Cristiano Giuntoli

Perché Giuntoli sta appoggiando Max Allegri

“Per ottenere grandi risultati ci vogliono talento, mentalità e disciplina e siamo sicuri che lui (Allegri, ndr) sia il più talentuoso di tutti”
(Cristiano Giuntoli 18 luglio 2023)

Juventus: un club diviso dal 2019

E’ dal 2019 che la società Juventus non è più unita e granitica intorno alla figura dell’allenatore. Quella scelta di esonerare Max Allegri (dopo 5 scudetti consecutivi) sfasciò in due la dirigenza: da una parte Andrea Agnelli e dall’altra Fabio Paratici e Pavel Nedved. Da quel giorno ne sono successe di tutti i colori, con il sabotaggio esplicito (e ammesso) a Maurizio Sarri che si è trovato in mezzo a una faida senza precedenti. Non è un segreto che il piano di Paratici-Nedved era quello di far ritornare Antonio Conte ma Agnelli si oppose.

Il club dall’uscita di un elemento di equilibrio come Beppe Marotta ha iniziato a perdere pezzi e l’inizio della fine è iniziato proprio dalla cacciata dell’amministratore delegato. I pezzi sono caduti come in un perverso domino.

Uno degli ultimi pezzi è stato aver fatto sottoscrivere un quadriennale a Allegri (o meglio un 2+2 ma con una penale in caso di esonero da oltre 30 milioni pagabili in un’unica soluzione). Un modo per imporre una scelta a tutti i dirigenti, per cercare di ridare una stabilità tecnica (imposta dall’alto).

L’imposizione del 2021

L’aspetto più curioso è stata la sequenza degli eventi accaduti nel 2021: prima è stato nominato l’allenatore, poi il direttore sportivo (Cherubini, funzionale alla corrente Allegri-Agnelli) e infine l’amministratore delegato (il controllore Arrivabene).

Si è fatto esattamente il contrario di quello che deve essere fatto in una società che vuole essere competitiva (infatti i risultati di questo modus operandi sono sotto gli occhi di tutti dal punto di vista sportivo e finanziario). Ma Agnelli lo sa bene, solo che era un modo di comandare anche dopo l’arrivo del “controllore” dei conti Arrivabene, mandato da mamma Exor a controllare tutti i casini che stavano accadendo alla Continassa. Allegri con quel contratto sarebbe stato blindato.

Allegri: poteri illimitati ma zero programmazione

E dal 2021 che la forte sensazione che Allegri faccia il bello e il cattivo tempo. Un uomo solo al comando con mille contraddizioni e un cambio repentino e continuo di strategie che stanno mandando allo sfascio la programmazione tecnica. “Dybala al centro del progetto e vice-capitano”, Dybala rinnovato ah… no… cacciato senza pietà. “Bonucci capitano”, Bonucci messo fuori rosa. “Con Morata l’attacco è troppo sterile”, arriva Vlahovic per 90 milioni (più commissioni agli agenti), Vlahovic sul mercato dopo un anno. Pogba Pogba si, Pogba rotto. Un caos senza precedenti.

E’ da almeno 2 anni che la Juve vive in queste contraddizioni e spaccature, con un allenatore imposto dall’alto e da un contratto blindatissimo.

L’arrivo di Giuntoli senza spazio di manovra sull’organico

Giuntoli si è ritrovato nelle medesime condizioni di Arrivabene: con un allenatore intoccabile, una dirigenza già fatta (Manna, Cherubini, Chiellini) e senza un collaboratore, anche se il buon Cristiano è riuscito a piazzare un suo uomo (Stefano Stefanelli) in un club satellite bianconero (il Pisa).

Giuntoli e il rapporto con gli allenatori

Cristiano Giuntoli – da scafato uomo di calcio – è ben consapevole di tutte queste dinamiche interne nei club. Con il Napoli ne ha viste di tutti i colori, oggi ha le mani legate come le aveva in Campania. Solo nell’ultima stagione De Laurentiis gli ha dato un ampio mandato e abbiamo visto quello che è successo.

Nella conferenza stampa Giuntoli ha fatto capire (citando alcune operazioni come quelle di Rabiot, Milik e Weah) che questo non è il suo mercato (se non in uscita).

