Emergenza rientrata post Coppa? Neanche per sogno, ma la vittoria con la Lazio dà un po’ di respiro all’ “allegra” banda, una prestazione che certifica che alcuni uomini-chiave della squadra come Vlahovic non sono schierati contro l’allenatore (pensiamo al recupero difensivo del serbo) nonostante un primo tempo da incubo della squadra, condizionata dalla paura, dal basso ritmo e dalla consueta disorganizzazione tattica.
Nella ripresa, due vere autostrade concesse dalla Lazio a Chiesa e Dusan (grazie alle verticalizzazioni di Cambiaso e McKennie) fanno respirare la Juve che ha fatto un bel passo verso la finale.
Ma non c’è da esaltarsi, come hanno ribadito Allegri, Chiesa e Vlahovic ai microfoni. Questa deve essere la normalità per la Juventus.
A proposito, nelle interviste a fine partita, Allegri aveva la faccia da funerale: quel espressione dipinta sul viso di un allenatore significa solo una cosa: sa quello che sanno tutti.
Sorprendendo la platea ha anche ammesso che gran parte della crisi è “soprattutto” una sua responsabilità. Quel soprattutto lo trovo equo. Le colpe si dividono e condividono, lui è il responsabile principale ma anche i giocatori e i dirigenti lo sono e non sono immuni da critiche.
Lo stesso mantra di Giuntoli prima della partita: il direttore generale ha sostenuto Allegri con parole equilibrate, finalmente, visto che fino ad ora, ogni volta che parlava del tecnico lo faceva sempre esagerando.
Giuntoli ha dichiarato che sia nelle vittorie che nelle sconfitte, il merito e le responsabilità sono da condividersi tra Allegri, i giocatori e il gruppo dirigente. Una banalità si, ma anche un modo – non disfattista – di cercare di ricompattare l’ambiente e difendere il suo allenatore pochi minuti prima di una partita importante. Parole sagge.
Ma da Giuntoli non è arrivata nessuna conferma a Allegri (e un no comment sulla notizia di Manna al Napoli).
Come da copione, come vi avevamo preannunciato, la strategia comunicativa è questa in casa Juve: meglio evitare di parlare pubblicamente del tecnico da qui a fine stagione, ma a precisa domanda va sostenuto pubblicamente per evitare errori e creargli alibi.
Va sostenuto pubblicamente, ma non è affatto confermato. Idem nelle parole di Scanavino di 10 giorni fa: “abbiamo fiducia nell’allenatore (non lo chiama per nome, ndr) e nei giocatori”. L’ha confermato per la prossima stagione? No.
Allegri ha la faccia di chi sa di averla scampata bella. In casa di sconfitta la sua posizione sarebbe stata compromessa. Ma il pericolo non è scampato, ora c’è una partita decisiva alle porte contro la Fiorentina. Da dentro o fuori. I tre punti sono necessari per la qualificazione, alla matematica non si può mentire.
Però essendoci una spaccatura all’interno della dirigenza sulla posizione attuale (non futura) di Allegri, senza dubbio questa vittoria ha ridato forza a chi lo vorrebbe in panchina fino a giugno.
L’ipotesi traghettatore non ha convinto al 100% neanche chi era favorevole per l’esonero, però se la squadra – come abbiamo sempre scritto – avrebbe continuato a non rispondere alle direttive del mister, a quel punto era l’unica mossa rimasta da fare. L’extrema ratio.
Il match con la Fiorentina ci dirà molto di più, ma ieri sia Vlahovic che Chiesa sembrano aver fatto una inversione a U in campo e fuori.
In conferenza stampa, ripeto, la faccia di Allegri sembra parlar chiaro: ha scritto in fronte che il suo futuro alla Juve è compromesso. Il suo procuratore Branchini conosce bene tutti gli operatori di mercato, compreso Canovi, agente di Thiago Motta. Figuriamoci se Allegri non sa dell’accordo di Giuntoli con l’italo-brasiliano.
A destabilizzare però ancor di più l’ambiente sono le voci che continuano a confermare che sta resistendo la stretta di mano tra Antonio Conte e Francesco Calvo (quindi John Elkann).
E se il piano A e B coesistessero, a seconda dei budget esistenti per la prossima stagione? Per esempio se dovessero andare in porto delle operazioni commerciali o societarie (vendita di quote) rilevanti che potrebbero consegnare a Giuntoli un extra budget per accontentare Conte sul mercato? Le cose potrebbero cambiare?
Senza la matematica certezza della Champions, la Juve deve avere oggi un piano A, B e C. E non può muoversi sul mercato fin quando questo nodo non è stato dipanato.
E’ molto strano che Antonio Conte non abbia ancora scelto la panchina per il 2024/25 dopo già più di un anno sabbatico.
Napoli sembrava la meta (anche per un gioco di esclusioni), ma Italiano negli ultimi giorni è balzato in pole position (con Manna non escluderei neanche in extrema ratio l’ipotesi Allegri al 5%). Il Milan ha virato sulla conferma di Pioli, mentre a Roma sarà De Rossi il prescelto. La Lazio è già coperta.
Perché Conte è ancora fermo? Aspetta Barcellona? Aspetta il Bayern (dove De Zerbi è entrata nella short list dei dirigenti)? Ma non era stufo di allenare fuori dall’Italia?
