Elkann Allegri

Il gioco delle correnti alla Juve e l’ Ambiguità strategica di Elkann sull’allenatore. La telefonata a Giuntoli

Vi ho ricordato con l’editoriale di ieri (“Calvo ha un accordo totale con Conte”), quali siano le correnti principali all’interno della Juventus. Nel giochino della scelta dell’allenatore (nuovo o vecchio che sia) in questo momento, alcune fonti, mettono in risalto il contrasto di idee e progetti tra Giuntoli (che ha un accordo con Motta) e Calvo (Conte”).

Se rimaniamo in superficie, rischiamo però di essere in balia delle correnti e delle onde, ogni voce può portarci lontano dalla riva (la verità). Da questa verità apparente che emerge, sembra quasi che la Juventus sia una società squarciata, con ognuno che agisce a insaputa dell’altro, alle sue spalle. Uno scenario poco credibile.

Ordine: “Allegri non si fida di Giuntoli” e viceversa…

La Juve non è una società unita, sia chiaro. Lo ha ricordato il decano Franco Ordine a Juventibus: “Giuntoli ha riempito Allegri di elogi con dichiarazioni con zucchero filante, non ha fatto errori di comunicazione. Ma Allegri non si fida di Giuntoli e Giuntoli non pensa che Allegri sia l’allenatore ideale”.

Detta questa frase da un giornalista credibile e amico di Max, fa un certo effetto.

Ma, come vi abbiamo detto nelle scorse settimane, c’eravamo già arrivati che tra Giuntoli e Allegri ci fosse una spaccatura evidente.

Tra la parte di Elkann (Calvo-Giuntoli) e agneliana c’è senza dubbio una distanza, ma come diceva Tancredi nel Gattopardo.; “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Alla fine tutto deve rimanere intatto, il potere deve rimanere nelle mani di Elkann, possono cambiare gli interpreti ma alla fine a comandare è John.

“Per ragioni finanziarie Elkann deciderà su Allegri”

Lo stesso Franco Ordine ci ha ricordato che c’è un problema evidente finanziario sull’ultimo anno di contratto di Allegri (costerebbe circa 12 milioni di euro, ndr). Per questa ragione nessuno ha il potere di cacciarlo. Per questa ragione – per il cronista de Il Giornale – l’ultima parola su Allegri “spetta al proprietario, cioè John”.

Telefonata tra Giuntoli-Elkann di 40 minuti?

E John, per Luca Momblano, lunedì ha chiamato Giuntoli: 40 minuti di telefonata. Cosa si sono detti? Lo scopriremo solo vivendo, ma è una situazione in evoluzione.

Per capire realmente cosa stia succedendo, bisogna cercare di non ragionare in maniera semplicistica, Calvo-Conte da una parte, Giuntoli-Motta dall’altra con Allegri nel mezzo.

La realtà – spesso – non è né bianca né nera, a volte è grigia. Quando diventerà bianconera torneremo a vincere, oggi è grigia tendente al nero.

L’ambiguità strategica di Elkann

Elkann potrebbe essere l’eminenza grigia, ambigua. Il numero 1 di Exor spesso ragiona con l’ambiguità di un capo di stato (del resto anche lui lo è in un certo senso) che pensa come un politico. Il suo è un modo di essere che è tipico degli uomini di potere. Quella di Elkann la definirei l’ Ambiguità Strategica.

Dobbiamo provare, noi comuni mortali, a immedesimarci – nel nostro piccolo – nella testa di chi è abituato ogni giorno a governare multinazionali (più complesse forse anche di singoli stati), persone abituate a calcolare mille mosse differenti al giorno prese da menti brillanti e influenti che potrebbero danneggiare il loro business o comunque rappresentare un ostacolo importante. Non vi preoccupate che Elkann deve calcolare la scaltrezza di un uomo come Allegri che, quando sente il denaro sonante arrivare e soprattutto parlare del suo contratto, diventa una delle persone più proattive della terra, abilissimo nelle pubbliche relazioni a alto livello. E’ riuscito a intortare Andrea Agnelli strappandogli un contratto di 4 anni (2 + 2 di rinnovo automatico).

L’ambiguità strategica è un atteggiamento, un modo di essere, tipico degli uomini di potere, i primi ministri e i Ministri degli Esteri che mantengono questa ambiguità per lanciare messaggi verso l’esterno. Pensate a tutte le indiscrezioni sul rapporto complesso tra Elkann-Agnelli: un giorno sono alleati, un giorno si detestano. L’importante che dall’esterno passi sempre il messaggio giusto che vogliono loro. E’ un continuo depistaggio, mezze verità, una cortina fumogena sulla realtà.

Quando Macron ha dichiarato che le truppe della Nato potevano anche entrare in Ucraina era un potenziale avvertimento alla Russia che rientrava nella tipica “ambiguità strategica” di uno Stato come la Francia. Cosa voleva dire? “Non scartate in futuro questa ipotesi! Siamo disposti anche a fare questo se ci costringete in extrema ratio. In futuro potrebbe essere una risposta a una vostra mossa irresponsabile”. Con una dichiarazione ha mandato al Cremlino mille messaggi differenti. Peccato solo che il giorno dopo sia stato smentito dai suoi alleati, ma questo è un altro paio di maniche. Torniamo a un argomento frivolo, torniamo alla Juve, visto che di problemi ne abbiamo molti.

L’ambiguità strategica è un dire e non dire, un fare e non fare. Quello che sta succedendo oggi alla Juve per l’allenatore.

