Sogno un blocco francese alla Juventus o ispanico-argentino. Sogno un blocco che non sia italiano e che non rappresenti questa Nazionale e questa Federazione.
Sogno dirigenti illuminati bianconeri che non spendano più un euro in Serie A.
Siamo all’ennesimo fallimento del calcio italiano, con alcuni media compiacenti (vedi Gazzetta dello Sport) che già cercano il capro espiatorio (Spalletti).
Il falso mito dello zoccolo duro italiano
C’è ancora chi ragiona per luoghi comuni e usa l’asso di bastoni: “ci vuole uno zoccolo duro italiano alla Juventus”. Ragazzi, o meglio Signori, non viviamo più (purtroppo) nel 1982, siamo nel 2025 e il calcio italiano se lo sono “pappati” tutta questa banda (definitela voi come, incapaci, incompetenti etc etc) usando ogni mezzo possibile per frenare l’egemonia dell’unica società che aveva investito in strutture e dirigenti, che per prima aveva portato professionalità e organizzazione nel nostro calcio (fin dagli anni ’30 con Edoardo Agnelli, avanti un secolo rispetto agli altri).
Non esistono più giocatori italiani di buon livello per giocare nella Juve, tranne rare eccezioni (Donnarumma, Tonali) e qualche giovane promettente (Leoni).
Abbiamo spiegato il perché nel nostro reportage un mese fa sulla nostra pagina Facebook un mese fa.
Oggi sfatiamo tutti i luoghi comuni:
In Italia ci sono troppi stranieri (invece all’estero è uguale)
In Italia non si investe nei settori giovanili (spendiamo come le top nazioni, anzi di più)
Ma ve lo dimostreremo con i numeri e i fatti nel nostro editoriale.
Crisi calcio italiano: l’incapacità dei nostri dirigenti a tutti i livelli
La verità è che siamo gestiti, a tutti i livelli, da manager incapaci scelti perché amici degli amici, raccomandati dalla politica o dagli sponsor influenti.
Manager incapaci nelle Leghe e nelle federazioni, nei club. Non governa il più bravo (tutti gli ex calciatori sono in naftalina) ma quello che ha appoggi migliori dalla politica e dagli sponsor (una delle poche cose buone di Elkann è stato di revocare la sponsorship di FIAT dalla Nazionale).
Basta vedere cosa sta succedendo oggi alla Juventus o al Milan, con programmazioni saltate a fine maggio.
I primi responsabili della distruzione del calcio italiano
Dal CONI alla FIGC, hanno distrutto l’unica cosa che funzionava in Italia (il calcio), la politica ha fatto tutto: i nomi sono dei soliti noti, dal sempre verde e immortale Franco Carraro, a Gianni Petrucci (il migliore di tutti…), Malagò, Abete (l’amico di Moratti) e Gravina è un degno erede di questa cricca di incapaci. Si sono spolpati il calcio italiano con l’appoggio di presidenti “illuminati” e senza scrupoli come Lotito, De Laurentiis e company.
Franco Carraro, 85 anni, ieri si è candidato alla Presidenza del Coni. E’ necessario che la cricca mantenga le poltrone per evitare guai.
Esistono poi figure inutili e vuote di contenuti come Andrea Abodi, messo lì dalla politica ma non sa neanche lui quello che sta facendo. Invece di fare piazza pulita, va a braccetto con questa gente di fatto, senza pretendere che saltino delle teste a ogni scandalo e a ogni sconfitta (che arriva sistematica).
La Federtennis è un caso da prendere d’esempio in positivo, la FIGC in negativo dell’incapace Gravina, un personaggio che ha fatto disastri a iniziare dalla Serie C non solo come presidente di Lega (chi conosce la vera storia del Castel di Sangro capirà…).
Ripeto, nel nostro blog, spiegheremo perché i settori giovanili non funzionano e perché sono falsi miti il fatto che in Italia non si investa nei vivai (notizia falsa) e che la Nazionale non vinca per colpa dei tanti stranieri. Lo dimostreremo citando numeri e pareri illustri, spiegando però anche quello che sta succedendo – in modo sconcertante – nei nostri vivai e chi sono i veri responsabili della distruzione del calcio italiano (con nomi e cognomi), con l’uso indiscriminato della giustizia sportiva contro la Juventus. Il calcio italiano è finito nel 2006, ricordatevelo. Cosa deve fare la Juventus nel futuro. Potete leggere pure il nostro editoriale:
I vivai in mano a bande di “agenti” senza scrupoli e i genitori pagano…
I settori giovanili – come abbiamo scritto nel nostro reportage su questa pagina un mese fa – sono in mano a bande, a veri predoni: il caso Bagni è solo la punta dell’iceberg (non a caso la FIGC non ha fatto nulla perché è la regola e non l’eccezione), anzi è il caso più pulito di tutti, rispetto a tutto quello che succede nei settori giovanili, dove appena c’è un bimbo che fa due goal di fila, arriva l’agente di turno che propone una sorta di procura al genitore illuso, promettendogli provini a destra e manca, in cambio di un fisso mensile (da pagare in nero).
