao e Conti, ma fu battuta ad Atene dall’Amburgo a sorpresa. Una ferita ancora aperta. Nel finale di stagione si giocarono gli ultimi appassionati turni di Coppa Italia: in semifinale la Juve eliminò l’Inter per il rotto della cuffia, in finale perse malamente a Verona 2-0 ma vinse ai supplementari al ritorno per 3-0 trascinata da Platini che poi volle vincere anche il Mundialito.

Berlusconi avanti di 30 anni

Berlusconi aveva capito tutto con 30 anni di anticipo. Nel 1986 comprò il Milan proprio per entrare in questo sistema e trasformare il calcio in uno spettacolo televisivo, non badò a spese, il calcio doveva essere la fabbrica dei sogni per i tifosi. Non a caso scelse nella sua seconda stagione un tecnico che cambiò radicalmente il calcio italiano, come del resto fece Silvio sballando tutte le spese, gli ingaggi a suon di miliardi. La Juve rimase spiazzata.

L’anticatenacciaro

In molti rimasero scettici quando Berlusconi scelse Arrigo Sacchi (che aveva purgato il suo Milan in Coppa Italia), il sottoscritto no. Avevo seguito Sacchi nel Parma in Serie C addirittura seguendo i suoi allenamenti con il megafono. Una volta gli vidi far provare uno schema su punizione al suo numero 10 (Gabriele) non so quante volte. La squadra era al limite ma poi in partita eseguì tutto alla perfezione.

In Italia andava di moda ancora il catenaccio, la Juventus era la più decisa sostenitrice ma anche la critica, a iniziare da Gianni Brera, non ne voleva sapere di vedere un calcio differente e, massacrarono Sacchi nei primi mesi.

Eppure conoscevo benissimo il suo calcio fatto di pressing asfissiante, difesa in linea alta per il fuorigioco (quando, tranne la Roma) tutte giocavano ancora con il libero dietro lo stopper. Non a caso nacque il Milan degli olandesi che dominò in Europa (e meno in Italia fino all’arrivo di Capello).

La coerenza di Berlusconi: solo il calcio spettacolare si può vendere

Berlusconi è stato grande in questo: ha capito che solo attraverso un calcio propositivo e spettacolare si può vendere un prodotto a peso d’oro e grazie a questo tipo di football può primeggiare in Europa (5 Champions condite da 8 Scudetti).

La Superlega di Berlusconi

Non è un caso, nel 1988, alla vigilia di una finale europea, Berlusconi lanciò l’idea eretica della Super lega. Solo con l’arrivo degli alleati Moggi-Giraudo-Bettega (uomini di Umberto Agnelli, padre di Andrea) 6 anni dopo, trovò la sponda giusta per fare pressioni alla UEFA. E trovò per strada un altro socialista e alleato-rivale in Francia: Bernard Tapie. Un uomo che da un certo punto di vista gli assomigliava molto e che aveva la stessa visione del calcio. Nacque il G-14 (qualcosa di più elitario dell’ECA) anche grazie a un Bayern Monaco molto più coraggioso di oggi, un’associazione presieduta da Roberto Bettega, uno degli uomini di fiducia del Dottore e, con dietro, il peso politico dell’Avvocato.

Nacque la Champions grazie a Berlusconi e Umberto Agnelli

La UEFA cedette sui diritti televisivi iniziando a corrispondere ai club cifre importanti, nacque così la Champions League (la vecchia Coppa dei Campioni andò in soffitta), grazie alla visione e apertura mentale all’innovazione di Berlusconi, Umberto Agnelli e Bernard Tapie. Milan, Juventus e Marsiglia diventarono 3 club potentissimi dal punto di vista politico-sportivo.

Silvio era stato coerente: vedeva una nuova competizione televisiva ma sceglieva sempre allenatori adatti a questo tipo di progetto, gente che non si difendeva mai a oltranza.

Anche la Juve dominava in Europa ma ha raccolto meno

Sarà un caso ma la Juve ha disputato il numero più alto di Champions proprio nell’era del suo allenatore più offensivo della storia (Marcello Lippi).

