Perché la Juve ha sbagliato due volte con Antonio Conte, “c’è stato un riavvicinamento con Agnelli”

Nell’estate del 2014, al terzo giorno di ritiro, Antonio Conte lasciò la Juventus e, nessuno, ancora oggi ci ha raccontato la verità. In molti hanno usato questa storia dandogli del traditore, dell’irresponsabile, dipingendolo come un allenatore poco affidabile.

Juve-Conte: il divorzio del 2014, le responsabilità del tecnico


La sua storia insegna: Antonio Conte ha un carattere non facile e i rapporti con il proprio club sono sempre complicati, non lo scopre nessuno. E’ molto esigente sia con i calciatori che allena che con i dirigenti. E’ il suo punto di forza (perché vince e convince) ma anche di debolezza. E’ un sergente di ferro ma anche uno dei pochi allenatori del mondo che riesce a importare la mentalità vincente non solo nella squadra che allena ma anche nel club.

Ma ritorniamo al 2014 e premettiamo che – in questa storia – le responsabilità di Conte esistono, sono innegabili. Lui stesso, a Belve, ha fatto capire di aver sbagliato, oramai il suo rapporto con la società era entrato in una fase nella quale “piccoli problemi sembravano grandi problemi”. E nel programma televisivo ha confermato a Francesca Fagnani di essersi pentito di quella scelta, di quel addio dal suo mondo, dalla Juventus.

Non è una novità. Conte si è pentito quasi subito di quella scelta scellerata. Ma è un impulsivo e lo stesso film lo abbiamo visto all’Inter, al Chelsea e al Tottenham.

La Juve ha ignorato l’insofferenza di Conte

Insistiamo con il 2014 per dire che, nei divorzi, non si sbaglia da soli, i matrimoni falliscono per responsabilità sempre di due parti. La Juve sbagliò in modo clamoroso. Era da mesi che Conte aveva mostrato una palese insofferenza e, almeno un mese prima dell’addio in ritiro ( il suo rapporto con Marotta e Paratici era ai minimi termini in quel preciso momento storico) aveva detto ai dirigenti di volersene andare.

La Juve con lui sembrava una macchina perfetta, giocava un buon calcio moderno e intenso, atleticamente i giocatori erano al top e in forte crescita, in campionato era stato battuto il record di punti. Agnelli non digerì quella scelta e provò a forzare Conte, a fermarlo, ma la frattura tra lui e la società era evidente, non andava più d’accordo con nessun dirigente. La crisi era evidente ed era nota a tutti, irrecuperabile, Marotta aveva già pre-allertato il povero Sinisa Mihailovic.

L’ex direttore generale aveva già individuato l’erede di Conte con un altro allenatore dal forte carattere.
Ma proprio quando la Juve iniziò il ritiro (e lo sfortunato allenatore serbo era già impegnato) scoppiò la bomba.

Conte-Juve: perché se ne andò nel 2014, il reale motivo

Una bomba raccontata male. Per i media Conte se ne andò per Iturbe, giocatore fantasista del Verona al centro di un’asta tra Juventus e Roma. Iturbe andrò alla Roma e Conte scappò. Quella vicenda fu raccontata così, molto male.

In realtà, come svelerà successivamente Massimo Brambati, grandissimo amico di Conte, l’allenatore bianconero non voleva Iturbe (infatti l’affare saltò) ma aveva espresso solo il nome di un giocatore, ritenuto da lui fondamentale per il 3-5-2 (e si rivelò tale): Cuadrado della Fiorentina.

Quando gli dissero che sarebbe stato impossibile prendere Cuadrado, Conte esplose e sappiamo tutti come è finita. Il fatto che Cuadrado, l’anno dopo arrivò alla Juve quando c’era già Conte, la dice lunga su molte cose.

Ma non è solo la questione riguardo una scelta. Il divorzio era inevitabile a prescindere, l’errore imputabile alla Juve fu quello di inziare il ritiro con un allenatore che non ne voleva più sapere. L’incontro con Agnelli fu accompagnato da molti titoli di giornale improntati all’ottimismo, in realtà, dopo quel meeting, Conte non parlò più da allenatore della Juve. Calò un silenzio pesante. C’erano i margini per evitare che si arrivasse alla rottura durante il ritiro.

Nel 2019 Agnelli impose il veto e Conte fece grande l’Inter

Il secondo errore, questa volta fatale, riguarda il 2019: la Juve era in piena febbre ronaldesca ed aveva deciso di esonerare Max Allegri dopo 5 scudetti consecutivi e 4 Coppe Italia. Si sperava che la dirigenza avesse le idee chiare per la sostituzione. In realtà ce l’avevano I dirigenti con la delega sulla prima squadra, Fabio Paratici e Pavel Nedved, volevano sostituire Acciughina con Antonio Conte. Hanno ricucito il rapporto con lui, la tavola era apparecchiata, rimaneva lo scoglio del Presidente Agnelli che se l’è legata al dito per i fatti di 5 anni prima.

Nulla da fare, Agnelli impose il veto, Marotta (cacciato dalla Juventus e ora a Milano) è tutto meno che sveglio e capì l’occasione e la colse al volo. Conte rivelò ad amici di aver scelto l’Inter quasi per ripicca per il rifiuto bianconero. Conte si era detto pentito e pronto a sposare la Juventus, nulla da fare Agnelli non gliel’ha permesso.

Marotta-Conte: sliding doors Juve-Inter

La cacciata di Marotta e il rifiuto a Conte sono due mosse decisive che faranno rinascere l’Inter dopo 9 anni di tormenti e insuccessi, mentre inizia la fine per il ciclo di Agnelli alla Juventus. Alla fine tra Paratici e Agnelli vinse il compromesso: la scelta cadde su Sarri, grande allenatore ma dal carattere tutt’altro che compatibile con il mondo bianconero. Arrivò il nono scudetto tra il Covid e mille sofferenze ma fu l’inizio della fine.

Agnelli-Conte: pace fatta

Gli errori però sono serviti sia a Conte che all’ex Presidente Agnelli. Ve lo abbiamo già accennato sulla nostra pagina Facebook e sul blog: nell’ottobre dell’anno scorso, in piena crisi allegriana, Agnelli e Conte si sono incontrati in un ristorante di Torino. C’è stato un chiarimento tra i due, idem con il cugino John (da parte di Conte).

Secondo Luca Momblano di Juventus ci sono stati dei rumors credibili sul fatto che nell’ottobre 2022 Agnelli avesse già scelto l’allenatore per il 2023-24: si trattava proprio di Antonio Conte. Dopo un mese però le dimissioni di massa del cda ha fatto saltare il progetto di riportarlo a casa.