Dove è la procura federale? Gli ispettori federali esistono o sono anche loro a mangiare nella greppia con tutti gli altri?
Ma la FIGC cosa fa? Invece di approvare regolamenti che possano un minimo bilanciare il potere dei procuratori, no… mentre il CONI organizza corsi per agenti sportivi.
In tanti settori giovanili (e nei dilettanti) non giocano i migliori, giocano i raccomandati, quelli che portano sponsor grazie ai genitori, o gli sponsor li fanno proprio i padri, oppure decidono gli agenti (si avete capito bene anche ai quei livelli, anzi soprattutto a quei livelli). Ed è la stessa cosa per molti allenatori che portano sponsor.
I raccomandati (pagando) vanno avanti. Il calcio non se lo possono più permettere tutti Anche le rette delle scuole calcio per certe famiglie sono motivo di difficoltà.
Il CONI cosa combina? Organizza corsi per agenti sportivi
Ripeto, il CONI (guarda il link) incentiva il sistema: si è limitato solo ad organizzare corsi per agenti, zero regolamenti stringenti, ZERO CONTROLLI della Figc. Del resto il denaro dei corsi serve soprattutto per le casse di una federazione che ha già missato i premi di due Mondiali. Vediamo fino a che punto regge il sistema.
Dai proventi del Totocalcio al nulla…
Una volta il calcio manteneva tutto lo sport italiano (i proventi del Totocalcio andavano al CONI che poteva mantenere un certo grado di indipendenza verso la politica) e finanziava anche lo Stato con la mitica schedina. Con l’arrivo delle scommesse il CONI non è stato capace (Petrucci e Carraro ne sanno qualcosa) di gestire quel enorme flusso, regolamentando con i piedi un settore (gente che non sa gestire il condominio di casa sua può dirigere un mercato così complesso? Signori che vanno avanti grazie al sostegno di politici influenti e della solita cricca) che poi è passato ai Monopoli. Fine del business.
I falsi miti e alibi del calcio italiano: “non investiamo nei vivai”
“Non investiamo nei settori giovanili” – FALSO
Guido Vaciago, Direttore di Tuttosport, oggi ha chiarito una volta per tutte che è un’enorme falsità. Ogni club italiano investe 4,6 milioni nei vivai (Juventus e altri top club molto di più, questa è una media). In Francia e Spagna non è così eppure sfornano talenti a raffica che giocano in tutto il mondo.
Club italiani investono in media 4,6 milioni nei settori giovanili
Club spagnoli 3,6 milioni circa
Club francesi 3,6 milioni circa
Vuol dire che investiamo e lavoriamo male, Coverciano dovrebbe essere raso al suolo, intendo come istituzione. Le direttive che vengono impartita da una FIGC di incompetenti sono deleterie.
Hanno spolpato una scuola, quella italiana, ma hanno soprattutto spolpato il talento, privilegiando solo la forza fisica. Si lavora sulla tattica (a zona), sui movimenti e le diagonali, ma non sulla tecnica.
Bisognerebbe fare santo Gasperini, uno dei pochi che mantiene la marcatura a uomo e ha fatto dell’1 contro 1 il suo segreto. Una federazione illuminata dovrebbe metterlo a capo di tutto il settore tecnico. Tutti provano a imitarlo, nessuno ci riesce.
Eravamo una delle migliori scuole mondiali con capacità soprattutto difensive senza uguali, oggi non è così. Basta guardare il primo tempo di Norvegia-Italia per capire chi è realmente Bastoni e come gestisce questa fase. Di Baggio e di Del Piero (talenti costruiti nei cortili sotto casa) non ne vedremo più perché dagli anni ’90 nei vivai pensiamo solo al fisico (e non corriamo come gli altri, un paradosso), molte scuole calcio e i settori giovanili di base hanno le loro responsabilità perché a loro conviene produrre solo talenti standardizzati tatticamente che talenti tecnici, per questione di business. La FIGC non ha mai corretto e vigilato sulla filiera.
Il falso mito: “giocano troppi stranieri”
Vaciago sfata l’altro falso mito nel suo editoriale .Si abbiamo qualche straniero in più della Liga ma lo stesso numero impiegato della Ligue 1.
Quindi? Un altro alibi per chi non sa fare calcio ed è governato da politici come Gravina e company.
Gli altri motivi della crisi, molti giovani italiani lontani dal calcio
Gli scandali creati ad arte hanno allontanato tanta gente e tanti giovani dal calcio. L’importante era però frenare l’egemonia della Juventus.