Quella Juventus dominava come il Milan di Berlusconi anche in Europa, proprio perché c’era una visione di un calcio propositivo. Ma con una differenza: il fondatore di Mediaset spendeva e ri-spendeva miliardi delle vecchie lire, la Juventus si manteneva a budget zero. E questo cosa vuol dire? Senza dubbio una maggiore competenza nella scelta e nella gestione dei giocatori da parte di Moggi rispetto a Galliani che però aveva più cartucce che poteva sprecare e giocare per alzare la Coppa dalle Grandi Orecchie.

La differenza in Champions tra Juve e Milan

Però il suo Milan vinse 5 Champions la Juve di Moggi solo 1. Prima di tutto se a Manchester fosse finita diversamente a rigori sarebbe stato un 4-2 meno umiliante, inoltre il periodo di Berlusconi va dal 1986 fino al 2016, quello di Moggi dal 1994 al 2006. Un periodo molto più breve. Se considerassimo lo stesso periodo: la Juventus averebbe 2 Coppe dei Campioni, il Milan 5 (ma sempre con i rigori di Manchester a fare la differenza).

Le 5 finali europee di Lippi

La Juve di Lippi fece 5 finali europee: perse la prima di Coppa Uefa contro il Parma di Tanzi in modo sfortunato fallendo occasioni da goal clamorose ma dominando una grandissima squadra.

Vinse a Roma aggredendo il grande Ajax di Van Gaal (che aveva battuto il Milan l’anno prima in finale) con un gioco iper offensivo. Anche in quel caso fallì tante occasioni pur dominando ma vinse ai rigori.

Perse con il Dortmund per il caso (come dice Guardiola “la finale è il lancio di una montetina”) ma anche perché era convinta di aver già vinto come a Atene nel 1983.

Perdemmo contro il Real Madrid per un errore arbitrale bestiale (un goal in fuorigioco di due metri) ma anche perché arrivammo a quella finale a pezzi, con Del Piero e Inzaghi che non si reggevano in piedi dopo aver fatto gli straordinari in Serie A.

L’ultima a Manchester contro il Milan è finita ai rigori e poteva girare anche diversamente dal dischetto, ma l’approccio della Juve fu da incubo, con la formazione sbagliata da Lippi (Montero terzino sinistro ancora ora si avvita intorno a se stesso). Anche i grandi sbagliano.

Quella Juve perse la finale con il giallo a Nedved contro il Real Madrid in semifinale. La squalifica del ceco scombussolò tutti i piani, in quel momento Pavel era l’uomo decisivo della Juve. Quello che faceva la differenza anche negli equilibri.

Il Real di Florentino e il Milan di Berlusca

Ed è proprio questo il punto: perché Real Madrid e Milan hanno sempre avuto una continuità così superiore rispetto alla Juve anche nel vincere le finali?

In parte può essere il caso, lo dice Guardiola, ma non è una coincidenza che si ripeta quasi ogni anno?

Il Real Madrid di Florentino Perez e il Milan di Berlusconi cosa hanno in comune?

Due cose: il gioco offensivo, organizzato e propositivo (con un atteggiamento sempre che tende alla vittoria) e i grandi campioni in campo. Sul primo aspetto qualcuno obietterà: ma Ancelotti l’anno scorso si è adattato molto agli avversari e non sempre ha imposto il proprio gioco. Certo, quando hai contro il Manchester City o il Barcellona di Guardiola, visto che sei inferiore cerchi di sfruttare le debolezze del tuo avversario ma sempre in modo propositivo. Vedi Inzaghi quest’anno: c’è andato vicino.

Può esserci poi l’anno di Di Matteo o di Mourinho che si difendono a oltranza e gli va bene per quella stagione eccezionale (come alla roulette), ma nel lungo periodo se vuoi vincere più volte la Champions o arrivare quasi sempre vicino a vincerla, devi avere un gioco propositivo volto a schiacciare l’avversario. Real Madrid, Milan, Barcellona e Liverpool (le squadre più vincenti della competizione) lo dimostrano.