Con questa strategia la Juve sta bloccando 3 allenatori

Se ci pensate bene Elkann facendo così, non esponendosi in prima persona, ma tenendo attivi i suoi uomini su più fronti, può dare la colpa a loro e giustificarsi dinanzi all’attuale allenatore (Allegri) ma, al tempo stesso, si è assicurato il piano A e B (Motta e Conte), mandando in prima linea due dirigenti di sua totale fiducia e facendo trapelare dall’estero che possono esserci dei contrasti tra le due correnti. E’ una mossa spregiudicata e pericolosa, c’è il rischio di perdere di credibilità nel lungo periodo.

Ma se guardiamo la gestione della Juventus dal 2006 al 2010 e della Ferrari (parlo della Gestione sportiva) negli ultimi anni, emerge questa ambiguità come filo conduttore che alla fine mette contro (almeno all’apparenza) manager e reparti dall’interno. Dividi et impera.

Con Binotto, ad esempio, il caos ha regnato sovrano per anni. La situazione di Binotto ci sembra paragonabile a quella di Allegri alla Juventus. Sfiduciato da anni, senza la ben minima fiducia della proprietà, è stato ogni anno rinnovato fino a poche settimane dall’inizio della nuova stagione.

Alla Juventus è arrivato Arrivabene, uomo di fiducia di Marchionne e trombato dallo stesso Elkann in Ferrari. Potete capire il macello e l’ambiguità?

E’ vero che nelle multinazionali la mano destra non sa mai cosa stia facendo la mano sinistra, ma non penso che questo sia il caso della Juve (che ogni dirigente scelga il suo allenatore).

Penso che ci sia un piano ben architettato per tenere bloccati sia Motta che Conte, in attesa che si risolva la questione Allegri, sempre che si trovi un accordo finanziario di rescissione o, il rischio, è di tenere Max per non sprecare invano 12 milioni di euro. Così ragiona la proprietà purtroppo.

Francesco Calvo rappresenta John Elkann

Secondo voi Calvo, senza l’autorizzazione di Elkann, agisce privo di deleghe, mancando di rispetto verso la proprietà e, in particolare, al direttore tecnico e all’allenatore? Contatta Conte così di punto in bianco? Dai, alle barzellette non credo. Con Conte il dialogo va avanti dalla primavera del 2023.

Come non credo che Andrea Agnelli abbia agito per nome della Juventus sulla Superlega all’insaputa del cugino, quando Elkann, per due anni, ad ogni intervista, ha ribadito la sua visione positiva su un progetto alternativo al calcio europeo di oggi, ribadendo che il sistema UEFA non era più sostenibile.

Elkann ha avuto ed ha il controllo di tutto

Con le intercettazioni pubblicate sui giornali (in maniera non proprio legale e rispettosa della privacy) sappiamo benissimo che per quanto riguarda le plusvalenze a specchio Andrea Agnelli riferiva a Elkann. E proprio una telefonata chiave tra i due cugini è stata ritenuta la pistola fumante per la condanna, a livello sportivo, della Juventus. In pochi lo dicono perché non hanno il coraggio di ammettere una verità scomoda e pericolosa, ma è quella telefonata che ha scatenato i giudici sportivi (che hanno colto la palla al balzo per colpire la Juve) seppur con un metodo indiziario, riaprendo uno processo in modo discutibile dopo due assoluzioni. Ma la telefonata è stata giudicata a Torino, imbarazzante.

Quindi leviamoci dalla testa che Calvo stia agendo all’insaputa di Giuntoli o viceversa, quando è stato lo stesso Calvo a sceglierlo alla guida tecnica. Elkann gli aveva dato un mandato di scegliere il nuovo d.t. e Calvo l’ha fatto. Ha scelto il nome di Giuntoli dopo mese di ricerche, bocciando i candidati di Allegri (che se l’è legata al dito). Alla fine è nato il compromesso: Manna-Giuntoli.

In genere i compromessi portano solo spaccature nelle società di calcio. E così è stato.

La strategia: tenere bloccato il mercato allenatori, in attesa di…

I due (Giuntoli-Calvo) non me la raccontano giusta e, con la supervisione di Elkann, per me stanno portando avanti questo piano diabolico, per tenere bloccati Allegri, Conte e Motta.

Non a caso Allegri si sta innervosendo ogni giorno che passa, il Napoli non è ancora potuto partire all’assalto definitivo di Antonio perché lui aspetta la Juve. Motta idem: non ha rinnovato con il Bologna, era tra i papabili al Milan ma oggi a Milanello si parla di un probabile rinnovo di Pioli.

Il mercato allenatori (considerando che, a parte Inzaghi, vanno tutti in scadenza) è ancora bloccato e, il motivo è semplice: Elkann non ha ancora trovato la quadra con Allegri e sta aspettando la fine della stagione. Ma i suoi dirigenti hanno già due valide alternative bloccate.

Proprio come la scorsa stagione: Calvo aveva già fermato Tudor (che si era dimesso dal Marsiglia), Elkann non è riuscito a trovare la chiave giusta per convincere Allegri a rinunciare a una parte del contratto e, con ancora 24 milioni in ballo e senza i ricavi Champions, John non se l’è sentita di staccare la spina e di pagare così tanto Max. Oltretutto il numero 1 di Exor si sentiva riconoscente verso l’allenatore ed è probabile, che anche il cugino abbia fatto pressioni molto forti.

Anche perché, lo sanno tutti, l’attuale allenatore della Juve non ha squadre dietro la porta.

Vedremo, i segnali inducono a un probabile divorzio ma con l’ambiguità che serpeggia alla Continassa e nelle stanze del potere, tutto è possibile. Alla fine tutto cambia perché nulla deve cambiare e John deve rimanere al comando.

Nella puntata di domani, vi spieghiamo perché c’è un grosso ostacolo tecnico che potrebbe rendere più difficile il ritorno di Conte.

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