Inoltre, il calcio è diventato un ambiente culturalmente diseducativo, i primi a dare il peggio sono i genitori e i figli di una società sempre più disagiata. Chi ha un po’ di sale in zucca ed educazione, porta i figli a praticare altri sport.
Dirigenti e responsabili locali delle Federazioni non sono stati minimamente capaci di arginare questa marea sub-culturale.
Vaciago ha citato delle statistiche: in Norvegia ci sono 5,2 milioni di abitanti, in Italia 59 milioni. In Norvegia (la terra dei ghiacci dove gli sport nazionali sono lo sci di fondo e altri sport invernali) ci sono tesserati 350mila giocatori, in Italia circa 1 milione. Gioca a calcio 1 norvegese su 15, in Italia 1 su 55.
Club sotto ricatto di persone senza scrupoli
La Norvegia ci ha umiliato (anche Spalletti non ha capito nulla del contesto in cui si è ficcato), mentre noi gente come Haaland e Odegaard ce li sogniamo di notte. Stiamo parlando del paese dei Baggio, Del Piero, Totti, Rivera, Zola. Un sogno che non c’è più.
Dove si ritrovano club che per colpa dei regolamenti FIGC e delle leggi ordinarie dello Stato (che la federazione dovrebbe incentivare a farle cambiare visto che va a braccetto con la politica, basti guardare la piena sintonia tra Gravina e il Presidente del Senato) si ritrovano sotto ricatto dei procuratori. Dove il Milan non può gestire Camarda perché decide tutto il suo agente. Siamo oramai arrivati a un livello nauseante.
Non parliamo poi della questione stadi perché in Burundi, con tutto il rispetto, sono più evoluti, di un paese senza speranze e ostaggio della burocrazia e della corruzione.
Io sono coerente con quello che scrivo: vivo all’estero oramai da 13 anni perché ritengo l’Italia un paese che si rifà a logiche corruttive, mafiose e con politici imbarazzanti. Per me è una terra senza futuro per via di questi predoni. Il calcio ne è solo lo specchio, si sono spolpati tutto del calcio italiano.
A 15 anni i calciatori hanno tutti il procuratore, solo per una questione di business per gli agenti. Piccoli fenomeni del calcio italiano sono già bruciati perché in mano a agenti senza scrupoli.
Con queste regole i club hanno una pistola puntata alla tempia degli agenti e i club minori non investono nei vivai perché sanno che un giocatore di 17 anni può andar via quando vuole. Lo ha ribadito in un podcast Roberto Bettega, una delle poche persone competenti del calcio italiano. Non a caso è ai margini perché non si è mai piegato alle logiche romane (interpretate questo termine nel modo peggiore di tutti).
La giustizia sportiva il vero malessere del calcio italiano (a protezione di Napoli e Inter)
Sono passati quasi 50 anni dall’ItaliJuve Mundial del 1982, hanno colpito due volte solo la Juventus, hanno nascosto per 5 anni fascicoli compromettenti sull’Inter e tutte le intercettazioni sia a Napoli che a Roma, se non fosse stato per Moggi e i suoi consulenti, quei fascicoli non sarebbero mai venuti fuori.
Questa è la giustizia ordinaria e sportiva italiana.
Hanno usato la giustizia sportiva (e il VAR) contro una sola squadra, ci hanno condannato sulle plusvalenze, ma delle gabole (con tanto di richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Roma per De Laurentiis) per il caso Osimhen nulla.
Evidentemente, il procuratore meno credibile della storia della FIGC, il signor Chinè, ha perso le deposizioni dei quattro pizzaioli napoletani che mai hanno visto per sbaglio Lille.
Dell’Inter che, con ogni probabilità, non aveva requisiti per iscriversi non è successo nulla, le squalifiche per la commistione con gli ndranghetisti della curva sono finite come una bolla di sapone, però si cancellano dal calcio senza esitare piazze come Brescia (per salvare la Sampdoria?) e Reggio Calabria, senza pietà.
La giustizia sportiva della FIGC serve solo per proteggere gli amici e colpire la Juventus, questa è la dura realtà. Non c’è equità.
Calciopoli è stata una farsa ed è stato assegnato uno scudetto all’unico club che – per condotta antisportiva (usiamo un eufemismo) – non se lo meritava.
Ma qual è l’imprenditore serio che dopo il 2006, con questa giustizia, poteva ancora investire nel calcio? Dal 2006 si sono aperte le porte a avventurieri (vedi Zhang) e banditi di ogni tipo, più investitori americani ignari della melma del calcio italiano.
I nostri politici sono riusciti a distruggere l’unica cosa che “funzionava” (rispetto agli altri settori) nel paese: il calcio. Hanno messo le mani anche su quello e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