Silvio l’aveva capito nel 1987, senza ombra di dubbio e, aveva capito, che il calcio avrebbe fatto la fortuna delle tv commerciali.

Le due finali di Allegri

Mi farete un’osservazione: ma Allegri è arrivato due volte in finale. Bravi! Prima di tutto, come ho detto, quando ti difendi a oltranza una stagione ti può andar bene.

Ti è andata bene contro il Tottenham (dominio dei bianchi d’inghilterra ma dopo 75 minuti di sofferenza campioni come Higuain e Dybala te l’hanno risolta) ti è andata male contro il Bayern e il Real. Se ti difendi e porti le squadre dentro la tua area per 20/30 minuti può succedere di tutto a quei livelli, soprattutto con i regolamenti di oggi e il VAR.

Ma se ci ragioniamo su, le due finali di Champions non sono state casuali: riguardano le Juventus più offensive di Allegri. La prima aveva ancora l’intensità e l’organizzazione contiana ed era una signora squadra con la migliore difesa e portiere del Mondo, un Tevez eccezionale, Pogba, Pirlo, Marchisio e Vidal a centrocampo. Ma il gioco era propositivo seppur più attento rispetto alla Juve di Conte.

La seconda finale è stata frutto di una Juve eccezionale, iper offensiva con un 4-2-3-1 con Pjanic e Khedira davanti la difesa, non Mauro Silva e Duga. Due mediani comunque propositivi come il bosniaco e il tedesco. Mandzukic spostato a sinistra, Higuain davanti, Dybala dietro qualche metro e Cuadrado a destra. Un capolavoro tattico. Perse però contro i campioni del Real Madrid a Cardiff.

I Campioni fanno la differenza (e i soldi…)

I campioni però sono il tema vero. Per vincere le Champions in modo continuo servono i campioni, senza quelli non vai da nessuna parte e Florentino Perez e Berlusconi hanno sempre puntato anche su quelli.

Non scordiamoci che la Juventus, due anni prima di Manchester, prese si Nedved ma vendette Zidane e Inzaghi. Zidane, andato al Real Madrid vinse Champions come stappare bottiglie di Champagne. Idem Inzaghi l’ha alzata con una doppietta in rossonero contro il Liverpool.

Se in quella serata di Manchester, con Nedved squalificato, ci fosse stato Zidane come sarebbe andata?

La Champions è così. Non puoi mai avere la sicurezza, ma se hai più campioni in campo, non ti preoccupare che l’alzerai più degli altri, soprattutto se in squadra puoi schierare sia Nedved che Zidane. Era una vecchia mentalità anche dell’Avvocato negli anni ’80, quando volle vincere la Coppa dei Campioni a tutti i costi. Aveva Brady ma non si accontentò e volle Platini e Boniek. Aveva 6 campioni del Mondo in campo ma non si fermò.

Berlusconi nel calcio si è fatto da parte appena ha capito che cinesi (prima) e sceicchi (dopo) avrebbero fatto il vuoto, proprio come fece lui negli anni ’80-’90, spendendo per costruire almeno 2 squadre, a volte anche 3 pur di sottrarre una decina di giocatori buoni alla concorrenza.

Oramai il calcio è questo e per le squadre italiane puntare ogni anno a vincere la Champions è pura utopia: o vendi agli sceicchi o rassegnati. Per questa ragione Agnelli ci ha riprovato con la SuperLega ma gli è andata male. Andrea era consapevole che con questo fair-play finanziario della UEFA non c’è possibilità di contrastare gli sceicchi e la Premier League. Per questa ragione Exor – secondo me dai segnali che ho raccolto – venderà come ha fatto Berlusconi.

Potrai fare degli onorevoli secondi posti quando i sorteggi girano bene ed è il tuo anno. Lo dimostrano Inzaghi e Allegri negli ultimi 10 anni, salvo trovare in finale super squadre che ti puniscono al primo mezzo errore.

Berlusconi era lo sceicco degli anni ’80-‘90, ma con una visione che in pochi hanno avuto nel mondo del calcio e degli affari. Addio Silvio.

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