Al Napoli ha sempre gestito allenatori scelti da ADL, tranne Gattuso chiamato proprio da Giuntoli dopo la disastrosa esperienza di Ancellotti, unico allenatore a voler fare il manager sul mercato e fare danni irreparabili (pensiamo a Lozano a 45 milioni di euro pagati dal Napoli).

Sul rapporto Giuntoli-Ancelotti se ne dicono molte nel Golfo, ci sono leggende e ombre ma nessuno sa realmente cosa sia successo in quello spogliatoio quando la squadra decise di ammutinare il tecnico e suo figlio.

Ma Giuntoli è sempre stato un aziendalista ed ha sempre difeso gli allenatori, dal Carpi al Napoli è sempre stato il suo mantra: sa benissimo che prima di tutto solo una società unita e forte che protegge il suo tecnico ha possibilità di vincere. E lui lo ha fatto: a Carpi con 4 promozioni in 5 anni, a Napoli riportando uno scudetto dopo oltre 30 stagioni.

Perché Giuntoli sta sostenendo Allegri

Fare la guerra ad Allegri – come speravano i tifosi anti-allegriani – lo avrebbe solo esposto a figuracce davanti alla proprietà e avrebbe perso subito credibilità e potere.

Il direttore tecnico è consapevole che Allegri – in questo momento – per l’opinione pubblica, in particolare i tifosi (ma anche una parte della società), è l’anello debole.

Per questa ragione durante la conferenza stampa di presentazione ha fatto quella dichiarazione, secondo me preparata (non a caso con quella frase ad effetto ha chiuso l’intervista collettiva), proprio per rafforzare la figura dell’allenatore davanti alla squadra e agli esuberi.

Se la squadra dovesse percepire che la dirigenza non sta supportando Allegri, il giocattolo si sfascerebbe anche con Platini e Maradona in campo.

Un altro fallimento di Allegri sarebbe un problema per tutti

Siamo tutti d’accordo (o almeno un 90% dei tifosi) che in questi due anni il problema più grave (non l’unico) sia stato l’allenatore ma Giuntoli appena arrivato si è visto imporre dall’alto (e da un contratto) il mister e l’unica strada che gli rimane per evitare che la sua esperienza juventina inizi in modo disastroso è che Allegri non fallisca la sua ottava stagione, dopo due disastrose con zeri titoli senza essere mai stato in corsa una giornata per il titolo e con un girone di Champions (il peggiore della storia) penoso.

Gli acquisti da lui consigliati e voluti (Locatelli, Vlahovic, Pogba, Di Maria, Paredes) hanno creato disvalore tecnico, fisico e finanziario.

Giuntoli sta proteggendo Allegri dalle critiche esterne ma sta soprattutto cercando di rafforzare e razionalizzare il suo lavoro, con delle correzioni e consigli amichevoli (che possono essere accettati solo se Max riconosce nell’interlocutore una persona che sta remando dalla sua parte).

E’ l’unico modo per il direttore tecnico fiorentino per fare realmente gli interessi della Juventus. In caso di fallimento di Allegri per il terzo anno consecutivo per lui si aprirebbero tutta una serie di problemi che sono facili da intuire. Giuntoli sarebbe costretto a rifondare una squadra che, senza budget e con contratti blindati, non si può rifondare.

La strada è in salita ma può diventare un Everest se Allegri (confermato da Elkann e naturalmente dal terzo azionista della proprietà Exor, Andrea Agnelli) dovesse fallire.

Giuntoli pensa al lungo periodo (5 anni)

Giuntoli ha 5 anni di contratto e sta pensando al lungo periodo, ma soprattutto sta pensando a come essere e apparire credibile agli occhi della proprietà e questa strada (sostenere un allenatore scelto dalla proprietà) è l’unico modo per acquistare potere e essere autorevole verso Elkann e tutta Exor ma anche verso i calciatori.

Se i calciatori dovessero avvertire un senso di divisione e insofferenza tra allenatore e dirigenti, sarebbe il film già vissuto in queste stagioni. Mi fido di Giuntoli, se poi Allegri non dovesse farcela nonostante il sostegno incondizionato del club, non avrebbe più alibi e farà le valigie una volta per tutte.

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